Roma, La Nuvola, la fiera libraria Più libri più liberi, 4-8 dicembre 2025 (Imagoeconomica, Alessia Mastropietro)

Le polemiche sulla presenza dell’editore Passaggio al Bosco alla fiera libraria Più Libri Più Liberi (a La Nuvola, Roma, dal 4 all’8 dicembre 2025), sollevate prima dall’ex-deputato Emanuele Fiano e poi cresciute fino all’appello di alcuni autori  — fra questi alcuni nomi particolarmente importanti della cultura del nostro Paese — non hanno sortito grandi effetti sull’Associazione Italiana Editori, che organizza l’evento.

Lo stand di Passaggio al Bosco (Imagoeconomica, Alessia Mastropietro)

L’aspetto più interessante di tutta la vicenda rimane però il dibattito in sé, non tanto lo stand concesso a un editore di riferimento per l’area della destra radicale.

I libri proposti (Imagoeconomica, Alessia Mastropietro)

Per capire quanto gran parte di ciò che è stato detto e scritto in questi giorni sia non ben centrato, in primo luogo è utile dare un quadro più preciso di cosa sia Passaggio al Bosco, perché definirla come una casa editrice “neofascista” è un’affermazione vera, ma è al contempo troppo poco.

(da Fb di Casaggì)

Dal 2017 Passaggio al Bosco è la casa editrice creata internamente a Casaggì. È per questa formazione uno strumento eminentemente politico. Del resto è la medesima operazione che CasaPound fa con Altaforte Edizioni. Ricordate? In un caso del tutto simile a quello di cui ci occupiamo, nel 2019 venne estromessa dal Salone internazionale del Libro di Torino dopo forti polemiche.

Le case editrici neofasciste hanno una storia ben più lunga, ma il loro impiego metapolitico esplicitamente interno a una precisa organizzazione neofascista viene inaugurato appunto da CasaPound con Altaforte. Una casa editrice serve ovviamente a diffondere idee, in primo luogo verso i propri militanti. Permette inoltre di autorappresentarsi come soggetto culturale. Rende poi capaci di allargarsi politicamente e stringere collaborazioni e forme di vicinanza verso soggetti che non possono o non vogliono mostrarsi alleati espliciti di una formazione neofascista.

(da Fb Altaforte)

Per esempio Altaforte pubblica un libro-intervista a Matteo Salvini e nel proprio catalogo ha vari autori che sono giornalisti di quotidiani vicini alla destra parlamentare.
È infine strumento di collegamento verso elementi — autori, centri culturali, formazioni politiche — della destra radicale internazionale. Passaggio al Bosco difatti ha una collaborazione forte con l’Institut Iliade, ovvero il think-tank francese che promuove le idee di Dominique Venner, uno dei personaggi di maggiore prominenza del neonazismo e del suprematismo bianco europeo.

Per dare maggiore spessore agli intenti di Passaggio al Bosco è necessario guardare alla storia di Casaggì, il cui nome da solo dà già due informazioni preziose per inquadrarne le caratteristiche principali. “Casaggì” è contrazione di “Casa di A.G.”, “Casa di Azione Giovani”, il che da una parte la inserisce in quelle esperienze del neofascismo proprie dei primi anni 2000 (Casa Montag, CasaPound, Casa Italia, Casa Degrelle, etc.) ovvero nel solco ideale del comunitarismo e dall’altra ne indica il posizionamento strutturalmente interno ad Alleanza Nazionale (Azione Giovani era la formazione giovanile di AN) prima e a Fratelli d’Italia poi.

Nella sede di Casaggì (dal loro fb)

Le idee professate da Casaggì sono quelle più classiche del neofascismo e del neonazismo. Ci limitiamo a un flash superficiale: fra le magliette prodotte e indossate dal gruppo, quella che, a vedere dalle loro foto sui social network, va per la maggiore è quella con su scritto “Vivere l’Idea, essere l’Idea”, cioè la penultima frase del giuramento che le SS italiane prestavano ad Adolf Hitler. Per tutto il resto non possiamo che rimandarvi all’articolo “Casaggì: sospesi fra nazismo e destra istituzionale“.

(da Fb Casaggì)

Il posizionamento di Casaggì rispetto a Fratelli d’Italia è, anche questo, un argomento che merita un approfondimento apposito — vi sono e vi sono stati motivi di contrasto, oltre che importanti momenti di scalata politica — ma per il tema di questa analisi basta tenere a mente che Casaggì è, come detto, interna a Fratelli d’Italia.

Permetteteci di aggiungere un ultimo fatto, per poter meglio mettere a fuoco la vicenda. Da anni oramai ci sono, in Italia e altrove, fiere librarie della destra radicale. E spesso sono piccole, ma a volte non lo sono affatto. Libropolis, un evento culturale annuale che ospita in provincia di Lucca nomi spesso importanti della cultura italiana, è uno spazio anche librario con una chiara connotazione politica di destra. Nei suoi spazi vengono da sempre ospitate case editrici della destra neofascista, insieme a case editrici con altri indirizzi e ben altra caratura. E nei primi anni di questa kermesse non è stato inusuale trovarvi esposti libri del più basso nostalgismo, un tipo di pubblicazioni che anche le case editrici come Altaforte praticano di rado.

Paola Passarelli, direttrice generale Mic, e Innocenzo Cipolletta, presidente Aie, all’inaugurazione dell’edizione 2025 di Più Libri Più Liberi (Imagoeconomica, Alessia Mastropietro)

A fronte delle proteste per la presenza di Passaggio al Bosco negli stand di Più Libri Più Liberi, l’Associazione Italiana Editori ha risposto due cose: primo che Passaggio al Bosco ha sottoscritto, come ogni altro editore, anche una clausola che li vede aderire ai valori democratici e costituzionali, secondo che una loro esclusione sarebbe stato un atto di censura contrastante appunto con i valori democratici.

