Il relitto del dc9 Itavia ricostruito nell’hangar di Pratica di Mare (Roma) – (Archivio Stragi80)

27 giugno 1980. Parte da Bologna un volo civile della compagnia Itavia, unica compagnia privata operativa al tempo: l’aereo scompare improvvisamente dai controlli radar e precipita in mare portando con sé 81 vittime innocenti. È la strage di Ustica!

39 anni sono passati e il nostro impegno è ancora ricordare e ancora chiedere la completa verità.

Sono trascorsi anni da quella tragica sera del 27 giugno quando il dc9 Itavia in volo da Bologna a Palermo fu abbattuto in un episodio di guerra aerea che ha portato la morte a 81 cittadini innocenti.

Oggi, possiamo essere certi – abbiamo a disposizione tutta la documentazione raccolta in anni e anni di indagini – che tutto fu immediatamente visto, compreso e si fece di tutto per occultare.

Abbiamo ascoltate le telefonate della sera: correva da un sito militare all’altro l’allarme per aerei militari razzolanti attorno al velivolo civile, si seguivano tracce di aerei che si alzavano dal mare, indicando la presenza di una portaerei

La situazione era tale che si è cercato perfino – fatto inusuale – un contatto con l’ambasciata americana. Poi abbiamo saputo che proprio nella notte stessa, all’ambasciata americana, si è costituita una speciale commissione con partecipazione anche di militari italiani: fatto inusuale per un volo interno italiano, nei nostri cieli e senza nessun cittadino americano a bordo.

Comunque anche in questo caso, nessuno ha rivelato quale documentazione sia stata consultata.

Di quella tragica notte è scampato alla totale distruzione delle prove un solo tracciato radar che descrive l’ultimo tratto del volo: vi era ben presente il segnale di una manovra d’attacco.

Abbiamo le prove che il documento è stato ampiamente visionato e studiato dai militari e tenuto celato o in parte diffuso senza proprio i segni che dovevano inquietare per l’evidenza dell’attacco.

Allora – ripeto – il disastro in cielo è stato visto. Ma si è deciso di nascondere, distruggendo ogni prova, ogni documentazione.

Si doveva sapere soltanto di un volo con attorno il più assoluto vuoto, la più assoluta tranquillità, la mancanza di ogni pericolo; quindi solo un cedimento strutturale poteva spiegare l’evento: “la tragica ovvietà che gli aerei cadono”.

Riflettiamo oggi: è dalla assenza di documentazione che può nascere il grande depistaggio del cedimento strutturale che provocherà intanto il fallimento dell’Itavia e poi l’oblio sulla vicenda.

Avrà modo di denunciarlo la Commissione Stragi del Senatore Gualtieri – ricordiamo anche la sua figura quest’anno, a venti anni dalla scomparsa – mettendo anche in luce un atteggiamento di scarso impegno della magistratura.

Daria Bonfietti (da https://www.letteradonna.it/it/ articoli/ritratti/2017/06/27/37- anni-di-segreti-in-fondo-al-mare/23689/)

Poi ricordiamo gli anni successivi, il silenzio distratto e poi il risveglio della società civile, prima con il Comitato per la verità dell’ex presidente della corte costituzione Bonifacio. Poi la nascita della Associazione dei Parenti (1988) e via via l’impegno del mondo della stampa, della politica, dello spettacolo e della cultura. Basti per tutti segnalare il film “Il Muro di Gomma” di Marco Risi e lo spettacolo di Marco Paolini.

Si è ricominciato a indagare, a cercare documentazione e quella documentazione, negata nel nostro Paese degli apparati militari chiusi nella difesa del “cedimento strutturale”, si è dovuta reperire perfino con la collaborazione della Nato. E qui è stato determinante l’apporto del Governo Prodi-Veltroni.

Da questo sforzo di composizione è risultato il vero panorama complessivo: il cielo non era vuoto e molti erano gli aerei in volo e parecchi proprio nei pressi del dc9. Per questo il giudice Priore – siamo arrivati al 1999 – ha potuto squadernare davanti ai nostri occhi la terribile verità: il dc9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea, guerra di fatto e non dichiarata.

Dunque c’era la guerra in quell’inizio degli anni 80 nei quali si era incupito lo spettro della “guerra fredda”, portando alla ribalta non solo lo scontro oriente e occidente, ma aggiungendo il nuovo protagonismo dei Paesi arabi, Egitto e Libia in primis.

Una gigantesca soppressione di prove, ci ha nascosta per tanto tempo la verità. Oggi, avvicinandoci di nuovo alla vicenda, dobbiamo riflettere e ribadire, in questo 39° anniversario, che è ancora la mancanza di documentazione che ostacola il cammino della verità.

Infatti languono, per l’assoluta mancanza di collaborazione internazionale, risposte effettive alle rogatorie internazionali. Le indagini della Procura di Roma, riaperte per individuare i responsabili effettivi, cioè gli autori del lancio del missile, dopo le dichiarazioni di Cossiga che ha confermato l’episodio di guerra indicando i francesi come responsabili,

E allora sono ancora le Istituzioni del nostro Paese, l’esecutivo e la diplomazia, che debbono sentire e far sentire l’esigenza di una piena e definitiva verità.

Dobbiamo superare questa situazione – si sta verificando ad esempio anche con il caso Regeni – di non collaborazione, direi di assoluta sordità di Stati amici ed alleati nei confronti delle esigenze di verità e giustizia del nostro Paese.

Con la completa verità su Ustica si deve anche poter scrivere la Storia del nostro Paese, inquadrando questa tragica vicenda, come anche altre terribili vicende di terrorismo (strategia della tensione e anni di piombo), in un contesto più generale.

E allora bisogna ricordare anche il fallimento – totale per quanto riguarda Ustica – della direttiva Renzi del 2014, che pur aveva aperto la speranza di un rapporto finalmente di trasparenza tra Stato, apparati dello Stato, e società tutta intera.

Ricordare le povere vittime, difendere la dignità del nostro Stato, pretendere completa documentazione da Stati amici e alleati, pretendere trasparenza di tutti i nostri apparati: questo è l’impegno di questo 39 anniversario della strage di Ustica

Daria Bonfietti, presidente Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica