Le buste di doni della Befana Fascista (Foto tratta da: http://senato.archivioluce.it)

Si avvicinano le feste di Natale. Per tutti, di fede o meno e con diversi approcci, le festività natalizie, assumono anche la forma del regalo come gesto di attenzione a chi vuoi più bene o, più in generale, a chi tieni. Anche le tradizioni rappresentano la cultura di una società. La società è una comunità organizzata, composta da individui. La società, per definizione, si trasforma a seconda dei periodi storici e a seconda delle persone che progressivamente evolvono o, tristemente, involvono. La società imposta dalla dittatura fascista, non ha perso le occasioni per mantenere la tradizione culturale del “regalo natalizio”. Due leggi ad esempio, vengono emanate, (ma è un caso…), in un giorno particolare. Chissà, se si possano definire regali…

  • legge n. 2263 del 24 dicembre 1925. Il Presidente termina di essere individuato come Presidente del Consiglio, per diventare capo del Governo, Primo ministro Segretario di Stato, ottenendo la supremazia sugli altri ministri i quali cessano di essere suoi colleghi (diventano suoi subordinati gerarchici). I singoli ministri possono essere sfiduciati sia dal Re che dal Primo ministro. Il capo del Governo è nominato e revocato dal Re ed è responsabile dell’indirizzo generale politico del Governo solo verso il Re, pertanto il capo del Governo non è responsabile verso il Parlamento; non c’è rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo;
  • legge n. 2300 del 24 dicembre 1925. Allontanamento del servizio di tutti i funzionari pubblici che rifiutano di prestare giuramento di fedeltà al regime.

Nel merito di queste due leggi entrerò con un appuntamento apposito su queste pagine. Ma le date non sono solo simboli arbitrari. Il due regali agli italiani della vigilia di Natale del 1925 sono:

  • il Parlamento non ha più senso (la legge elettorale conseguente ne sancirà l’inutilità, diverrà l’indizione di un plebiscito); una sola persona, S.E. Cav. Benito Mussolini, assume su di sé i pieni poteri;
  • i funzionari pubblici devono “liberamente” scegliere, se essere licenziati o giurare fedeltà ad un partito. Buon Natale!
La circolare ai podestà. Documento conservato dalla sezione Anpi di Noceto (PR)

L’attenzione del fascismo dittatore si allunga anche sull’albero di Natale. Il 25 novembre 1933 viene inviata dalla prefettura, questa circolare ai podestà: “Come è noto, il Fascismo è contrario allo ‘Albero di Natale’ perché derivato da una usanza nordica, introdotta nel nostro paese per un male inteso spirito di imitazione, sostituendolo al ‘Presepio’ che rappresenta invece una tipica tradizione italiana. Si prega, pertanto, di interessarsi affinché in occasione delle prossime feste natalizie e della befana, enti ed istituzioni benefiche cittadine non adoperino alberi per adornare sale o per appendervi giocattoli, pacchi, ecc. – Si gradirà un cenno di assicurazione”. Dunque, diventa così importante evitare “mali intesi spiriti di imitazione”, che le autorità devono “assicurare” che l’albero non sostituisca il presepe. Sorge una domanda. Ma se si è così sicuri della propria “tipica tradizione italiana”, perché imporre divieti? Non è che si tratta di un uso politico della religione?

La propaganda fascista arriva anche sulla befana. Il 14 dicembre 1934, una insegnante di campagna, redige un elenco di alunne e dei relativi regali per la befana fascista.

Dal 1934, la celebrazione della befana fascista (o del duce…), assume toni sempre più ufficiali fino ad essere militari.

L’elenco delle alunne e dei relativi compilato dalla loro maestra per la befana fascista. Documento conservato dalla sezione Anpi di Noceto (PR)

Annullando, così, la spontaneità infantile nell’immaginare una simpatica vecchina con il naso lungo, il mento aguzzo, che indossa un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto in testa e che, chissà come, “vien di notte, con le scarpe tutte rotte”.

Cioè quello che dice la tradizione… Ma certo, la dittatura fascista non prevede la fantasia. Dalla vecchina con il naso lungo e il mento aguzzo, i piccoli italiani e le piccole italiane, si trovano di fronte un italico uomo tronfio nella sua camicia nera. Le sedi del Pnf, dell’Ond (Opera nazionale dopolavoro) e le scuole, diventano i luoghi dove i gerarchi del fascismo consegnano le strenne ai piccoli Balilla. La modalità di consegna annulla la sorpresa: i bambini si avvicinavano in fila alla “befana” di turno per ricevere il proprio omaggio e in cambio rispondono con un saluto romano, respirando un clima non diverso da quello delle altre manifestazioni fasciste. Di fatto un evento legato alla religione, ovvero i re Magi che raggiungono la grotta di Gesù portando i loro doni, diventa pura propaganda fascista.

