La notizia è questa: agenti di polizia controlleranno la sua abitazione e i luoghi che frequenterà Paolo Berizzi, il coraggioso giornalista di Repubblica che ha denunciato l’esistenza e l’attività del gruppo neonazista di Varese Do.Ra. e che sul medesimo tema ha scritto su questo periodico (http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/il-nazista-della-porta-accanto/).
In merito, il segretario generale e il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, hanno dichiarato: «Dopo aver più volte minacciato il collega per le sue inchieste sull’attività dei gruppi neonazisti in alcune zone della Lombardia i componenti di una formazione che si ispira ad Adolf Hitler hanno preso di mira l’auto di Paolo Berizzi, incidendo sulla carrozzeria una svastica e altri simboli del nazismo. Ce n’è abbastanza perché il ministero dell’Interno adotti i provvedimenti previsti dalla legge, disponendo lo scioglimento del suddetto gruppo neonazista. Al collega Paolo Berizzi, la solidarietà della Fnsi, nella convinzione che quanto accaduto non gli impedirà di proseguire nella attività di inchiesta e di denuncia condotta fino ad oggi».
Su Repubblica è stato pubblicato il seguente comunicato: “Il CdR e la redazione di Repubblica sono al fianco del collega Paolo Berizzi per il quale il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica ha disposto una misura di sicurezza e di vigilanza, in seguito alle ripetute minacce ricevute via web da gruppi di estrema destra e frange neonaziste, culminato poche sera fa con un grave atto intimidatorio. Paolo, da anni, con servizi e inchieste si occupa e racconta l’estremismo politico di destra con le sue derivazioni xenofobe e violente; non si è mai fermato di fronte alle minacce, così come siamo certi che non si fermerà ora. La redazione tutta è solidale con Paolo e fa sapere che non saranno volgari e vigliacche provocazioni a impedire il nostro lavoro giornalistico”.
Ma cosa è successo in concreto a Paolo? Ce lo racconta lui stesso in diretta per telefono: “L’ultima novità è stata trovare sulla carrozzeria della mia auto, parcheggiata sotto casa, queste “incisioni”: una croce, una svastica, il simbolo delle SS. In realtà tutto è iniziato nel 2013, con uno striscione presso il Forum di Assago con la scritta “Berizzi infame”, poi successivamente un nuovo striscione con un’altra scritta più o meno con queste parole: “Berizzi informatore prezzolato”. Più recentemente, con insospettato senso dell’humor, l’ennesimo striscione: “Berizzi, la tua parola vale quanto il tuo giornale: 1.50 euro”. Tutto con ripetute minacce di morte sui social”.
Si ricorderà, a proposito dei muscolosi e tatuati individui del gruppo neonazista Co.Ra. ciò che proprio Paolo ha scritto sulle pagine di questo giornale, e cioè che costoro hanno promosso “una petizione per chiedere la messa al bando dell’ANPI e un processo per crimini di guerra per tutti i partigiani ancora in vita”. Ma non si tratta solo di grottesco folklore. C’è una zona grigia (anzi, per la precisione, nerissima) che riguarda gli ultras del basket e del calcio di Varese, ma che vale in realtà per tutto il Paese, ove convergono storie di curve da stadio, simboli runici, teste rasate, saluti nazisti, cori razzisti. O peggio. Un melmoso sottofondo-bassofondo in cui la delinquenza politica si mescola alla criminalità comune, dando vita ad un composto instabile ed altamente pericoloso. Il tutto, in conclamato, palese ed intollerabile contrasto non solo con le leggi dello Stato (la legge Scelba e la legge Mancino, oltre che – più banalmente – il Codice Penale) ma anche con lo spirito e la lettera della Costituzione. È palese a tutti che gli effetti della difficile situazione del Paese (e dell’intera Europa) agevolano il proliferarsi, nelle forme più disparate, di queste formazioni politiche, pseudopolitiche o teppistico-politiche.
