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Sintomi

Spesso ci si chiede quale sia il modo migliore per coinvolgere e spiegare alle generazioni “Z” (nati dopo il Duemila) e “Millennials” (nati negli anni 80 e 90) – forse anche a quelle dei loro genitori…-, come determinati eventi storici accaduti 100 anni fa possano essere strumenti di conoscenza per capire anche l’oggi. Sia chiaro, nulla di mnemonico o nostalgico, ma qualcosa di più difficile. Come testimoniare una storia di cui non si è stati parte, che non si è vissuta, che magari è stata studiata (poco), che proprio perché di 100 anni fa si ritiene inutile riproporla, perché quegli eventi e quei fatti non potranno più ritornare. Le risposte possono essere tante e credibili a seconda dei punti di vista. La sociologia, la psicologia, l’antropologia, la pedagogia, la storia, la filosofia contribuiscono a dare elementi di elaborazione. Ma per chi ha il dovere della memoria rimane aperta una questione. Come tutte queste risposte costruiscono un vissuto che permette di conoscere e capire il passato per tramutarlo in conoscenza personale e collettiva? Cioè: è possibile costruire un patrimonio di conoscenze per chi non ha vissuto eventi? E prima ancora: è possibile interessare le generazioni “Z” e “Millennials” a questi temi in modo che diventino anche un loro patrimonio? Proviamo a suggerire un metodo. Considerare le “piccole storie locali” per collocarle nella “grande storia”. Cioè mettere a disposizione quei dettagli della storia e quegli elementi che fanno rivivere nel proprio territorio, città o frazione che sia, le vicende della storia. Ciò permette una vicinanza, più “visitabile” e più “toccabile” anche per le generazioni “Z” e “Millennials” (e anche quella dei loro genitori). Proponiamo perciò una lettura della nascita dei fasci di combattimento, attraverso i documenti che la sezione Anpi di Noceto (Parma) ha rinvenuto nell’archivio storico del proprio Comune.

Nulla nasce a caso

Da che cosa si capisce il significato di una associazione sportiva, ricreativa, culturale o politica? Dallo statuto, quel documento ufficiale che rappresenta un atto giuridico politico che esprime formalmente e solennemente i principi fondamentali che riguardano l’ordinamento di qualsiasi associazione, ente o istituto. Anche i fasci di combattimento hanno il loro statuto, in dieci punti.

Lo statuto dei fasci di combattimento

Uno statuto stringato. Gli articoli 2 e 3 delineano gli elementi che li caratterizzano, gli articoli dal 4 al 10 spiegano come si sta e ci si comporta nei fasci, esprimono formalmente e solennemente i principi fondamentali.

L’articolo 2 sancisce con forza (e in grassetto) che il loro programma è “La difesa dell’ultima guerra nazionale”, (i veri italiani contro chi era contro?); “La valorizzazione della vittoria”, a rafforzare il precedente (culto dell’eroismo dei caduti?); “La resistenza e l’opposizione alle degenerazioni teoriche e pratiche del socialismo politicante cioè del Bolscevismo”, (contro idee politiche diverse?).

L’articolo 3 cita: “I fasci non sono legalitari ad ogni costo, né illegalitari a priori. In tempi normali, mezzi legali; in tempi anormali, mezzi adatti alle circostanze. Non predicano la violenza per la violenza, ma respingono ogni violenza passando al contrattacco”.

Tutte le possibili interpretazioni di questo articolo, giuridiche, politiche, morali o storiche, sono legate da un filo conduttore a dir poco inquietante. Il rapporto fra legale e illegale; tempi normali, tempi anormali con conseguenti azioni; l’utilizzo della violenza (solo se si è provocati, figuriamoci!). Ma non c’era già una legge dello Stato per definire gli aspetti legali e illegali? Su cosa ci si basa per definire i tempi normali o anormali? Non ci sono le forze di polizia che intervengono in caso di disordini? Inserire, dunque, questa formulazione ha l’obiettivo di una autoassoluzione da eventuali gesti e azioni? Le risposte, ovvio, sono scontate.

La lettera del segretario politico al sindaco

Una risposta “giustificante” viene scritta nella lettera in cui i fasci, il 24 aprile 1921, invitano all’inaugurazione il sindaco (socialista) del Comune: “rileverà il programma e lo scopo che si propone (la neonata sezione dei fasci), programma di italianità, di civiltà e di fierezza. Il FASCIO non prende MAI iniziative di offese o di provocazioni, si difende – e con argomenti solidi – se è offeso o provocato. Con l’augurio vivissimo (…) non avvenga mai la necessità di scendere a competizioni violente (…)”.

La risposta del sindaco del 25 aprile 1921, lascia intendere una seria e lucida visione del futuro, tanto da sembrare scritta da un filosofo greco: “Ho fiducia, che col rispetto reciproco di tutte le posizioni e colla giusta e doverosa tolleranza delle varie tendenze – indici sicuri di educazione politica e sociale – la manifestazione di ogni sentimento si compirà sempre nel modo migliore col rispetto della legge e della libertà. A questo scopo nobilissimo debbono rivolgersi gli animi di tutti i cittadini e in tale senso darò l’opera mia assidua, onde non venga mai turbata la pubblica quiete. M’auguro anch’io, – come ella fece – che i giovani di ogni parte facili per l’entusiasmo e l’ardore propri della età a compiere atti impulsivi, non manchino mai la calma e la serenità, costituenti la virtù vera dei forti”.

