C’è un cammino intrapreso, lungo e difficile, che vedrà accelerazioni e rallentamenti, entusiasmi e preoccupazioni. Alle volte sarà manifesto, altre carsico. Ma è intrapreso.

È il cammino di una risposta popolare, unitaria e di massa, nelle forme più diverse, contro la torsione xenofoba del ministro dell’Interno, sostenuto da tutto il governo, e contro paure, risentimenti e rancori, incoraggiati proprio dallo stesso ministro, che serpeggiano in parte della popolazione e che in qualche caso si stanno manifestando in forme patologiche da troppo tempo con violenze, aggressioni, omicidi. Le vittime: i migranti, i rom, i gay, gli oppositori politici. Una forma di squadrismo del terzo millennio che si rivela nella concretezza della brutale violenza; è “il fascismo eterno” di cui parlava Umberto Eco, che cova in una parte della società come un cancro, un parassita della civiltà e della cultura, ed emerge periodicamente, come Proteo, una mitica divinità marina dell’antica Grecia, che era capace in ogni momento di cambiare sembianza. Il razzismo, peraltro, è una modalità inscindibile del fascismo. Nella storia contemporanea d’Europa dietro ogni razzismo covava (e cova) in modo conclamato o nascosto una croce uncinata, un simbolo runico, un’ascia bipenne. Ecco perché i razzisti sono sempre neri, anche a rivelazione dell’unico colore della loro coscienza.

Ma se la lotta è questa, da un lato la storia del 900 ci può aiutare per ritrovare nelle esperienze del passato qualche spunto di riflessione, qualche proposta, qualche risposta. Ma dall’altro lato c’è nella situazione attuale un’unicità, dovuta dal declino dell’attuale opposizione politica e dunque dalla evanescenza di uno dei riferimenti essenziali di tale lotta. Ciò comporta un aggravio di responsabilità da parte di quel mondo di associazioni, di organizzazioni, di volontariato, di singole persone – che va sotto il discutibile nome di “società civile” – che ha già dato vita in diverse forme a tante risposte.

Il cammino sarà sociale, politico, culturale, formativo. Ma è intrapreso. A cominciare dall’impegno contro il decreto sull’immigrazione e la sicurezza – il decreto Salvini -, un nuovo essenziale anello nella catena xenofoba del ministro, l’ennesima riduzione della grande questione sociale dei migranti ad un problema di codice penale.

Iniziarono in tutta Italia le “magliette rosse” il 7 luglio di quest’anno, sotto lo slogan “Fermare l’emorragia di umanità”; hanno continuato l’8 agosto i “berretti rossi” a Foggia in marcia per i diritti dei braccianti; hanno proseguito nell’ambito della campagna nazionale “Aprite i porti” il 25 agosto (ma anche nei giorni precedenti) migliaia e migliaia di persone accalcate al porto di Catania, dove era ormeggiata la nave Diciotti con 157 profughi abbandonati dalle autorità del nostro Paese, prigionieri della nave e in balia di se stessi; ed ancora il 28 agosto a Milano un corteo partecipatissimo ha manifestato contro ogni razzismo in occasione del contemporaneo incontro fra Viktor Mihály Orbán e Matteo Salvini; il 25 settembre a Bari, in risposta ad una violentissima aggressione da parte di individui di CasaPound verso alcuni manifestanti che tornavano da un corteo contro Salvini, si è svolta una straordinaria manifestazione popolare durante cui ha parlato Luciano Canfora, che intervistiamo in questo numero di Patria.

E non è finita: il 30 settembre a Milano si svolgerà un’altra grande manifestazione popolare sotto l’insegna di due parole evocative: “Intolleranza Zero” e il 7 ottobre fervono i preparativi per la tradizionale marcia Perugia Assisi, che quest’anno si caratterizza anche per il contrasto radicale ad ogni forma di razzismo.

Ecco perché il cammino è intrapreso, e non può non investire una dimensione europea. Per queste ragioni l’Anpi sta organizzando un convegno europeo sul tema “Essere antifascisti oggi in Europa” a cui sono invitate decine di associazioni antifasciste dei Paesi europei. Il convegno si svolgerà a Roma venerdì 14 e sabato 15 dicembre nella prospettiva, tutt’altro che facile, di contribuire ad avviare la costruzione di una moderna rete antifascista di dimensione continentale in questa fase di preoccupante espansione di forze razziste, nazionaliste, oscurantiste, neofasciste e neonaziste vecchie e nuove.

Vecchi e nuovi Resistenti. Ci siamo. Ciascuno col proprio bagaglio di vita, di storia, di vittorie, di delusioni. Ma ci siamo. In una situazione pesantissima ed inedita, in cui torna la “bestia sanza pace” del razzismo e del neofascismo. Ma ci siamo. In cui l’Europa che conoscevamo sembra traballare sotto i colpi di un nazionalismo di tipo nuovo, che come ogni nazionalismo porta a tensioni internazionali e può causare venti di guerra. Ma ci siamo. In un mondo dove sullo scranno più importante non c’è più Roosevelt, bensì un personaggio discusso, ambiguo, pericoloso, sovranista e suprematista come Trump. Ma ci siamo. E sappiamo che possiamo contare solo su di una forza, però molto grande e insostituibile: la nostra. Scriveva Bertolt Brecht:

A chi esita

Dici:

per noi va male. Il buio

cresce. Le forze scemano.

Dopo che si è lavorato tanti anni

noi siamo ora in una condizione

più difficile di quando

si era appena cominciato.

 E il nemico ci sta innanzi

più potente che mai.

Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso

una apparenza invincibile.

E noi abbiamo commesso degli errori,

non si può negarlo.

Siamo sempre di meno. Le nostre

parole d’ordine sono confuse. Una parte

delle nostre parole

le ha stravolte il nemico fino a renderle

irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?

Qualcosa o tutto? Su chi

contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti

via dalla corrente? Resteremo indietro, senza

comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi. Non aspettarti

nessuna risposta

oltre la tua.