È di una settimana fa la notizia della rimozione della cosiddetta “clausola antifascista” da parte della giunta di Vicenza, ratificata dal Consiglio cittadino. Tale norma, analoga a quella approvata in decine di Comuni italiani, prevedeva all’art. 5 che «i richiedenti di spazi pubblici (…) devono sottoscrivere la seguente dichiarazione: “Dichiara di riconoscersi nei principi fondamentali della Costituzione Italiana e dello Statuto comunale e ripudia il fascismo, la cui riorganizzazione è vietata sotto qualsiasi forma dall’ordinamento giuridico».

Sparito il fascismo, nel nuovo look dell’articolo si prevede di “ripudiare ogni forma di totalitarismo e di condannare l’uso della violenza a fini politici”. Divertente diversione dal tema, visto che la Costituzione e le leggi si riferiscono esplicitamente ed esclusivamente al fascismo (ed al suo corollario razzista), e che in Italia dal 1922 in poi non è esistita altra forma di totalitarismo se non quello fascista (con una variante ancora peggiore dal ’43 al ’45 che per brevità passa sotto il nome di nazifascismo). Il solito trucco per nascondere nella solita notte in cui le solite vacche sono – appunto – nere, l’esplicita condanna del fascismo.

La decisione della giunta ha trovato la ferma opposizione dell’Anpi di Vicenza, di tante forze politiche democratiche e di gran parte del mondo cattolico.

Di particolare rilievo è stata la presa di posizione di Achille Variati, Sottosegretario al Ministero dell’Interno.

Fin qua, la cronaca. Il 10 giugno, quando viene approvata la cancellazione della “clausola antifascista”, avviene però un fatto singolare.

Il parlamentare europeo Sergio Berlato, di Fratelli d’Italia, pubblica il seguente post sulla sua pagina: “Oggi abbiamo vinto una grande battaglia a Vicenza. È stata finalmente rimossa la clausola che ci ha impedito di fare politica attiva in città. Finalmente Fratelli d’Italia potrà tornare a far sventolare le sue bandiere e a mantenere il contatto con i cittadini anche nel centro storico di Vicenza!”.

Dunque si scopre che la “clausola antifascista”, per Sergio Berlato, impediva a Fratelli d’Italia “di fare politica attiva in città”. Ma se il ripudio del fascismo viene interpretato dal parlamentare come un impedimento alla politica di Fratelli d’Italia, ciò significa – le parole hanno un senso – che il signor Berlato non ripudia il fascismo. Si tratta di una aperta confessione della natura della “politica attiva in città” di Fratelli d’Italia secondo il Berlato-pensiero, che evidentemente carezza la nostalgia canaglia, e di una implicita sconfessione della Costituzione che disegna in ogni dettaglio la natura antifascista della Repubblica e vieta la ricostituzione del partito fascista. Non solo: visto che la clausola suddetta impediva al Berlato di “far sventolare le sue bandiere”, ciò vuol dire che, per il medesimo, le bandiere di Fratelli d’Italia sono molto simili alle vecchie bandiere del fascio. Trattasi della nota sindrome da Eia Eia.

Il parlamentare Berlato, a dire il vero, non è nuovissimo alla gaffe facebookiana. È della fine di dicembre dell’anno scorso, sempre sul suo profilo, una vignetta di raro (anzi rarissimo) squallore contro “le signorine animaliste e le vegane” che lo criticavano perché strenuo sostenitore della caccia. Seguirono aspre proteste che rimbalzarono in parlamento.

Da https://guidominciotti.blog.ilsole24ore.com/2019/12/27 /vignetta-sessista-contro-le-animaliste-polemica-su-berlato/

Al tempo Sergio Berlato era solo capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale del Veneto. Poi, per effetto indotto dalla Brexit, nei primi giorni del 2020 il medesimo diviene europarlamentare. “Scrollando” la sua pagina facebook si individua facilmente il suo profilo politico: attacchi ai migranti e agli extracomunitari in generale, attacchi al governo, panegirici sulla caccia e – ovviamente – su Fratelli d’Italia.

Conclusione: c’è un caso Berlato, il cui sovranismo, com’è comprensibile, è a libro e moschetto (nella fattispecie, da caccia). Va notato un dettaglio: non si tratta dell’esponente di un gruppo di cacciatori della bocciofila, ma di un rappresentante del nostro Paese in Europa. Nel frattempo perseveriamo – nell’ottima compagnia di decine di milioni di italiani – nella nostra lotta contro il fascismo di ieri, di oggi, di domani.

Vicenza, Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Se ne faccia una ragione il signor Berlato.