La risposta del sindaco

Da una parte si teorizza il legale o l’illegale a seconda dei tempi (e dei pruriti personali), si prospettano violenze e gesti conseguenti. Dall’altra parte si parla di educazione politica e sociale, di calma e serenità come virtù dei forti.

Dalla ragione della forza alla forza della ragione. Pensiamoci. Anche oggi.

Nel frattempo, in Italia nel 1921

Stato e istituzioni

  • XVII congresso del Psi a Livorno: scissione della corrente comunista e fondazione del Partito comunista d’Italia (Pcd’I)
  • Respinta dalla Camera la mozione di Giacomo Matteotti contro gli atti di violenza fascista
  • Devastata dagli squadristi la Camera del lavoro di Trieste
  • Squadristi incendiano la sede della «Giustizia» di Reggio Emilia e le Camere del lavoro di Reggio Emilia e Mantova
  • Elezioni politiche: Psi (124 seggi; 23,2%), Ppi (108 seggi; 20,2%); Fascisti (35 seggi); Pcd’I (15 seggi), Nazionalisti (11 seggi)
  • Occupata da 500 fascisti, guidati da Amerigo Dumini (ndr: il criminale a capo della squadra fascista che sequestrò e assassinò Giacomo Matteotti), la stazione ferroviaria di Sarzana (La Spezia); tentato assalto alle carceri di Sarzana per liberare lo squadrista Renato Ricci: 18 morti e 30 feriti
  • XVIII congresso Psi a Milano: discussa la linea del partito in relazione alle violenze fasciste
  • Costituito ad Alba (Cuneo) il Partito dei contadini d’Italia: il partito opera per la difesa dei contadini salariati contro la proprietà terriera
  • III congresso Ppi a Venezia: mozione di maggioranza favorevole a una collaborazione con gli altri partiti democratici in funzione antifascista
  • III congresso dei Fasci di combattimento a Roma: decisa la trasformazione del movimento dei fasci in Partito nazionale fascista (PNF)

Economia e società

  • V congresso nazionale della Cgdl a Livorno: i riformisti mantengono la guida della confederazione. Proposto al governo un piano di lavori pubblici per fronteggiare la disoccupazione
  • la Fiat annuncia il licenziamento di 1.300 operai e la riduzione dell’orario di lavoro. La società offre a ogni licenziato un compenso di 200 lire, previo ripristino dei vecchi regolamenti di fabbrica
  • l’Ilva in dissesto è acquisita da Banca commerciale e Credito italiano, suoi creditori
  • VI censimento generale della popolazione: 37.856.000 residenti

Cronaca, costume, sport

  • Prima rappresentazione al teatro Valle di Roma di “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello
  • Inaugurata a Milano l’Università Cattolica del Sacro Cuore
  • Edito a Roma il quotidiano La Voce Repubblicana, organo ufficiale del Pri
  • Edita a Roma la rivista di informazione sul mondo musulmano Oriente moderno
  • Umberto Saba pubblica “Il Canzoniere”
  • Giro d’Italia di ciclismo vinto da Giovanni Brunero
  • Milano-Sanremo vinta da Costante Girardengo
  • Campionato di calcio vinto dalla Pro Vercelli
  • Primo Gran Premio d’Italia di automobilismo vinto a Montichiari (Brescia) dal francese Jules Goux
  • Incidente ferroviario alla Magliana (Roma): 23 morti e 85 feriti
  • Autorizzato dall’arcivescovo di Milano, Achille Ratti, l’ingresso di camicie nere e gagliardetti fascisti nel Duomo

Mentre i grammofoni trasmettono a 78 giri, “Royal Garden Blues”, un brano foxtrot newyorchese della Mamie Smith’s Jazz Hounds guidata dalla donna di colore Mamie Smith (ancora non c’è l’autarchia musicale…), l’Italia risponde con le note di “Giovinezza”, che accompagnano a passo d’oca la marcia fascista.


Bibliografia:

Per ascoltare:

  • “Royal Garden Blues”:

https://www.youtube.com/watch?v=4pQIFjxj_hg

  • “Giovinezza”. Innumerevoli sono le versioni video che contengono immagini, foto e commenti. L’insieme di tutti questi elementi che si trovano sul canale Youtube, non mi fanno suggerire nessuna versione. Si può ascoltare la versione originale (del 1909, nata con evidente altro intento), ma i commenti sfociano nel solito inutile ciarpame di sciocchezza. Ovviamente ognuno può fare la propria scelta, ma, per lo spirito della rubrica, non ritengo di suggerire, da queste pagine, nessun link per ascoltare il brano. Se l’utilizzo del progresso non è mediato dall’intelligenza e dal buon senso, perde il suo significato. So che capirete.

 Conclusione

Forse qualcuno nel 1921 ha sottovalutato, oppure, ha voluto sottovalutare.

Il sintomo non è la malattia, è la manifestazione di una malattia. Per capire qual è la malattia bisogna fare attente e scrupolose analisi, fare valutazioni obiettive, ma soprattutto, non lasciare nulla di intentato. Quando non si dà importanza ai sintomi, che sono i particolari della malattia, questa ha campo libero, poi è tardi.

L’antifascismo è non dare nulla per scontato. Quando si arriva a conclusioni affrettate e superficiali, allora è il buon senso che non c’è più, allora è la logica che è finita, è il pensiero che si è fermato. Riflettiamo.

Paolo Papotti, componente della Segreteria nazionale Anpi, responsabile Formazione