
Non avevamo più una casa. Un popolo non può esistere se non ha una forma che indichi i limiti in cui i rapporti di ciascuno, delle istituzioni, segnano una potestà costituzionale, amministrativa e giuridica. Dove il popolo, cioè, possa sentirsi sicuro.
Non solo parole legate ai numeri di una data.

Uno era il numero di prima. Un capo, un partito, un pensiero. Perché prima la matematica era una opinione… unica, appunto. Quell’uno che voleva essere tutto, che mette il meno dei numeri relativi ai risultati della storia, la cui somma è sempre zero per la dignità del popolo.
Tutto perché ventotto milioni di italiani potessero indicare la forma dello Stato. E poi numeri assoluti, percentuali, proporzioni che rappresentano le volontà di tutti.
Un Parlamento che mette il segno positivo davanti la storia.

Cinquecentotrentacinque uomini e ventuno donne sommano cinquecentocinquantasei genitori costituenti. Trecentosettantacinque sedute assembleari, settantacinque i membri della commissione, diciotto il comitato di redazione, venti i mesi di lavoro. Un insieme complesso di insiemi che esprimono quattrocentocinquantatrè sì e sessantadue no, in libertà che ha sempre il segno più e, da qual momento il segno per… tutti.
Non solo parole legate ai numeri di una data, ma impegni. Come tutte le eredità, ha bisogno di continuare a esistere sulle gambe di chi ne ha giovato. Ma soprattutto nella testa, per essere ragionata con lucidità, e nel cuore perché emani passione.
Meritiamolo.
Paolo Papotti, responsabile nazionale Formazione Anpi
Pubblicato giovedì 2 Giugno 2022
Stampato il 07/06/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/idee/formazione/1943201945556762-giugno-2022/