C’è un luogo a Borgo San Dalmazzo, nel territorio di Cuneo, che racconta la storia di uomini e donne rei solamente di essere ebrei. La loro vita si svolgeva a Saint Martin Vesubie, nel lato francese delle nostre montagne. Seppure oltralpe fossero costretti a una residenza coatta, i giorni trascorrevano quasi normalmente. Fino all’8 settembre 1943. Alla dichiarazione dell’armistizio la 4ª armata dell’esercito regio inviata a occupare i territori oltralpe cerca di rientrare in patria. C’è confusione, le notizie sono poche, i soldati credono di poter tornare in un Paese libero.

Lo pensano pure quegli ebrei, per lo più stranieri non francesi e alcuni italiani, che si uniscono ai soldati in una marcia e lunga e faticosa sui sentieri che attraversano il colle delle Finestre e il colle Ciriegia a oltre 2400 metri di altitudine. Camminano senza sosta anche bambini e anziani nella ricerca di salvezza per arrivare alla valle Gesso.

Lì alcuni di loro trovano accoglienza nelle baite e nei cascinali mentre a Borgo San Dalmazzo i primi partigiani (si riuniranno poi nella gloriosa formazione Saben) stanno raccogliendo le armi abbandonate dai militari della 4ª armata e sono alla ricerca di abiti civili con il solo desiderio di tornare a casa.

L’illusione di averla scampata dura poco, i nazifascisti occupano il territorio. Il 18 settembre il comandante Muller emana un decreto con cui si intima a tutti gli stranieri di recarsi alla caserma degli alpini di Borgo e si prevede la pena di morte a quanti hanno dato loro ospitalità.

Tra i visitatori di Memo4345 anche Claudio Maderloni del Comitato nazionale Anpi (a destra nella foto)

La sorte degli ebrei è segnata: dopo due mesi di internamento, il 21 novembre 1943, un primo convoglio ferroviario ne deporta decine ad Auschwitz; un secondo, il 15 febbraio 1944, ha per destinazione il campo di Fossoli, dove su quel treno piombato salirà anche Primo levi, per proseguire il viaggio verso Mauthausen e Auschwitz. In tutto dalla stazione di Borgo partirono 357 ebrei, tornarono solo in 41.

Da settembre scorso a Borgo San Dalmazzo esiste Memo 4345, un percorso multimediale storico-didattico dove i visitatori, guidati alla conoscenza e alla riflessione sugli elementi essenziali della Shoah in Europa, possono approfondire la storia degli ebrei deportati.

Un allestimento si trova all’interno della ex Chiesa di Sant’Anna, a lato del Memoriale della Deportazione, e nella stazione ferroviaria due vagoni ricordano le due partenze per i campi di sterminio. Nella parte anteriore ci sono strisce di metallo con incisi i nomi degli ebrei deportati, per ognuno è stata ricostruita la famiglia, l’età in cui partirono e il Paese di provenienza: Polonia, Germania, Ungheria, Slovacchia, Romania, Russia, Grecia, Croazia, Francia e Belgio.

Ci sono anche i nomi dei pochissimi sopravvissuti. Memo 4345 raccoglie anche le storie di coloro che senza nulla chiedere in cambio diedero aiuto a quelle persone. Non a caso Borgo nel 2000 è stato insignito della Medaglia d’Oro al Merito Civile.

La realizzazione del progetto che è del Comune di Borgo si deve ad Adriana Muncinelli, collaboratrice dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo, già ideatrice e responsabile del progetto di ricerca “Oltre il nome”, condotto in collaborazione con Elena Fallo. I cui risultati sono stati raccolti e pubblicati in un saggio omonimo, edito nel 2016 da Le Château Edizioni di Aosta e giunto alla ristampa con un’edizione aggiornata nel 2021.

Memo 4345 nasce per essere visitato, è aperto il sabato e la domenica, con tre tour al giorno. Il percorso guidato ha una durata di circa 90 minuti ma poi si può fruire liberamente dell’allestimento. Durante la settimana lavorativa, dal lunedì al venerdì, l’apertura è dedicata alla scuole che ne fanno richiesta. Ogni informazione al sito www.memo4345.it

Maddalena Forneris, presidente Anpi Borgo San Dalmazzo e vicepresidente Anpi provinciale Cuneo