Sono trascorse solo alcune settimane dalla conclusione del 16° Congresso Nazionale dell’ANPI e già se ne prova nostalgia. Nostalgia di quegli intensi quattro giorni d’incontri, di riflessione e di dialogo tra delegati, invitati e ospiti provenienti da tutte le regioni italiane. Dialogo tra le generazioni, reso più incisivo da quando, dieci anni fa, al congresso di Chianciano, l’ANPI, nata come associazione di partigiani, decise di aprire i propri gruppi dirigenti agli antifascisti.

Ci si ritrova tra vecchipartigiani
Ci si ritrova tra vecchi partigiani
I giovani delegati e invitati "iniziano" questa nuova avventura
I giovani delegati e invitati “iniziano” questa nuova avventura

Iniziava la “nuova stagione dell’ANPI”, affinché la memoria della Resistenza e della guerra di Liberazione, venisse trasmessa da una generazione all’altra. Questo compito è ancora oggi il nostro primo impegno. Per questo, nonostante le tante ore di congresso, i nostri giovani (e particolarmente i giovanissimi) a Rimini trovavano sempre il tempo per parlare con i partigiani presenti, per conoscere o approfondire un episodio, un sentimento, un nome…

Due generazioni... stessi valori
Due generazioni… stessi valori

E i partigiani sempre disponibili a raccontare, ascoltare, capire. La sezione ANPI di Rimini ha organizzato un apposito trasporto per accompagnare al Congresso i partigiani. E mi fa piacere ringraziare tutti i compagni e gli amici della sezione ANPI di Rimini, che tanto si sono prodigati per la buona riuscita del Congresso. Anche per loro, come per tutta l’ANPI, il primo pensiero, la prima preoccupazione è che il ricordo della Resistenza non si disperda con il venire meno dei protagonisti. I segnali dell’oblio ci sono e sono forti. Alcuni indotti dalle nuove forme di comunicazione “usa e getta”, molti però, non dimentichiamolo, prodotti da una scelta culturale e politica ben precisa: archiviare la memoria. Il “nuovo “contrapposto al vecchio, il “decidere” contro il “condividere”. Di questo intreccio tra ieri e oggi, tra memoria e futuro, si è parlato a lungo al 16° Congresso.

È iniziato con una stimolante tavola rotonda dal tema: “I giovani, risorsa del futuro”. Si poteva pensare che molti delegati arrivassero il mattino dopo, quando sarebbe stata pronunciata dal Presidente Smuraglia la tanto attesa relazione introduttiva. E invece no. Eccoli quasi tutti lì, le delegate ed i delegati al Congresso, attenti ad ascoltare una conferenza che parlava di memoria da trasmettere, di giovani generazioni da conoscere e da cui farsi conoscere. Un buon inizio. Il giorno, dopo l’apertura dei lavori con i messaggi di saluto delle altre più alte cariche dello Stato, inizia la relazione del Presidente uscente. Carlo Smuraglia è un uomo dall’apparenza severa, dall’eloquio sobrio e convincente del grande avvocato, dalla logica stringente dell’intellettuale. Mi aspettavo questo dalla sua relazione e non ne sono rimasta delusa. Ma, a mano a mano che parlava, emergeva anche un altro tratto del suo carattere: la dedizione all’ANPI e la capacità di ascolto di tutte le sue voci.

Il Presidente con un giovane delegato
Il Presidente con un giovane delegato

Mettendo da parte gli appunti, egli ha parlato del tema dei diritti umani, dei diritti individuali e di coppia, dell’impegno contro la tortura e contro l’omofobia. Ha accolto proposte e suggerimenti che venivano dai congressi provinciali e di sezione. Dimostrando – ed è davvero straordinario – che i documenti pervenuti, lui li aveva letti tutti e vi si era soffermato con impegno. La relazione di Smuraglia è su queste pagine e chi vuole leggerla può trovarla per intero. Ma ciò che va ricordato è il tono di affettuosa confidenza, di paritaria attenzione, di capacità di ascolto, che il Presidente ha impresso al suo discorso. Senza sottacere nulla, tanto meno il grandioso dibattito che si è sviluppato in ogni parte d’Italia sulle riforme costituzionali. Rilevando la diversità di opinioni emersa, ma anche la grandissima maggioranza di voti favorevoli che il documento Congressuale ha ottenuto. L’ANPI è contraria allo stravolgimento che ha operato il Governo con una proposta che ha modificato ben 47 articoli della Costituzione. Non da oggi. Da almeno due anni. Non credo che della contrarietà dell’ANPI non se ne fosse accorto nessuno. Penso, più semplicemente, che molti abbiano fatto finta di non accorgersene. Lo ripetiamo sino alla noia: l’ANPI ritiene che aggiustamenti e modifiche della Costituzione siano possibili. Stravolgimenti no. Qualche commentatore avrebbe voluto, su questo tema, un sondaggio tra gli iscritti. L’ANPI ha fatto una cosa diversa: un’ampia e approfondita discussione, durata mesi, che ha coinvolto decine di migliaia di persone. In 104 congressi provinciali e migliaia di congressi di sezione. Da essi è emersa la completa adesione alla linea dell’ANPI dal 93% dei votanti. Non è solo questione di numeri, è questione di democrazia.

