Il re è nudo. Intendiamoci: lo era da molto tempo, ma l’inchiesta di Fanpage “Lobby nera” ha pubblicamente dimostrato quanto profondo sia il verminaio del mondo neofascista e neonazista italiano. Fra saluti romani, chiamate ai “camerati”, riferimenti ad Hitler, ironie su “ebrei” e “negri”, finanziamenti neri per campagne elettorali e conseguenti “lavatrici”, svastiche sulla schiena, birrerie di Monaco, vecchie fasciste, boia chi molla, prostitute a cui chiedere il voto con qualche regalino, razzismo verso i meridionali, sarcasmi sul giornalista da anni sotto scorta Paolo Berizzi, servizi d’informazione “informali”, massoni, esoterismo, ex militari e chi più ne ha più ne metta, emerge uno spaccato che manifesta e conferma l’esistenza di strutture reticolari di natura fascista e nazista nel nostro Paese.

Roberto Jonghi Lavarini, Chiara Valcepina e Carlo Fidanza: tre dei politici di FdI messi nei guai dall’inchiesta di Fanpage

Il partito di riferimento è Fratelli d’Italia, con qualche solido aggancio nella Lega: viene citato il nazista Savoini, già al centro dell’inchiesta sul “russiagate” di cui si parlò sui media nel luglio 2019. E viene persino citato qualche aggancio con Forza Italia. Due i protagonisti dell’inchiesta: il cosiddetto “barone nero” Roberto Jonghi Lavarini, una biografia clamorosamente fascista e per vari aspetti “collaterale” a Fratelli d’Italia, e Carlo Fidanza, europarlamentare e capo delegazione di Fratelli d’Italia.

27 gennaio 2021, Giorno della Memoria. A Cogoleto (GE), tre consiglieri comunali di minoranza votano in Consiglio comunale con il saluto romano

Ma se la prima puntata dell’inchiesta di Fanpage rivela l’oceano di fango del neofascismo italiano, sono da tempo noti affluenti, fiumi, laghi che a questo oceano portano acqua ogni giorno. Per esempio, limitandoci solo all’anno in corso, Elena Donazzan (Fratelli d’Italia), assessore alla Regione Veneto, conosciuta per aver intonato “Faccetta nera” in una radio privata ed aver celebrato il 25 aprile sulla tomba di 14 soldati nazisti; Valeria Amadei (vicina a Fd’I), Francesco Biamonti (Lega) e Mauro Siri, consiglieri comunali di Cogoleto, presso Genova, che nella seduta consiliare del 27 gennaio, in cui si celebrava il giorno della Memoria, si sono esibiti nel saluto romano; la partecipazione del primo cittadino di Codevigo, nel territorio di Padova, a una commemorazione di militi saloini, dove campeggiavano aquile mussoliniane e bandiere della Rsi; la giunta comunale di Gorizia e le sue ricorrenti strizzatine d’occhio alla X Mas, con tanto di inni militari e labari in municipio; il consigliere comunale di Trieste Fabio Tuiach, già della Lega, che pubblicò una foto di Adolf Hitler il 27 gennaio di quest’anno, noto per aver dichiarato di sentirsi offeso per il conferimento della cittadinanza onoraria a Liliana Segre e per aver giustificato l’omicidio di Stefano Cucchi; i vari sindaci e consiglieri comunali che propongono di intitolare vie e piazze a Giorgio Almirante; i volti neri che ha raccontato il recente reportage del Gruppo di lavoro Patria su neofascismo e web. Per non parlare del caso Durigon e dell’incredibile vicenda di Mario Vattani, con un passato legato a CasaPound, che non ha mai smentito le sue idee fasciste e che è stato recentemente nominato ambasciatore a Singapore.

Cosa emerge da questo parzialissimo florilegio? Emerge che personaggi più o meno dichiaratamente fascisti o con simpatie naziste sono presenti nelle istituzioni, alle volte come rappresentanti della Lega, più spesso come rappresentanti di Fratelli d’Italia. E Fratelli d’Italia è nell’occhio del ciclone per l’inchiesta di Fanpage. Carlo Fidanza, preso con le mani nella marmellata (ma nelle fogne non si tratta propriamente di marmellata) si “autosospende” dal partito per limitare i danni. Ma la sua è una figura apicale di Fratelli d’Italia, e ci vuole ben altro per distinguere il partito sia dall’impasto di neofascismo, nazismo e razzismo che emerge dall’inchiesta, sia dalla vicenda dei finanziamenti neri su cui la magistratura ha aperto un’inchiesta.

Giorgia Meloni (Imagoeconomica)

Giorgia Meloni, in evidente affanno, dichiara che “in Fratelli d’Italia non c’è spazio per razzisti, antisemiti e per paranazisti”. Ma, come si dice, la toppa è peggio del buco. Come mai non cita i fascisti? Come mai non ha mai condannato le manifestazioni di filofascismo di vari rappresentanti del suo partito nelle istituzioni? C’è del calcolo nella sua esclusione, fra i “cattivi”, dei fascisti. È la vecchia tiritera per cui Hitler era cattivo, ma Mussolini no. E in fondo è stato solo tirato per la giacca nella guerra mondiale.

Se un partito che non rinnega il fascismo e che anzi, da parte di molti suoi rappresentanti nelle istituzioni e persino di una figura apicale come Carlo Fidanza, lo esalta, si candida al governo del Paese forte di un indubitabile consenso, c’è da preoccuparsi davvero. Se un altro partito candidato al governo, come la Lega, rivela infiltrazioni e oscuri connubi con personaggi della destra neonazista, c’è da preoccuparsi ancora di più.

A maggior ragione oggi è urgente la formazione di una grande alleanza di popolo che contrasti questa torbida deriva e rilanci, nella concretezza della drammatica situazione attuale del Paese, i valori fondativi della Repubblica, che ispirarono la Resistenza. Ed è quanto mai all’ordine del giorno una forte risposta delle istituzioni, senza se e senza ma, a cominciare dal governo, dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, perché si dia finalmente e pienamente attuazione alla XII Disposizione finale della Costituzione, alla legge Scelba di applicazione di tale Disposizione, alla legge Mancino.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi