C’era questa spinta che non aveva alcuna voglia di badare agli ostacoli. Lavoro, distanza, studio, impegni istituzionali.

C’era da salutare Carla.

Pensavo questo in treno quando dopo la piena di messaggi, commozione, dal Paese intero, si approssimava l’ultima tappa, quella più dolorosa.

Nel cortile del Palazzo della Provincia di Alessandria, fin dal primo mattino è iniziata ad affluire una emozionatissima truppa della memoria. Ci conoscevamo quasi tutti. E il covid non è riuscito a bloccare lo scatto dell’abbraccio.

Nei contesti associativi i momenti pubblici sono occasioni per i racconti di grane territoriali, questioni aperte, ma ieri c’era altro da dirsi, c’era da pulsare senza distrazione e rimedio. Medaglieri delle ANPI provinciali, in silenzio, verso Carla addormentata, sguardi un po’ in alto per chiedere conto chissà a chi, esplosioni di quello che a volte si prova a trattenere per certe strane dinamiche della ragione: piangere. Quindi, gli interventi, tutti usciti dalla sincerità di una quotidianità di lotta e di vita, quella che Carla ha naturalmente offerto a tutti. Hanno preso la parola i suoi compagni di sfide partigiane, del tempo bello dell’unità per un Paese da riempire di una sana partecipazione antifascista: Francesca Chiavacci, Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Carlo Smuraglia, Roberto Rossi. Oltre ai saluti delle autorità locali e a quello del cugino e amico di sempre, Ugo Nespolo. Oltre ancora, all’appassionata regia operativa di Dario Gemma e all’apporto instancabile di Claudio Maderloni e Paolo Papotti.

Quindi, Bella ciao, dietro alla bara che si muoveva verso l’uscita, l’uscita che è stata la carezza di tutta l’ANPI.

Una piazza piena di riconoscenza e della promessa di non dimenticare. Perché Carla ora è nella coscienze. Nel luogo migliore per praticare il ricordo.
C’è ancora da fare e nella sfortuna infinita, abbiamo il privilegio di un percorso tracciato.
Della storia, generosa e autenticamente resistente, di una donna.
Grazie comandante.

Le foto sono di Valentina Giunta