“L’esaltazione di un personaggio che incarna l’ideologia fascista è idonea ad offendere o almeno a mettere in pericolo i valori democratici della Repubblica”. È un passaggio contenuto nella motivazione della sentenza depositata dai giudici per il processo in cui, lo scorso novembre, furono condannati per il monumento a Rodolfo Graziani il sindaco e due assessori di Affile, comune in provincia di Roma (il primo cittadino a 8 mesi di reclusione, e i due componenti della giunta a 6).
Il giudice, Marianna Valvo, nella sentenza depositata il 30 gennaio al Tribunale di Tivoli ha messo nero su bianco che la pena è stata comminata perché si è rievocato un gerarca e criminale di guerra “in una ottica di celebrazione del personaggio e di quello che ha rappresentato, nel significato delineato dalla Corte Costituzionale e dalla Cassazione, in termini tali da poter condurre alla riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Ancora. Che la decisione di intitolare un memoriale a un esponente del fascismo, considerato un criminale di guerra dall’Onu, sia arrivata dalla “Giunta di un comune, organo rappresentativo della collettività locale: questo conferisce maggiore valenza celebrativa all’azione, amplificando il rischio di un apprezzamento condiviso e, in quanto tale, emulativo”.
Per di più l’aver collocato il monumento in uno spazio pubblico molto frequentato ha contribuito a “rendere concreto e sempre attuale il pericolo che la rievocazione costante di Graziani, celebrato quale rappresentante della ideologia fascista, possa fare riemergere valori antidemocratici propri del regime”.
Per il giudice, inoltre, il sacrario rappresenta un concreto antecedente “causale idoneo a provocare adesioni e consensi e a concorrere alla diffusione di idee favorevoli alla ricostituzione di organizzazioni fasciste”.
Grande la soddisfazione dell’Associazione Nazionale partigiani d’Italia che, con l’avvocato Emilio Ricci, si era costituta parte civile. “L’antifascismo è il fondamento delle Istituzioni e della convivenza civile – scrivono la Presidenza e la Segreteria nazionale del sodalizio partigiano – Tutte le organizzazioni, i rappresentanti politici o amministratori pubblici che tentano di riportare in vita la dittatura fascista, minando lo Stato di diritto, si pongono fuori dalla Costituzione e vanno considerati dei criminali. Sia chiaro una volta per tutte”.
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Pubblicato giovedì 22 Febbraio 2018
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