La befana del duce, 1934:

 

Nell’elenco redatto dalla maestra della scuola elementare di campagna, tuttavia, leggiamo la drammatica verità della situazione italiana all’alba del XIV anno dell’era fascista… “le alunne qui inscritte sono tutte tesserate e povere”. Evidentemente il sogno fascista fa fatica a realizzarsi. Tredici anni di propaganda lasciano il passo alla realtà. Dopo aver tolte tutte le libertà (le leggi fascistissime), la crescita sociale ed economica non c’è e le riforme, evidentemente, non rispondono alle vere necessità. Le bambine sono tutte figlie di muratori, braccianti e le richieste sono grembiuli, maglie e scarpe… altro che giocattoli sotto l’albero! I mestieri sono quelli di base, le richieste sono la normale necessità. Si maschera un fallimento con propaganda e carità. In questo elenco di drammatica povertà, nell’ultima colonna si prospetta un “sì” o un “no”. Ad indicare cosa? Viene concesso il regalo o non viene dato? Chi decide se dare o meno un necessario indumento per l’inverno del 1934 ad una bambina? Se sì perché e, peggio, se no perché? Vergogna!

Nel frattempo, in Italia nel 1934

Stato e istituzioni

  • Balbo nominato governatore di Cirenaica e Tripolitania al posto di Badoglio.
  • Elezioni plebiscitarie per la nuova Camera dei deputati. La lista unica fascista ottiene025.513 sì pari al 99,84% e 15.625 no pari allo 0.16%.
  • Arrestati i membri del gruppo dirigente torinese di Giustizia e libertà: fra questi L. Ginzburg, B. Allason, A. Monti; il gruppo è ricostituito da V. Foa, M. Giua e M. Mila.
  • Primo incontro ufficiale tra A. Hitler e B. Mussolini a Venezia.
  • Stipulato a Parigi il patto di unità d’azione fra PSI e PCd’I.
  • L’ufficio stampa del capo del governo è trasformato in sottosegretariato di Stato per la Stampa e propaganda, alle dirette dipendenze del capo del governo.
  • Balbo pronuncia a Zara un discorso contro la Iugoslavia, seguito da una campagna giornalistica fascista.
  • Disposizioni sulla preparazione militare della nazione: addestramento a partire dagli 8 anni affidato alla MVSN; istituito un apposito ispettorato; istituiti i servizi premilitare e postmilitare; insegnamento della cultura militare nelle scuole medie.
  • Testo unico delle leggi sulla protezione e assistenza alla maternità e infanzia.
  • Mussolini insedia in Campidoglio le 22 corporazioni.

Economia e società

  • Inaugurata Sabaudia, città sorta a seguito della bonifica dell’Agro Pontino.
  • Inaugurata la ferrovia direttissima Bologna-Firenze.
  • Conferito a L. Pirandello il premio Nobel per la letteratura.
  • Bertolucci pubblica “Fuochi in novembre”.
  • Fermi rende note le sue ricerche sulla possibilità di rallentare con l’acqua il moto dei neutroni.
  • E. Gadda pubblica “Il castello di Udine”.
  • Palazzeschi pubblica il romanzo “Le sorelle Materassi”.
  • Mostra del cinema di Venezia: Coppa Mussolini conferita a Teresa Confalonieri di G. Brignone.

Cronaca, costume, sport

  • Coppa Rimet di calcio (oggi Coppa del Mondo), svolta in Italia, vinta dalla nazionale italiana.
  • Campionato di calcio vinto dalla Juventus.
  • Milano-Sanremo di ciclismo vinta dal belga J. Demuysère.
  • Giro d’Italia vinto da L. Guerra.
  • Carnera perde il titolo mondiale di boxe categoria pesi massimi contro M. Baer.
  • Gran premio automobilistico d’Italia vinto a Monza da L. Fagioli e R. Caracciola su Mercedes.

Signora Fortuna cantata da Carlo Buti

Conclusione. Qualcuno potrà dire, semplificando: ma che male c’è aiutare i bambini poveri? Se ci si ferma all’aspetto della povertà, va da sé che aiutare è un gesto di solidarietà. Ma la domanda è: è un partito che si deve occupare del benessere dei cittadini o è lo Stato attraverso le sue strutture? La risposta del fascismo fu la più facile: partito e Stato coincidono (dittatura totalitaria). In democrazia no. È lo Stato attraverso le sue articolazioni territoriali, sono i cittadini attraverso l’associazionismo e il volontariato. Come la Costituzione prescrive e prefigge, cioè attraverso la realizzazione di un progetto di società dove la solidarietà è compito di tutti. Facciamo attenzione, anche oggi. Le idee e le riproposizioni fasciste si alimentano quando trovano l’occasione di infilarsi nelle dimenticanze di un Paese che studia troppo poco, che ricorda troppo poco e minimizza eventi che non riesce a comprendere in pieno. Ma non dimentichiamo che il “male”, spesso, ha un’ottima memoria che gli permette di riemergere quando la memoria degli altri invece è fiacca. Poi è tardi cantare alla “signora fortuna”, come faceva Carlo Buti nel 1934. Forse all’ora ce n’era bisogno, oggi c’è bisogno di buona cultura.

Paolo Papotti, componente della Segreteria nazionale Anpi, responsabile Formazione


Un approfondimento su ProMemoria dal sito Anpi nazionale: https://promemoria.anpi.it/il-regime-fascista


Bibliografia:

  • Aquarone, L’organizzazione dello stato totalitario
  • Pavone, Storia d’Italia nel secolo ventesimo. Strumenti e fonti
  • Melis, La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello Stato fascista