Giovanni Ferrari fu fucilato a Pavia il 15 agosto 1944. Nello stesso giorno di quest’anno l’Anpi provinciale di Pavia ha promosso un’iniziativa in sua memoria. Giovanni era il padre di un renitente alla leva della repubblica di Salò; Giovanni venne catturato dalla milizia fascista e fucilato in rappresaglia nelle campagne di Pavia. Un Caduto per la libertà forse dimenticato, e che perciò va ricordato con affetto e rispetto. Lo fanno con poche ed emozionanti parole Monica e Annalisa (ndr).

Nella città dove siamo arrivati, nel punto in cui rotatorie, semafori e condomini, cedono il passo alla sopravvissuta campagna, ci siamo imbattuti in un possente muro di cinta a una villa che immaginiamo essere signorile.

Avvicinandoci con qualche curiosità alla potente altezza del muro abbiamo visto, su di esso affissa, macilenta, una lapide recante un nome e la scritta “Caduto per la libertà, estate 1944”.

Non conoscendo la città né le abitudini dei suoi abitanti, ci siamo stupiti che nemmeno un fiore fosse posto in memoria dell’ucciso, così che almeno un colore spezzasse la fissità glaciale del muro, ricordando il sacrificio di una vita per un bene che, venendo noi da altrove, crediamo essere collettivo: la libertà.

Un uomo già anziano, con un cane dorato scorrazzante accanto al suo passo, a noi che domandavamo le ragioni di questa indifferente barbarie ci ha detto: «Il fucilato era un padre. Facendosi avanti tra neri soldati che battevano la campagna cercando i ribelli nella lotta anche qui combattuta per la dignità e il riscatto dell’uomo, contro la dittatura, il padre è stato ammanettato, gettato a terra e ammazzato. Suo figlio, il ribelle riuscì a fuggire. Forse ha trovato la morte ad attenderlo lontano da qui; forse è in un luogo remoto, ancora in attesa di un’alba libera e giusta».

E allora, chiedemmo noi smarriti, perché nemmeno un fiore, una margherita, un papavero, un qualunque fiore di campo?

Il vecchio era già lontano, con gli occhi attenti a seguire la corsa di un cane felice.

Da noi abbiamo cercato risposta.

Ci siamo detti che forse, in questa città, la proprietà di un muro e di ciò che il muro circonda vince sulla vita e sulla memoria del suo sacrificio.

Annalisa Alessio e Monica Garbelli, dell’Anpi provinciale di Pavia