(Imagoeconomica, Alessandro Amoruso)

Su questo secondo argomento si sono poi aggregati in molti, da Massimo Cacciari al ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Quello dei limiti alle libertà è un tema più che complesso, che tracima nella politica e nella filosofia, nell’antropologia e nella sociologia. Torna alla mente quel famoso principio, quello che Karl Popper declina nel 1945 in “se si tollera l’intolleranza, la tolleranza stessa finisce per estinguersi”. Ci pare di poterlo parafrasare (o forse solo precisare) dicendo che se non si protegge la democrazia da chi la democrazia la combatte, la democrazia stessa finisce per estinguersi.

Alla fiera libraria romana (Imagoeconomica, Alessandro Amoruso)

Non ci vogliamo però addentrare in un argomento del genere e preferiamo rilevare come un grande malinteso ci pare più facilmente rilevabile nella prima replica, quella della “clausola democratica” per gli editori. Quella che Passaggio al Bosco ha firmato.

Più libri più liberi 2025. Numerosi editori protestano, coprendo i loro libri, contro la presenza di un editore filo nazista (Imagoeconomica, Alessandro Amoruso)

Ora, ci pare evidente l’analogia con quelle amministrazioni comunali che hanno incluso nei requisiti per poter richiedere spazi pubblici la sottoscrizione di una clausola simile. Che infatti è stata più volte aggirata dai gruppi neofascisti semplicemente firmandola.

(Imagoeconomica, Alessandro Amoruso)

Non crediamo che l’Associazione Italiana Editori o tanto meno le amministrazioni comunali debbano indagare ogni singola richiesta alla ricerca di tracce di attacchi alla democrazia sui documenti o sui profili social dei richiedenti. L’inquisizione democratica sarebbe un male peggiore di quello che si vorrebbe affrontare. Ma di fronte a casi in cui si muovono tante e autorevoli personalità della cultura, di fronte a casi in cui si affrontano realtà palesemente ed esplicitamente neofasciste e neonaziste, la situazione è diversa.

Quella clausola va difesa, altrimenti è solo un orpello di carattere estetico. Se si scrive quella clausola allora è automatico che ci si incarica di farla rispettare: per farla rispettare è necessario farsi carico di decisioni che sono squisitamente politiche. Perché l’adesione ai valori democratici e costituzionali è un’adesione di natura politica. La difesa della democrazia contro chi la democrazia la combatte è un atto politico in purezza.

La protesta per la presenza di Passaggio al Bosco a Più libri più liberi (Imagoeconomica, Alessandro Amoruso)

Nel sottinteso di quanti, alcuni, sostengono che l’esclusione di Passaggio al Bosco sarebbe censura vi è probabilmente quello che tutte le idee sono ugualmente rispettabili, che debbano essere dibattute pariteticamente. Ma questa è appunto la posizione per cui da sempre certo neofascismo combatte, perché lo esclude dal consesso pubblico, perché che il fascismo non sia un’idea rispettabile al pari delle altre sta scritto in Costituzione. Un altro sottinteso potrebbe essere quello che la vera democrazia non ha paura di chi la vuol combattere. Questo è vero, ma la situazione internazionale, inclusa quella europea e dei nostri vicini come Francia e Germania, dovrebbe indurci qualche riflessione supplementare. Dovrebbe indurci ad una democraticità più combattiva.

(Imagoeconomica Alessandro Amoruso)

Per quanto detto finora è chiaro che la presenza di Passaggio al Bosco non si limita quindi al singolo stand: introduce in Più Libri Più Liberi il primo elemento di una rete di relazioni, riferimenti ideologici e obiettivi dichiarati, inseriti in una tradizione politica che non solo non riconosce la democrazia, ma ambisce a sostituirla. Apre inoltre una porta che in molti saranno pronti a varcare. Basta una firma e pagare la quota, perché Passaggio al Bosco ha già i propri spazi e si sente pronta a conquistarne altri.

Altri momenti della protesta (Imagoeconomica, Alessandro Amoruso)

Cos’è per Casaggì — e in futuro CasaPound e tutti gli altri — un tratto di penna al confronto di una storia almeno ventennale? L’aver firmato quella clausola per Passaggio al Bosco non è un’adesione ai valori sottoscritti, non cambia una virgola di ciò che sono e vogliono essere, è anzi uno sprezzante atto di sfida col quale se ne vuole dimostrare l’inconsistenza. E gli atti di sfida o si raccolgono o si subiscono.

(Imagoeconomica, Alessandro Amoruso)

Per questo la decisione di ammettere o escludere una realtà come Passaggio al Bosco non può essere ridotta a un tecnicismo amministrativo. È, qualunque sia la decisione, un atto pienamente politico: decide quali spazi pubblici intendiamo preservare per il pluralismo democratico e quali linee non vogliamo superare. Le istituzioni, culturali e politiche, hanno la responsabilità di riconoscere quando la tutela della libertà si trasforma in alibi per chi mira a minarla.

Stabilire limiti non significa comprimere la libertà, ma difenderne il senso. Verificare la reale adesione ai principi democratici non è censura, è mettere in pratica la Costituzione. Se la democrazia rinuncia a riconoscere la propria vulnerabilità e a tutelarsi da chi ne sfrutta gli strumenti per scardinarla finisce per condannarsi al declino.