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Il Covid-19 ci ha privato di molte libertà quotidiane alle quali abbiamo rinunciato con responsabilità e generosità, al fine della tutela – individuale e collettiva – della salute e della vita. Ce n’è una, però, alla quale non ci può essere chiesto di rinunciare: quella di votare. Una libertà che, alle condizioni attuali, è sostanzialmente compromessa per i tanti cittadini che saranno chiamati alle urne. Parliamo, in special modo, dei fuorisede, il cui diritto di voto non viene negato dal virus, bensì dallo Stato.

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Il diritto di voto rappresenta le fondamenta di quella nostra libertà per cui tante e tanti hanno combattuto.

Se i partigiani, ieri, hanno sacrificato la propria vita perché anche in Italia sorgesse una democrazia, oggi quest’ultima rischia di essere privata nella sostanza di un suo pilastro, il suffragio, dal momento che a tutti i fuorisede viene richiesto di operare una scelta tra il diritto, fondamentale, alla salute e l’esercizio del voto.

Nella crisi generalizzata che stiamo vivendo, lo Stato è chiamato con forza ad agire per rimuovere tutti gli ostacoli alla partecipazione alla vita democratica del Paese, di cui l’esercizio del diritto-dovere di voto è fondamento imprescindibile. Non riuscire ad interpretare pienamente il proprio ruolo e non agire vuol dire, di fatti, rompere il patto costituzionale tra cittadini e istituzioni sul quale si fonda l’essenza stessa della nostra Repubblica.

Lo Stato, per far fronte al patto di cui sopra, ha l’obbligo di mostrarsi garante dei diritti ancor di più nei periodi di esasperata criticità, come quello in cui versano il Paese – nel momento in cui scriviamo, nonostante la fiducia in Parlamento, la politica e il Governo si stanno trovando a fronteggiare una situazione di incertezza – e la Regione Calabria. Nella fattispecie, nella Regione, alle problematiche di emergenza sanitaria condivise con l’Italia intera, l’indizione delle elezioni regionali anticipate si innesta in uno scenario di crisi più ampio, nel quale inadeguatezza e inefficienza del servizio sanitario calabrese si trovano a fare i conti con la curva dei contagi che non accenna a diminuire.

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Chi scrive questo comunicato, determinato e carico di speranza, è il Think Tank Collettivo Peppe Valarioti*, un laboratorio di idee nato nel momento in cui l’Italia stava vivendo l’esperienza della prima ondata del contagio e stava iniziando a fare i conti proprio con le prime e necessarie limitazioni imposte dal Governo.

Seppur nati nel tumulto e nell’incertezza, abbiamo avuto, sin dal principio, le idee chiare: lavorare perché la Calabria si emancipasse dallo stigma di periferia dell’impero, ritrovando una sua propria e nuova centralità nelle opportunità che potrebbero venire dall’essere cerniera, geografica e non soltanto, tra l’Europa e il resto del Mediterraneo. Una terra di destinazione, non più soltanto di emigrazione. Una terra capace di accogliere e divenire incubatrice di modi nuovi di pensare, progettare, costruire il mondo. Una terra di resistenza e di resistenti.

Ed eccola, la parola: resistenza. Bisogna resistere all’urto della rassegnazione, resistere alla pressione dell’indifferenza. E la petizione che abbiamo lanciato su change.org il 14 dicembre scorso vuole porsi in questo solco. Perché il voto non si trasformi in un privilegio di pochi – di chi sa, di chi può, di chi comanda – ma si confermi come un diritto costituzionale di tutte e di tutti. Chiediamo che il Ministero dell’Interno metta in campo le necessarie misure per assicurare pienezza dell’esercizio del voto ai calabresi fuorisede e che valuti, nello specifico, la concessione del voto per corrispondenza. A ciò abbiamo affiancato la doverosa sollecitazione istituzionale, stimolando un ruolo attivo dei prefetti, un dibattimento in Consiglio regionale e la presentazione di un’interrogazione parlamentare.

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Battersi oggi con urgenza per il diritto dei calabresi non vuol dire sostenere la lotta di una parte degli italiani. Supportare e aderire a questa battaglia vuol dire cogliere le potenzialità del momento che stiamo vivendo, che ci permette ora di lottare, in modo lungimirante, per il diritto di tutti gli elettori del Paese chiamati al voto quest’anno.

votazioni politiche urna
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L’Italia nel 2021, infatti, sarà attraversata longitudinalmente da una grande stagione di elezioni amministrative, quelle delle grandi città di Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli.

Un panorama in tumultuoso divenire, in cui è difficile l’agire quotidiano, a meno di non ritrovarsi sotto l’egida della strenua difesa dello stato di diritto e del suo suggello: il nostro voto. Ci sono momenti che scandiscono la vita di un Paese e della sua comunità, tornanti della storia che impongono di agire con la massima responsabilità, “stringendosi a coorte” sotto la chiamata dell’urgenza di un impegno collettivo.

Alla luce di tutto questo, è inderogabile un appello alla corresponsabilità di fronte a quello che si presenta come un vero e proprio vulnus democratico. È solo con la partecipazione di quanti ritengono che siano necessari una sinergia e una comunione d’intenti, che il patto tra lo Stato e noi cittadini potrà essere stretto nuovamente, e rinsaldato.

Oggi è tempo di costruttori.

Collettivo Peppe Valarioti


* Il Collettivo Peppe Valarioti è un gruppo di studentesse e studenti, ricercatrici, lavoratori e lavoratrici, calabresi e non, che ha deciso di costituirsi quale laboratorio di idee per studiare i problemi strutturali della Calabria e avanzare proposte di politiche di sviluppo, a tutti i livelli amministrativi di interesse. In questo senso, quindi, abbiamo pensato di raccogliere l’eredità di Giuseppe Valarioti, militante politico comunista, insegnante, trucidato a Rosarno dalla ‘ndrangheta nel giugno del 1980.