Non si ferma l’impegno delle Amministrazioni locali con maggiore sensibilità democratica per revocare la cittadinanza onoraria conferita a Mussolini negli anni 20 oppure per dotarsi, oggi, di strumenti normativi al fine di non concedere il suolo pubblico a chiunque professi o pratichi comportamenti fascisti, razzisti, omofobi, transfobici o sessisti.

Volterra

A Volterra, nel pisanese, il sindaco Marco Buselli, eletto con una Lista civica, porterà nel prossimo Consiglio comunale la proposta di revoca della cittadinanza onoraria concessa al duce nel 1924. «Abbiamo fatto una ricerca accurata – ha spiegato il primo cittadino – sia negli atti dei Consigli comunali dal dopoguerra in poi, sia, grazie a Silvia Trovato, nell’Archivio comunale Post-Unitario, senza trovare tracce dell’avvenuta revoca dell’onorificenza. Mussolini non può restare, assieme a chi invece se lo è meritato, cittadino onorario della nostra città».

Intanto, in altre località continuano a vararsi provvedimenti normativi per non concedere spazi pubblici né patrocini ad associazioni, partiti o singoli cittadini che non dichiarino espressamente di rispettare la XII norma finale della Costituzione e le leggi Scelba e Mancino.

Marino

Il 15 maggio scorso, a Marino, cittadina nel territorio metropolitano di Roma, guidata dal sindaco Carlo Colizza del M5s, il Consiglio comunale ha approvato con larga maggioranza (18 favorevoli e 2 contrari) una mozione che ha accolto l’appello della sezione Anpi cittadina “Aurelio Del Gobbo”. Proposto all’Aula di Palazzo Colonna dai consiglieri di centro sinistra Eleonora Di Giulio ed Enrico Iozzi ed emendato su iniziativa dell’esponente pentastellato Walter Petrini, il documento approvato impegna l’Esecutivo a modificare il regolamento per l’utilizzo delle sale e spazi comunali prevedendo l’obbligo di allegare alla domanda di concessione una dichiarazione esplicita, e dettagliata, di adesione ai principi e alle norme della Costituzione e delle leggi italiane. Si chiederà di ripudiare il fascismo e il nazismo; di non professare e non fare propaganda di ideologie neofasciste e neonaziste, di non perseguire finalità antidemocratiche, esaltando, propagandando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la Costituzione e i suoi valori democratici fondanti; di non compiere manifestazioni esteriori inneggianti le ideologie fasciste e/o naziste.

«Consideriamo l’approvazione della delibera un segnale positivo e incoraggiante nel clima politico del Paese», ha commentato la presidente dell’Anpi di Marino, Annamaria Scialis, nell’esprimere grande soddisfazione per la sensibilità democratica dell’Amministrazione.

Nei mesi scorsi altri Comuni si sono aggiunti all’elenco delle Amministrazioni “defascistizzate”.

Leini

Ad aprile, a Leini, città metropolitana di Torino, sindaco Gabriella Leone, un atto di indirizzo presentato dal consigliere Marco Magnano (Uniti per Leini) ha dato mandato al Comune di non concedere aree pubbliche a gruppi e movimenti inneggianti a fascismi, razzismi, xenofobia e omofobia, applicando il dettato democratico sancito dalla Costituzione, oltreché le leggi Scelba e Mancino. Il documento è stato varato con il voto della sola maggioranza.

Ma in altri Municipi, l’antifascismo è stato collante democratico di forze politiche molto differenti. È il caso di Valenza, importante località di oltre 18.000 abitanti, nel territorio di Alessandria a ridosso delle estreme propaggini collinari del Monferrato.

Lo scorso 22 febbraio, una riunione straordinaria in seduta pubblica del Consiglio comunale, presieduto da Salvatore Di Carmelo, con la partecipazione del sindaco Gianluca Barbero, ha approvato all’unanimità dei presenti (14 voti di Pd, M5s, Forza Italia, Lega Nord Salvini, Sel, Liste civiche) un ordine del giorno proposto dai gruppi di maggioranza “sul pericolo di recrudescenze fasciste e naziste”.

Valenza

Ad illustrare il documento è stata il capogruppo Pd, Daniela Zaio. Tra i punti contenuti nell’ordine del giorno, si sottolinea come “degrado, povertà, carenza di istruzione siano alla base del nascere di tutti i fascismi”; si invitano tutte le Istituzioni ad adoperarsi affinché “lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista, impegnandosi in particolare alla formazione, alla memoria, alla conoscenza e attuazione della Costituzione”; si chiede a tutte le istituzioni “di attuare pienamente la XII disposizione finale della Costituzione” e si esortano “le Autorità competenti a proibire nei Comuni iniziative promosse da organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, comunque camiffate”. Poi è seguito il dibattito. Ebbene per FI, il consigliere Cassano, dopo aver elogiato l’Anpi, ha dichiarato che non era possibile non votare l’atto, e gli esponenti della Lega, condannando ogni forma di violenza, intolleranza e razzismo, provenienti da qualsiasi formazione politica, hanno annunciato il loro parere favorevole. Ha concluso la discussione l’intervento del primo cittadino ribadendo che “il fascismo è sempre fascismo” e che “un antifascismo militante è un fatto di coerenza intellettuale come dimostrano le attività dell’Anpi, dei sindacati di associazioni quali Libera, che hanno chiesto al Consiglio di approvare la direttiva”.