I volti. I ricordi. Quello che non ricordano. Quello che raccontano. Quello che hanno pudore a raccontare. Le lacrime. I sorrisi. E naturalmente le voci. Tutto questo è l’incontro con i partigiani e le partigiane che hanno lasciato la loro testimonianza al Memoriale della Resistenza Italiana. E in questo 25 aprile è proprio alle loro voci che ci affidiamo per rimettere le cose a posto.
Dal 18 aprile, sul sito del Memoriale (noipartigiani.it) saranno disponibili per l’ascolto cinque podcast: “La Resistenza è donna”; “Gli Internati Militari Italiani”; “La guerra dei bambini”, “Le delusioni del dopoguerra”; “Storie d’amore e Resistenza”. Un inquadramento storico di alcuni aspetti della vita sotto il fascismo e durante la guerra, ma soprattutto voci che raccontano che cosa successe davvero allora, come le esistenze di tanti furono stravolte dalla dittatura, come cambiò il futuro.
Perché nell’era della semplificazione sempre più estrema, delle notizie flash senza un’origine e senza una (apparente) destinazione, le parole sono sempre meno pietre, ma pesano come macigni. Un alfabeto della Resistenza utile a combattere l’uso disinvolto delle cose dette e di quelle taciute, per arrivare preparati a un 25 aprile uguale a tutti gli altri, ma molto diverso. Parole che ne combattono altre. Da ripassare.
Anastasio Claudio, manager nominato dal governo Meloni, dimissionario dopo aver clonato in una lettera al consiglio di amministrazione dell’azienda 3I il discorso in cui Mussolini rivendicava la responsabilità morale del delitto Matteotti. “Ho commesso un errore, ma la mia era una provocazione. Avrei potuto citare Stalin, Gramsci, Shakespeare…”. Ma ha citato Benito. Responsabilità di chi lo ha scelto? Nessuna, passiamo oltre.
Busti di Mussolini. Sono quelli che colleziona il presidente del Senato Ignazio La Russa e che mostra a tutta Italia aprendo le porte di casa sua alla tv. Ma i cimeli li detiene per uso personale. E si passa oltre.
Camicia bruna. Quella indossata per un addio al celibato da Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture. “La divisa nazista? Grave, ma non mi ci riconosco più”. E si passa oltre.
Dante è stato il fondatore del pensiero di destra (Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura). Passiamo oltre.
Ex Claudio Durigon, leghista. Da sottosegretario al ministero dell’Economia nel governo Draghi la spara grossa: perché mantenere l’intitolazione di un parco pubblico di Latina a Falcone e Borsellino? Meglio ripristinare la vecchia toponomastica, quella che lo dedicava ad Arnaldo Mussolini, fratello di Benito. Il governo, quello di allora, non passa oltre e Durigon nell’agosto 2021 si dimette. Ma mai dire mai: indovinate chi è il sottosegretario al Lavoro e Politiche Sociali del governo Meloni?
Fascismo. Parola impronunciabile a sinistra pena l’accusa di essere ossessionati dal passato, impronunciabile a destra perché … Già perché non la pronunciano mai se non per dire che è un’ossessione della sinistra? Passiamo oltre.
G. Gennaro Sangiuliano (bis). Il nuovo ministro della Cultura si prende una soddisfazione: basta con i fondi solo ai film di sinistra. La Rai faccia una fiction su Oriana Fallaci. La Rai, dove Sangiuliano era direttore del TG2 prima di darsi alla politica, però l’ha già fatta nel 2015. Insciallah.
Hitlerson 88. È la scritta sulla maglia di un tifoso tedesco, simpatizzante della Lazio, nel derby con la Roma. La Curva Nord rafforza con i consueti cori antisemiti. Sono anni che si passa oltre.
Italiani. Come i martiri delle Fosse Ardeatine. Uccisi, secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in quanto italiani. Ma sulle polemiche di chi le ricorda che furono uccisi in quanto antifascisti, lei non passa oltre. E ribadisce “Che vuol dire? Che gli antifascisti non sono italiani? Mi pare che sia onnicomprensivo storicamente”. Ma sì, una faccia, una razza…
La Russa Ignazio (bis) Ha definito I soldati tedeschi uccisi dai partigiani nell’azione di Via Rasella a Roma il 23 marzo 1944 “una banda musicale di semi-pensionati”. Ma poi si scusa e si passa oltre.
Milano. Alla convention di Fratelli d’Italia del maggio 2022, Vittorio Feltri, poi capolista alle Regionali 2023 e eletto per il partito di Giorgia Meloni, dice: “Io sono convinto che Milano sia l’origine di ogni fenomeno. Non solo economico, ma anche politico perché, non a caso il fascismo è nato a Milano…” Ma è Feltri. O è Crozza?
Non simpatia. “A dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso”. Lo dice Giorgia Meloni nel discorso in cui chiede la fiducia alla Camera. Non simpatia, un bel passo oltre. O no?
“Odio gli indifferenti” . Davanti al liceo Michelangiolo di Firenze, sei militanti dell’organizzazione di destra Azione Studentesca aggrediscono due studenti di un collettivo. Annalisa Savino, preside del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, invia agli studenti una lettera e cita Gramsci. Il fascismo, ricorda la preside, “è nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti”. Ma il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara tuona : “È una lettera impropria, non c’è nessun pericolo fascismo. Se l’atteggiamento dovesse persistere, vedremo se sarà necessario prendere misure”. Un giorno e molte polemiche dopo, però il ministro spiega: “Mai parlato di sanzioni”. E si passa oltre.
Passate oltre e, licenza poetica, andate alla fine di questo scritto…
Rampelli Fabio Fratelli d’Italia, vicepresidente della Camera, primo firmatario di una legge che multa chi usa parole straniere nella pubblica amministrazione. Let’s go further.
Saluto Romano. Quello fatto a un funerale da Romano La Russa, assessore alla Sicurezza e Protezione Civile della giunta Fontana in Lombardia, fratello di Ignazio presidente del Senato. Lui si scusa, il partito in una nota dice che alzava il braccio per convincere gli altri a non alzarlo. Ignazio se la cava con una battuta a Mentana: come una papera del nostro portiere interista. E si passa oltre.
Tosi Flavio. Ex Lega. Ora Forza Italia. “Mi sento un pochino fascista”. Ma scherzava in radio a “Un giorno da pecora”. E si passa oltre.
Umiliazione. È quello che ci vuole per il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per raddrizzare i ragazzi. “Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”. Poi precisa: “Volevo dire umiltà”. E si passa oltre.
Venticinque Aprile. Festa nazionale. E non come la definì Matteo Salvini nel 2019 “un derby tra fascisti e comunisti”.
Zanzara. La trasmissione di Radio 24 è la capofila di una serie di programmi (Un giorno da pecora, Belve, Le Iene) che servono da alibi a chi le spara grosse. Si passa oltre perché: “ma scherzavo…”
Passare oltre. Il rischio più grave che corre la democrazia.
Anche per questo, se avete tempo, ascoltate le voci di chi allora e a rischio della vita decise di non passare oltre.
Laura Gnocchi, giornalista
Pubblicato lunedì 17 Aprile 2023
Stampato il 13/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/25-aprile-cinque-podcast-e-un-piccolo-alfabeto-antifascista/