Si vota
Si vota

Per noi democrazia è conoscenza, non indifferenza ai contenuti. È partecipazione (per parafrasare una nota canzone di Gaber), non adesione alla parola del capo. È difesa del diritto fondamentale del popolo di scegliersi i propri rappresentanti. Questa è stata la sostanza del grande dibattito che ha caratterizzato il 16° Congresso Nazionale dell’ANPI. La voce di un’altra Italia, che c’è, è diffusa, è ascoltata da molti giovani, ma troppe volte è dispersa e sovrastata dalla politica degli annunci, dei tweet, del giudizio sulla Costituzione sostituito da una propaganda che induce al tifo calcistico.

Ce la faranno i 94 interventi (rigorosamente di sette minuti) che hanno caratterizzato i quattro giorni del Congresso Nazionale, a combattere questa tendenza? Ce la faremo con il dialogo nei tanti congressi locali e il passa parola tra gli antifascisti? Io credo di sì. Lo so. L’impresa sembra impossibile, soprattutto per la disparità di mezzi e il vergognoso silenzio dell’informazione televisiva e dei grandi giornali. Ma non ci scoraggiamo e tornando a casa, riprendiamo l’impegno di far conoscere i contenuti della riforma. Vogliamo leggerli uno per uno i 47 articoli, conoscerli e farli conoscere. E far conoscere anche quella legge elettorale che assegna un premio di maggioranza abnorme a chi vince le elezioni di un Paese in cui sempre più cittadini disertano le urne. Fate politica! ci dicono i nostri critici. Certo, rispondiamo, facciamo politica nel senso più alto e nobile del termine. Nel senso di interesse per la “cosa pubblica” per cui tanto hanno combattuto i partigiani; a cui hanno contribuito le donne italiane che, in quel 2 giugno 1946, votarono per la prima volta. Furono in tante a farlo, più degli uomini. Oggi, a settant’anni da quella data, molte cose sono cambiate. Un pericoloso vento di destra soffia in Europa. Le guerre, spesso combattute con armi vendute dai Paesi ricchi, lambiscono i confini europei. Di fronte ai barconi stracarichi di persone in pericolo, agli occhi struggenti di tanti bambini sperduti, ai nostri mari che troppo spesso sono tombe d’acqua, anche l’umanità di ciascuno di noi ne è ferita. Un altro mondo è possibile? Non è forse questo ciò per cui lottarono e morirono tanti partigiani? Allora diciamolo chiaro e forte: un altro mondo è possibile, un’altra umanità esiste. È quella della solidarietà, del rispetto dei diritti umani e sociali, dell’uguaglianza e, pronunciamola questa bella parola, della libertà. Ce l’hanno data i partigiani come “Eros” (che a Rimini ha festeggiato i suoi novant’anni, attorniato da tanti giovani), come Marisa, Lidia, Silvano, Pasquale e tanti altri. Il partigiano Presidente, rieletto prima ancora che lo facesse il Comitato Nazionale dall’entusiasmo dei congressisti, nel concludere la sua relazione e commuovendosi un po’ ha detto: Andiamo avanti, tutti insieme per “quel che resta del giorno”. Ci saranno ancora tanti giorni, caro Presidente Smuraglia, per l’ANPI e per il futuro del nostro Paese e del mondo.

Per ora, tenacemente e con rinnovato impegno, raccogliamo le firme per il NO al referendum costituzionale e contro questa legge elettorale e facciamo in modo che ogni firma sia anche occasione d’incontro, d’informazione e di dialogo. Per respingere la riforma costituzionale come passo decisivo verso la costruzione di un Paese in cui chi governa, governi e chi siede in Parlamento abbia l’autonomia e la forza di vigilare e contribuire all’operato del Governo

Un sogno? No. Una concreta possibilità che sta, anche questa volta, nelle mani del popolo sovrano.

Ignorata dalla televisione e dalla grande stampa, criticata da giornalisti faziosi e da Ministri improvvidi, è ancora questa la voce dell’ANPI. Facciamo in modo che entri in ogni casa.

Carla Nespolo, Vicepresidente nazionale dell’ANPI