Dalla coda del corteo, dopo un’ora di cammino, finalmente si scorge la testa della marcia silenziosa organizzata in ricordo delle vittime del naufragio del 26 febbraio.

È un serpentone umano che si dipana lungo i 2,5 chilometri da percorrere per arrivare fino alla spiaggia. Quella che, a oggi, ha restituito i corpi di 79 martiri del mare.

Il corteo è preceduto dalla Croce fatta con i resti del legno del barcone naufragato, voluta da don Francesco Loprete e realizzata dall’artista Maurizio Giglio. A sorreggerla c’è anche Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace vuole così testimoniare come le rotte della disperazione spesso rappresentino un “calvario”, più che una via alla salvezza.

In mezzo al corteo, spiccano i famigliari delle vittime, volti stanchi e determinati che da ormai due settimane sono a Crotone per seguire da vicino le ricerche e partecipano al riconoscimento dei corpi.

Alla marcia per fermare le stragi in mare hanno aderito decine di associazioni, partiti, sindacati e movimenti. E ci sono tanti sindaci, come quello di Crotone, Vincenzo Voce, e quello di Catanzaro, Nicola Fiorita, ma non ci sono il sindaco del Comune di Cutro, che ospita la manifestazione, Antonio Ceraso, né il presidente della provincia, Sergio Ferrari. Poco importa, perché a rappresentare i cittadini ci sono tante famiglie, madri, padri e bambini nel passeggino. Davanti a loro lo striscione con la scritta: «Fermare la strage, subito» e il disegno di un bambino che guarda verso il mare.

Sventolano i vessilli di Cgil, Arci, Medici senza frontiere, A buon diritto, Libera, Acli, Legambiente, ActionAid, Amnesty international Italia, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Mediterranea Saving Humans, Comunità papa Giovanni XXIII. Spiccano soprattutto le bandiere dell’Anpi, presente con tutte le sezioni calabresi e anche da altre parti d’Italia (per esempio una delegazione da Anpi Brindisi).

«Oggi sulla spiaggia di Steccato di Cutro si è ritrovata l’Italia dell’umanità» dichiara Mario Vallone, coordinatore regionale di Anpi Calabria. Una lezione a quanti, in primis il Governo e la sua presidente, – sottolinea Vallone – pensano di lucrare consensi politici sulla pelle dei migranti. C’è un mondo fatto di donne e uomini che dice no, basta morti in mare, che il dramma di Cutro sia l’ultimo».

Il corteo si ingrossa, gli oltre 5mila partecipanti che hanno sfilato dal paese, sulla spiaggia arriveranno a essere 10mila.

L’Anpi Catanzaro marcia dietro il suo striscione, giovani e meno giovani, donne e uomini. Sono tutte donne, invece, quelle che reggono lo striscione di Anpi Crotone che ha dato un contributo fondamentale e fattivo all’organizzazione di quella che passerà alla storia come una delle manifestazioni sui diritti umani più partecipate della Calabria.

«Su questa spiaggia – spiega la presidente provinciale Giusy Acri – dove non più di qualche giorno fa si è consumata l’ennesima strage annunciata di migranti, la presenza di moltissime donne, uomini e giovani ha reso tangibile la necessità di umanità e inclusione, smentendo l’assenza di parte di vertici istituzionali che ha caratterizzato le ultime vicende di cronaca locale».

La presidente dei partigiani crotonesi sottolinea inoltre come «anche l’Anpi Crotone ha continuato, con la sua presenza alla manifestazione, a testimoniare e rivendicare intanto – dice Acri – politiche territoriali che garantiscano accoglienza a cominciare dal soccorso in mare, contro il decreto Ong Sar e contro la legge Bossi-Fini o altre forme di compromissioni stipulate nel recente passato con Paesi come la Libia, che purtroppo sono un tragico esempio di mancanza di rispetto dei diritti umani».

Mentre la marcia prosegue, una donna si affaccia alla finestra e urla: «Vergognatevi, la colpa è degli scafisti e voi state strumentalizzando questa tragedia». I manifestanti non se ne curano. Proseguono verso la triste meta e intonano “Bella Ciao”. La signora chiude le imposte.

Crotone, i biglietti, le corone lasciati da tanti cittadini davanti al Palamilone, dove sono state raccolte le bare e dove, giorni fa, si è recato il Presidente della Repubblica Mattarella

È una fotografia che stona, questa, rispetto a quello che è stato un riconosciuto impegno della comunità locale in questi giorni, espresso sia in termini di sostegno materiale ai famigliari delle vittime, sia con la vicinanza e il cordoglio per le salme del naufragio.

Sopravvissuti al naufragio, protestano la sera prima della riunione del Consiglio dei ministri a Cutro per il trasferimento delle bare a Bologna. I cittadini hanno portato loro cibo e bevande calde per ristorarli

Un impegno manifestato dai crotonesi attraverso le tante le donazioni su vestiario, generi di prima necessità e l’appoggio abitativo per queste persone giunte dall’estero, cui fanno da sfondo le file interminabili per porre un fiore e un pensiero su carta al di fuori del palazzetto dello sport dove ci sono ancora 37 salme.

È quasi l’ora del tramonto quando il corteo “invade”, sommessamente, la spiaggia bianca di Steccato di Cutro. Vengono deposte una corona di fiori, mentre la croce viene rivolta verso quel mare che ha inghiottito le vite di almeno 33 minori di cui 24 compresi nella fascia d’età tra 0 e 12 anni. Sulla battigia, intanto, i manifestanti conficcano fiori che testimoniano la vicinanza della comunità locale ai morti del disastro.

Spira forte il vento e il corteo si divide in due tronconi sulla spiaggia. La voce è quella dei famigliari delle vittime. «Chiediamo di non far cessare le ricerche finché l’ultima vittima non sia restituita dal mare», traduce l’interprete del rappresentante delle famiglie afgane.

«Ringraziamo la comunità crotonese e calabrese per il sostegno  che ci ha dato» ribadisce, come fatto anche in altre occasioni. Poi lancia la bordata al governo Meloni che non ha inteso fare visite alle salme del naufragio sistemate nel palazzetto dello sport di Crotone nel giorno del Consiglio dei ministri svoltosi a Cutro 11 giorni dopo il disastro. «Non troviamo differenza – ha detto il rappresentante delle famiglie afgane – tra il governo italiano e il regime talebano».

Il riferimento è anche ai nuovi decreti sull’immigrazione. «Chi scappa dall’Afghanistan – ha ricordato – scappa da morte certa».

(questa foto è di Paola Ciccioli, donata ad Anpi Crotone, gli altri scatti sono dell’autore dell’articolo)

Poi si fa avanti un adolescente sopravvissuto al disastro e racconta la sua storia: «Sono qui perché il mare mi deve restituire il mio fratellino, mia madre me lo aveva affidato: non andrò via da qui senza di lui».

Gli fa eco un altro giovane parente dei martiri dello Ionio intonando un versetto del Corano dedicato ai martiri del mare. A questo ne aggiunge un altro, è diretto «a chi ha commesso peccati e quindi destinato all’inferno».

È sotto un cielo incandescente tendente al tramonto che la manifestazione si chiude con un messaggio di umanità e speranza, con la rinnovata certezza di un’Italia diversa, pronta a tendere la mano.

Giuliano Carella