A Paolo va ovviamente la piena e incondizionata solidarietà della redazione di Patria indipendente. “Appassionata solidarietà” al collega e amico Paolo Berizzi, resa nota sul suo profilo FB, anche da parte di Andrea Liparoto, componente della Segreteria nazionale ANPI con delega alla comunicazione e stampa. Ma non ci si può fermare qui. Se si è deciso di assumere misure di tutela nei confronti della persona fisica di Paolo Berizzi, vuol dire che si è pienamente consapevoli di una potenziale minaccia alla sua incolumità e – date la sua attività professionale e le caratteristiche delle intimidazioni – dell’origine di tale minaccia. Hanno dunque clamorosamente ragione (per chi non se ne fosse ancora accorto) l’ANPI nazionale e Patria indipendente a denunciare la gravità della diffusione delle organizzazioni neofasciste e neonaziste e dei loro comportamenti, sia sul terreno virtuale – le migliaia di pagine sui socialnetwork che inneggiano a Hitler, Mussolini e compagnia cantante (vedi http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/inchieste/facebook-ancora-sulla-galassia-nera/) -, sia sul terreno reale, ove minacce, aggressioni, intimidazioni e porcherie di ogni genere da parte degli squadristi del terzo millennio hanno assunto un ritmo ed un’intensità impressionante.
Da tempo l’ANPI nazionale ha posto ai massimi vertici della Repubblica questo tema: come operare perché lo Stato sia pienamente antifascista. Dopo la vicenda Berizzi, che mette a nudo il tentativo di condizionare violentemente la libertà d’informazione, è giunto il momento di avere delle risposte chiare e distinte: bene le misure di sicurezza; si tratta di un provvedimento necessario e urgente, ma parziale. Il tema è tutto politico e giuridico. È lo Stato che deve intervenire non solo operando ad personam, come peraltro doveroso, non solo attrezzandosi subito per stroncare il crescente squadrismo di queste “associazioni”, ma anche per far sì che ogni sua articolazione – dalla magistratura alle forze dell’ordine alla scuola – operi perché crescano la consapevolezza antifascista e le buone pratiche conseguenti. Per dirla col documento approvato in merito dall’ANPI nazionale e dall’Istituto Cervi, «si ritiene necessario che lo Stato assuma, nel suo complesso ed in tutti i comportamenti dei suoi esponenti, un atteggiamento più nettamente e dichiaratamente “antifascista”, nel presupposto che a contraddistinguere il nostro sistema come “antifascista” non è soltanto la XII disposizione transitoria, ma tutta la Costituzione, per il netto contrasto tra i princìpi e valori che essa esprime ed ogni tipo di fascismo, di autoritarismo, di razzismo, di populismo. Non si tratta solo di aspetti formali, ma del “segno” che da parte delle pubbliche Autorità deve essere dato, nella citata direzione, a tutte le iniziative ed a tutti i comportamenti di qualsiasi organo dello Stato» (vedi qui il documento integrale: http://www.anpi.it/media/uploads/files/2016/06/DOCUMENTO-ANPI-CERVI.pdf).
A questo punto ci si aspetta un intervento serio e programmato che colpisca alla radice gli Hitler e i Mussolini su scala tatuata e ponga le basi per una profonda riforma democratica dello Stato. Ce lo conferma proprio Paolo Berizzi, quando ci dice, scandendo le parole, “Le provocazioni e le minacce a cui sono sottoposto mi fanno raddoppiare l’impegno su questi temi. Il fatto che nel 2017 nel nostro Paese ci siano ancora gruppi nazisti è una vergogna nazionale. La politica, le istituzioni, la magistratura non possono più fare finta di niente”.
Se non ora, quando?
I link di alcuni articoli di Paolo Berizzi sui movimenti neonazisti nel Varesotto
http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/12/09/news/comunita_che_nega_olocausto-153781548/
http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/12/08/news/varese_naziskin_interrogazione_pd-153688237/
Pubblicato martedì 21 Marzo 2017
Stampato il 13/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/minacce-e-intimidazioni-a-berizzi/