Ermenegildo Bugni, scomparso il 22 novembre 2023, in una foto tratta dall’intervista di Gad Lerner per noipartigiani.it

Salutare i compagni e gli amici partigiani quando ci lasciano, ci fa sentire inizialmente soli e privati di un pezzo di storia, di vita, quella che conta. Ma poi comprendiamo che ciò che ci hanno lasciato come valore umano aggiunto (oltre che culturale e politico), non ha termine e non finisce con il ciclo naturale della vita.

Il gladio di Crotone fatto erigere nel 2002 dall’allora sindaco di Crotone, Pasquale Senatore. ex missino

Questo quello che conforta chi ha vissuto una collaborazione con il compagno Gildo Bugni a cominciare dal 2014, svelando pubblicamente la verità sull’oltraggioso gladio eretto a Crotone da un sindaco di matrice dichiaratamente fascista, per il quale (gladio) mai nessun accordo c’era stato né sarebbe mai potuto esserci con nessun esponente dell’Anpi, tanto meno in nome di una improbabile “pacificazione”.

Preziosa è stata ogni occasione per incontrare Gildo a Bologna, nella sede provinciale dell’Associazione, e poterci confrontare su eventi politici e sociali o su iniziative scolastiche e, nel fare memoria poi, un privilegio l’aver potuto ascoltare da una fonte così unica e del passato e del presente.

Gildo, nome di battaglia Arno, conservava energia e coerenza intatte nel raccontare e rappresentare quasi plasticamente, attraverso parole dirette e severe, ciò che aveva vissuto nella lotta partigiana.

La lezione e l’esempio non erano mancati proprio in occasione dell’articolo scritto insieme per smascherare quell’inganno sul gladio, presunta stele eretta (come già detto) come segno di “pacificazione”.

I saluti romani a via Acca Larenzia che si sono ripetuti anche quest’anno il 7 gennaio sono un’ignominia verso chi ha subito le angherie e le violenze del regime (Imagoeconomica, Benvegnù Guaitoli)

Gildo si domandava: “Come si può invitare l’Anpi che ha lottato per la democrazia, pagando un prezzo altissimo in termini di vittime [….] credo che il sindaco non sa di avere di fronte un partigiano che ha combattuto sull’Appennino modenese [….] non sa nemmeno di avere di fronte un ex ragazzo che negli anni Trenta ha visto coi suoi occhi bastonare suo padre, portato via dai fascisti dalla sua casa, per poi fargli bere dell’olio di auto consumato e sottoporlo a una lunga e dolorosa morte”.

Una storia questa, che ha ben raccontato, grazie al partigiano Arno, Mauro Maggiorani nel libro “Le attese tradite”. Su quella storia indugiava, e a buon diritto, Gildo, una storia bistrattata che ha visto lavoratori comunisti e socialisti in tutta Italia, licenziati per le idee professate o per l’impegno sindacale. Spunti questi di valore storico, politico e sociale ancora validissimi e di grande utilità nella ricostruzione possibile della nostra storia, documentabile ma ancora misconosciuta.

Lo ricordiamo non senza rimpianto, anche se consapevoli del tempo che passa e però più forti nelle nostre convinzioni, fondate su principi di libertà e democrazia.

Consapevoli del valore ed eredità che ci hai lasciato, ti salutiamo Arno con nel cuore la speranza che gli uomini possano sempre essere artefici di mondi più giusti e costruttori di pace.

Giusy Acri, presidente Anpi provinciale Crotone