Il concorso è ormai un punto di riferimento imprescindibile per la memorialistica e le raccolte epistolari che ripercorrono la storia contemporanea del nostro Paese, e in particolare quella della Resistenza.

Era il 1984 quando Saverio Tutino, scrittore e cronista scomparso nel 2011, ebbe l’idea di creare uno spazio culturale in cui accogliere e conservare scritture, diari, lettere e autobiografiche di donne e uomini italiani, fondando l’Archivio diaristico Nazionale, la cui sede sarà Pieve Santo Stefano, nel territorio aretino, e pensò subito di creare un concorso.

Una competizione letteraria divenuta subito prestigiosa anche per la presenza in giuria di personalità quali, tra le altre, Tina Anselmi, Natalia Ginzburg, Pasquale Festa Campanile, Dacia Maraini, Maurizio Maggiani, Melania Mazzucco.

“Nessuna storia è piccola.” è stato il motto della 37ª edizione perché “ognuna delle nostre vite merita di essere raccontata” era la filosofia di Tutino che, su giornali e in diari privati, aveva riferito esperienze formidabili: dalla Resistenza alla Cina di Mao, dalle rivoluzioni in America Latina al mondo di tutti i giorni. Quest’anno le memorie in concorso hanno attraversato un arco temporale di quasi 200 anni, dal 1848 ad oggi.

Premio Pieve con il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani e Walter Veltroni

L’iniziativa dura più giorni di incontri e letture condotti dalla direttrice dell’Archivio diaristico, Natalia Gangi, per concludersi con Memoria in piazza, la cerimonia di assegnazione dei riconoscimenti che domenica 19 settembre ha visto la premiazione anche di Walter Veltroni a cui è stato attribuito Il “Premio Città del diario 2021 “per la grande capacita di dare voce e dignità a chi è lasciato ai margini della narrazione pubblica”.

E ha voluto assicurare la presenza Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana: “C’è una radice profonda nell’esprimere attraverso i diari quella che è la memoria profonda – ha detto Giani –, l’identità dei singoli scrittori ma anche dello spirito di comunità”

La cerimonia sarà trasmessa in differita questa sera, alle ore 20,30 da RadioRai3.

Gli otto finalisti del Pieve 2021

Il diario di Furio Aceto, ritenuta l’opera più̀ meritevole, era tra gli otto finalisti con le memorie di Ines Ghiron, che fin dal 1939 scelse l’impegno antifascista ed entrò nelle formazioni romane di Giustizia e Libertà; i diari di Federico Dalgas, ricco commerciante figlio del console di Danimarca che nella Livorno dell’800 si schierò duramente contro i moti popolari per l’Unità d’Italia; le lettere d’amore ed emigrazione in Venezuela della corrispondenza tra l’infermiera Rina Ferri e Brunero Zaghi; i racconti di Federico Hermanin de Reichenfeld, lo storico dell’arte che provò a salvare Palazzo di Venezia a Roma, eletto da Benito Mussolini come sua residenza; la narrazione dei bombardamenti di Firenze riportata dalla guida turistica Tealdo Tealdi; l’esperienza in collegio a Montecassino, abbandonato con lo scoppio della guerra, di Rodolfo Santovetti; le sofferenze del padre paralizzato a letto di Gervasio Innocenti.

Giorgio Aceto ritira il premio assegnato alla padre memoria del padre, il generale Furio Aceto

A ritirare il primo premio è stato Giorgio Aceto, il figlio del generale scomparso nel novembre 2020 quasi centenario. Attraverso il diario “Il comandante Aceto” si ripercorre una pagina ancora poco conosciuta e valorizzata della guerra di Liberazione. Furio, allora ventiduenne ufficiale della Cavalleria del Regio Esercito, appartenente a una famiglia di militari, si trovava a Roma l’8 settembre 1943. Partecipa alla difesa della Capitale abbandonata da re Vittorio Emanuele III, poi sceglie la clandestinità e la via della montagna tornando nel natio Piemonte, a Boves, per raggiugere il fratello maggiore Ezio, comandante partigiano.

Furio Aceto nella primavera 1943

Aveva una penna brillante e ironica il generale, capace di cogliere con lucidità sia i dettagli sia il senso profondo di quella drammatica stagione, come mostrano anche i profili dei compagni di lotta mai dimenticati per scritti per Patria indipendente, che ha ricordato la scomparsa del partigiano con le stellette.

Le memorie raccontano di sofferenze, dei tormenti comuni a una generazione cresciuta con il fascismo e al contempo di grandi entusiasmi e di una capacità strategica che lo porteranno a guidare da vicecomandante la Brigata dell’Ordine e a partecipare alla Liberazione di Savona.

Piemonte, Gruppo Divisioni “R, ”i primi partigiani della leggendaria “Val Pesio” nel gennaio 1944. Si vedono i primi sten aviolanciati in Piemonte alcuni giorni prima

Nella quotidianità non mancano aspetti e vicende comiche: fa infilare la moglie Vittorina travestita da soldato in un carro armato pur di tenerla vicina, gli tocca resistere alle pressioni della suocera che vorrebbe fargli firmare l’adesione alla Repubblica di Salò per garantirgli la sicurezza e il ritorno in famiglia, racconta dei suoceri che i rastrellamenti tedeschi son sicuri che giammai il genero resterà in montagna e disdicono l’alloggio dei giovani sposi barattando il saldo dell’affitto con provviste faticosamente raccolte.

Il generale di divisione e comandante partigiano Furio Aceto in tarda età

Ora l’opera del generale Aceto, ha ricevuto con mille euro e verrà pubblicata della casa editrice Terre di mezzo. Mentre è già pronto il regolamento per partecipare alla 38ªedizione nel 2022, Patria indipendente esprime i più rallegramenti per questa nuova conquista alla memoria dell’alto graduato militare partigiano.