(Imagoeconomica)

Appartengo a chi pensa sia sbagliato inviare armi e sostenere una resistenza armata contro la folle, criminale aggressione dell’esercito russo in Ucraina. E questa scelta di campo, non è presa a cuor leggero, anzi è sofferta e dolorosa, ma obbligata per non far sì che, alla follia di un dittatore e al fallimento e all’egoismo dell’Occidente, a pagare il conto, ancora una volta, sia la popolazione civile ucraina.

Pensavo che, dopo i due conflitti mondiali e le esperienze delle tante altre guerre succedutesi da allora, avessimo superato la teoria delle “guerre giuste” ma, ahimè, mi sono sbagliato, l’aberrazione della guerra e di tutto ciò che comporta non è stato ancora assorbito dalle nostre coscienze.

Partigiani italiani

Nella nostra Costituzione, frutto di un lungo dibattito tra gli uomini e le donne che hanno liberato con le armi l’Italia dal nazifascismo, è stato scritto che “L’Italia ripudia la guerra”, non che ripudia le guerre ingiuste. La guerra è ingiusta in sé, senza se e senza ma. L’assoluto ripudio della guerra da parte di coloro che la guerra l’hanno subita e vissuta, vale più di ogni altra teoria o analisi filosofica o politica.

Umberto Terracini firma la Costituzione della Repubblica Italiana

All’orrore della guerra si deve questo rifiuto. Tanto da passare dalla Società delle Nazioni all’Organizzazione delle Nazioni Unite, a un sistema di diritto internazionale e umanitario il cui compito e mandato è quello di regolare le relazioni tra Stati e individui, e risolvere i conflitti tra Stati. In altre parole, il governo del mondo, quello che Michael Gorbachov una volta definì “il ministero degli interni del pianeta-mondo”.

Un percorso voluto dagli Stati ma che li vede anche resistenti a cedere quote di sovranità alle istituzioni sovranazionali, rendendo tutto più difficile, lento e contraddittorio.

Il palazzo sede dell’Onu

Nulla di nuovo per gli addetti ai lavori, ma è bene ricordarlo, per poter rispondere a chi ancora oggi considera la guerra, se giusta, come una opzione. Inutile dire che per ragioni contrapposte, l’altro, il nemico, in questo caso l’aggressore Vladimir Putin, ritiene altrettanto giusto invadere, distruggere, ammazzare, l’Ucraina e la sua popolazione. Sempre seguendo questa logica, dove l’opzione guerra è prevista, l’Unione Europea, i suoi Stati membri e l’Alleanza Atlantica (la Nato) corrono in soccorso dell’Ucraina consegnando armi e non solo (perché la guerra, si sa, è cosa sporca e certe cose non si dicono) sperando che la resistenza armata rallenti l’avanzata russa, aumentino le vittime tra i russi, e questo, con il combinato disposto delle sanzioni, faccia cadere il dittatore.

In un campo per profughi ucraini (Imagoeconomica)

Nel frattempo (incrociando le dita che non ci scappi il disastro nucleare), pazienza se le città ucraine saranno ridotte come le città cecene, migliaia e miglia di uomini ucraini morti, e milioni di donne, minori, anziani e disabili in fuga sparsi tra alberghi, centri di accoglienza, famiglie in ogni angolo d’Europa. Il tutto giustificato come effetti collaterali.

Questo potrebbe essere lo scenario del migliore dei casi se rimaniamo dentro questo schema. Se invece accadesse qualche incidente o mossa sbagliata o un’azione di qualche folle isolato o esaltato in preda a qualche delirio di onnipotenza, cascheremmo tutti quanti dentro una guerra nucleare.

Ucraina addestramento dei civili all’uso delle armi (Imagoeconomica)

Ma possibile che le guerre di questi ultimi trent’anni, dalla ex-Jugoslavia, all’Iraq, l’Afghanistan, la Siria, la Libia, solo per citarne alcune, oltre ai milioni di rifugiati e di persone in fuga non più in grado di poter vivere, lavorare e costruire un futuro per le proprie famiglie, al disastro ambientale non sia sufficiente per comprendere che dobbiamo uscire da questo schema dove la guerra è ancora considerata un’opzione?

Alla domanda: “che alternativa abbiamo all’invio delle armi, come schierarsi a favore dell’Ucraina e come sostenere la sua popolazione?”. La risposta è: occorre cambiare schema. Essere fermi sul rifiuto della guerra. Non dare per sconfitta la ragione, il diritto, la politica, il negoziato.

Sergio Bassoli, Rete italiana Pace e Disarmo

Ė ovvio, ma va detto, che l’invasione andava fermata prima e che oltre alla chiara e netta responsabilità di Putin e della sua cerchia, vi siano le responsabilità dell’Occidente, ma non è ora il momento di aprire questa discussione. Ora è il momento di agire per fermare la guerra, per il cessate il fuoco, per proteggere la popolazione ucraina e, costruire ponti con la popolazione russa che non vuole questa guerra.

Lo hanno già detto e scritto personalità provenienti da mondi diversi che non si sono mai parlati tra di loro, occorre andare a Kiev. Occorre che l’Assemblea delle Nazioni Unite inviti tutte le istituzioni e i capi di Stato ad andare in missione in Ucraina per riaffermare che il diritto internazionale non lo si può più violare e che il contenzioso tra Russia e Ucraina lo si affronta seduti a un tavolo e che le armi vanno deposte, subito. Cosa può fare Putin di fronte a questa mossa? Cosa può fare il soldato di fronte a una popolazione seduta per le strade con le mani alzate, e con tutto il mondo lì presente? E noi saremo lì, insieme alle istituzioni, uniti contro la guerra, per chiudere definitivamente il conto con il passato. Finalmente saremo il popolo della pace, unito e schierato con gli ucraini e vedrete che con noi ci sarà anche il popolo russo.

Se non lo facciamo ora, quando?

Sergio Bassoli, Rete italiana Pace e Disarmo