Una massima attribuita a Mao Tse-Tung, molto diffusa all’inizio degli anni 70, diceva testualmente: “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”. Ma la storia gioca curiosi paradossi, per cui ad oggi, ferma rimanendo la grande confusione, la situazione sembra francamente pessima. Dal punto di vista dell’economia e del lavoro l’Italia segna il passo, mentre i venti di guerre commerciali e protezionismi stanno accumulando minacciose nubi sulla situazione mondiale. Il modello democratico europeo è (da tempo) in grandissimo affanno, mentre crescono piccoli sovranismi e minacciose tensioni. È recentissimo il voto in Andalusia dove il PSOE, da 36 anni al governo, ha perso 14 seggi, mentre la formazione filofranchista, nazionalista, xenofoba ed antifemminista Vox ne ha conquistati 12, rendendo così possibile un governo di destra con i Popolari e Ciudadanos. È di questi giorni la diffusissima protesta del movimento dei “gilet gialli” che sembra poter sconvolgere gli equilibri politici in Francia. Ma a ben vedere è in tutta Europa che i blocchi sociali che hanno sostenuto le forze politiche tradizionali (ma non solo: pensiamo a En Marche di Macron, movimento di recente costituzione) si stanno decomponendo a grande velocità, mentre si formano nuovi blocchi sociali attorno a forze sempre populiste, spesso di estrema destra. Basti pensare all’Italia, dove in poco tempo un partito giunto al 40% – il Pd – è sceso sotto il 20%, mentre il M5s ha avuto un clamoroso successo assieme alla Lega, in crescita nei sondaggi. La recentissima approvazione da parte del parlamento italiano del decreto cosiddetto “immigrazione e sicurezza” comporterà (o sta già comportando) la moltiplicazione del numero di migranti irregolari, senza dimora, senza alcuna protezione, col doppio effetto di rendere invisibili migliaia di essere umani e di aumentare degrado e criminalità. Si chiama eterogenesi dei fini. I movimenti esplicitamente neofascisti e neonazisti, sempre caratterizzati da una pratica squadristica, civettano con le forze parlamentari di destra, comprese quelle al governo (come in Italia), mentre la parola “fascismo” sembra essere stata esumata da quel sudario sotto cui sembrava essere stata sepolta e diventa spesso riferimento anche positivo di questo o quel dibattito, di questa o quella citazione, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

La situazione, dunque, non è eccellente, ma cupa. Cupa vuol dire oscura, profonda, priva di luce. Ecco, una situazione priva di luce, ragion per cui non è chiaro il domani, c’è ansia sulla prospettiva, si naviga a vista giorno per giorno su tutto. In questa situazione c’è una parte grande e importante del nostro Paese che non ci sta e reagisce avendo come bussola la Costituzione. Non stupisce perciò che l’Anpi goda buona salute, perché sono in tanti a vedere l’associazione dei partigiani come una sorta di baluardo a difesa della Carta e della democrazia da essa disegnata. L’Anpi peraltro risponde a tale crescente domanda allargando, come necessario oggi, l’orizzonte, che non può che essere europeo: il 14 e 15 dicembre si svolgerà a Roma – come si può leggere in altro articolo di questo numero – un convegno, promosso dall’Anpi, davvero importante di forze antifasciste europee, in cui si discuterà come affrontare la nuova situazione che si è creata nel continente, rispondendo così anche alla Direttiva sull’aumento della violenza neofascista in Europa e sulla urgenza di una risposta democratica a tale fenomeno, approvata il 25 ottobre dal Parlamento europeo. Ed a cavallo fra novembre e dicembre si è svolto a Milano un seminario nazionale, dell’Anpi e dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, sui musei della Resistenza italiani ed europei, dal suggestivo titolo “Le case della memoria partigiana”.

L’Anpi c’era, c’è e ci sarà. Ma, certo, da sola non basta. Per invertire la rotta del Paese (e a maggior ragione dell’Europa), per risalire dal piano sempre più inclinato l’unica via percorribile è quella dell’unità. Ma a sua volta tale via non può non passare dall’unità con i popoli e dei popoli e, se si vuole, dei lavoratori con i lavoratori. Qui c’è un mondo sfruttato, sottopagato, in qualche caso in condizioni schiavili, ma spesso diviso: fa gioco al Potere schierare i poveri italiani contro i più poveri migranti, per contrapporre gli uni agli altri sulle questioni del lavoro e su quelle delle idee. Sul lavoro è il solito giochetto di sottopagare – per esempio – il bracciante straniero e così di metterlo in competizione col bracciante italiano. C’è una unità possibile? Sì. Chiedendo – sempre per esempio – salari equi e orari di lavoro umani per tutti. Sulle idee la narrazione sovranista si incardina sulla presunta “invasione dello straniero” argomentata con clamorosi falsi, a cui si deve contrapporre una vera cultura nazionale italiana, che è aperta, cosmopolita, solidale. Sono solo esempi per indicare un terreno di lotta politica, sociale e culturale che va ben oltre i compiti (e le possibilità) dell’Anpi e che coinvolge l’intera società italiana. È proprio una grande sfida. Da cui possono dipendere i destini del nostro Paese e dell’intero continente. Perché se oggi la situazione è cupa, priva di luce, la missione preliminare di tutti è illuminarla, renderla chiara e distinta. E la luce c’è solo nella difesa e nello sviluppo della democrazia.