cover - confine italo-slovenoIl documento del gruppo di lavoro dell’ANPI nazionale sul confine italo-sloveno si può leggere o scaricare da questo link 

http://www.anpi.it/media/uploads/files/2017/01/Il_confine_italo-sloveno._Analisi_e_riflessioni.pdf

 

Per trovare un documento organico sui rapporti italo-sloveni, bisogna risalire al 2000, quando fu depositata, il 25 luglio, la relazione della Commissione italo-slovena, che peraltro non fu resa pubblica per ben otto mesi, ed anche dopo, se ha avuto una diffusione maggiore, ma non sufficiente, è per merito soprattutto dell’ANPI di Gorizia, di Trieste, di Treviso, di Pordenone e di altre zone più direttamente interessate a quella pubblicazione. Eppure la letteratura, soprattutto degli storici, è stata assai ricca, in questi anni, anche se non sempre sgombra di pregiudizi e capace di elevarsi “al di sopra della mischia”. E’ accaduto così che ogni volta che si è presentata l’occasione (anche solo uno spettacolo, uno scritto, un intervento di qualche Associazione, compresa la nostra) è ripartita una discussione spesso condizionata da antiche rimozioni e vecchi pregiudizi. E non è mancato anche chi ha fatto del suo meglio per alimentare polemiche.

Per questo, l’ANPI nazionale ha deciso di intraprendere un percorso, che partendo proprio dal documento italo-sloveno, lo riesaminasse sulla base dell’esperienza e degli studi di questi anni e ne aggiornasse, in qualche modo, l’ispirazione di fondo. Un percorso pieno di rischi evidenti ed anche di ostacoli, oggettivi e soggettivi. Anche di fronte alle obiezioni più consistenti, abbiamo tenuto duro e siamo andati avanti, con l’attività di un gruppo di lavoro e poi con l’organizzazione di un Seminario, da alcuni ritenuto “anomalo”. Anzitutto, perché il Seminario abbiamo voluto che si svolgesse a Milano, più idonea a decantare le passioni che a livello locale finiscono talora per essere esasperate, ancorché fondate su sentimenti reali e comprensibili.

Slovenija

In secondo luogo, perché al Seminario furono chiamati a partecipare soltanto esperti e storici di grande rilievo e, per quanto possibile, di sicura obiettività. Basta scorrere i nomi dei numerosi relatori del Seminario e della tavola rotonda per accorgersi che si era davvero cercato di raccogliere il “meglio” degli storici specializzati nella materia; certo, con qualche eccezione, come sicuramente accade, perché il numero dei relatori non può essere sterminato ed anche perché qualcuno – anche fra i più noti – fu invitato ma non poté partecipare a causa di altri impegni.

In terzo luogo, perché il seminario fu realizzato “a porte chiuse”, con alcuni invitati, certamente, ma senza possibilità di parola. Una scelta difficile e da alcuni criticata, che peraltro ha consentito un dibattito sereno anche se appassionato e, per quanto possibile, obiettivo. Insomma, si cercò di lasciar fuori non le competenze, ma i pregiudizi, i preconcetti e le ideologie. Non a caso, più volte, nell’introduzione e nel corso del Seminario, è stato richiamato un importante libro di De Luna (La Repubblica del dolore), per condividerne l’impostazione, che non negando gli aspetti umani delle vicende storiche (importantissimi), invitava tuttavia a privilegiare una memoria fatta di conoscenza e di riflessione. Integrate le relazioni con una “tavola rotonda”, che in qualche modo traeva le prime conclusioni dell’imponente dibattito, l’attenzione è passata agli atti, alla loro raccolta, al loro studio.

Noi confidiamo che si riesca, un giorno, a pubblicare gli atti nella loro interezza, proprio perché si tratta di relazioni e di interventi di grande interesse e di grande valore, talora anche innovativi.

Ma l’ANPI aveva un interesse fortissimo a raccogliere, intanto, i frutti di quel lavoro, condensandoli in un documento che, pur sulla base della ricostruzione degli storici, avessero soprattutto un connotato “politico”, nel senso aristotelico della parola.

A questo si è dedicato il gruppo di lavoro, partendo dalle carte, dalle relazioni, dalla tavola rotonda, per estrarne tutto ciò che potesse servire, in un contesto di aggiornamento del documento degli storici italo-sloveni del 2000, a stabilire qualche punto fermo, in grado di stemperare e prevenire le polemiche e restituire la sua piena valenza alla ragione.

confine ItaliaIl documento che qui viene pubblicato, elaborato dal gruppo di lavoro, è stato sottoposto ai relatori ed a tutti coloro che – nelle varie sedi degli organismi dell’ANPI – sono più direttamente interessati alla tematica. Arricchito dalle osservazioni pervenute e da un’ulteriore riflessione, molto produttiva, in seno al Comitato nazionale dell’ANPI (che l’ha approvato, alla fine, all’unanimità), esso viene offerto ai lettori, agli studiosi ed a quanti sono direttamente interessati a queste dolorose vicende, non come punto d’arrivo, ma come una base di riflessione e di ragionamento, che affonda le radici nel più volte ricordato documento degli anni 2000, ma in qualche modo ne offre un aggiornamento, sulla base delle ricerche di questi anni.

Non ci si accusi, dunque, di presunzione perché dichiaratamente non vogliamo assumere un ruolo che spetta agli storici, ma semplicemente offrire una piattaforma aggiornata, che consenta gli approfondimenti indicati anche da diversi relatori, non più sulla base di pregiudizi, ma con la pacatezza di chi sa che sta parlando di vicende estremamente dolorose, che hanno colpito persone e famiglie, in modo talvolta indelebile. Un documento che, dunque, si propone come strumento di avvicinamento tra posizioni anche diverse e come mezzo di prevenzione delle polemiche frequentemente insorgenti, ma raramente produttive di effetti positivi.

L’ANPI nazionale raccomanda a tutti, e in particolare ai propri organismi periferici, una lettura attenta ed una riflessione approfondita; e si augura che il documento possa servire anche a restituire alla Giornata del ricordo quella che avrebbe dovuto essere la sua vocazione originaria. Sarà questo il miglior contributo, ci auguriamo, per mitigare asprezze, per avvicinare oggi posizioni diverse tra loro, per restituire serenità e riflessione ad un dibattito che troppo spesso ha finito per sfociare nell’apriorismo e nel pregiudizio. La speranza è, dunque, quella di riuscire a mettere da parte le emozioni (pur rispettabilissime) per avvicinare idee e posizioni che possono essere diverse, ma non necessariamente contrapposte, per consentire un dialogo tra le associazioni di esuli o comunque di persone e famiglie colpite da quella che è e resta una vera tragedia, un dialogo che sarebbe certamente produttivo di effetti positivi sul piano della convivenza pacifica e della civiltà.

Carlo Smuraglia, Presidente dell’ANPI nazionale