È stata di recente resa pubblica una nota informativa del Ministero dell’Interno (Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione) sull’associazione CasaPound Italia. Nella nota non si fa alcun alcun riferimento esplicito al fascismo, anzi, si elogia ripetutamente CasaPound, a cominciare dalla «palese e dichiarata volontà di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio» (notare la cura con cui si evita di pronunciare la parola fascismo). Nella nota si sfiora l’apologia quando si descrive l’attività di CasaPound come «l’organizzazione di innumerevoli convegni e dibattiti cui sono frequentemente intervenuti esponenti politici, della cultura e del giornalismo anche di diverso orientamento politico»; ci si spertica nell’elogio soffermandosi – sempre a proposito di CasaPound – sul primario «impegno a tutela delle fasce deboli»; ci si sofferma sulla “progettualità”, come dimostrano «le recenti intese con la Lega Nord»; si accenna alla violenza ma non dell’associazione – ci mancherebbe altro! –, bensì di alcuni «elementi inclini all’uso della violenza», perché le iniziative di CasaPound si svolgono «senza dar luogo ad illegalità e turbative dell’ordine pubblico». Certo, qualche volta ci scappa lo scontro, ma – sia chiaro – la responsabilità è di coloro che «non riconoscono a Casa Pound ed alle altre aggregazioni politiche di estrema destra il diritto “all’agibilità politica”». Questo, un breve florilegio. Se ne deduce che per il Direttore Centrale della Polizia di Prevenzione, che invia la nota informativa, CasaPound sia una via di mezzo fra i Boy Scout e le Giovani Marmotte e che nel suo pensiero politico, per nulla sfigurato da qualche inevitabile mela marcia, furoreggi lo spirito di Voltaire e di Norberto Bobbio. Noi pensiamo che questo panegirico, pardon! questa nota informativa sia stata ragionevolmente scritta a piena e consapevole copertura di CasaPound (forse l’autore dimentica che l’associazione si autodefinisce “i fascisti del terzo millennio”), e che contrasti col buon senso, con l’evidenza dei fatti, con lo spirito della Costituzione. Noi pensiamo questo. Ci si chiede: cosa pensa il Ministro dell’Interno?