Sono accusati di ricostituzione del partito fascista 30 militanti di CasaPound Bari, ora sulla loro sede in via Eritrea ci sono i sigilli della magistratura, che l’ha sottoposta a sequestro preventivo. L’indagine, la prima sull’estrema destra nel capoluogo pugliese, riguarda l’aggressione del 21 settembre scorso nei confronti di cittadini che avevano appena partecipato al corteo antifascista e antirazzista “Mai con Salvini”. Tutti gli esponenti della tartaruga frecciata sono inoltre accusati di aver attuato “il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica” e dieci di loro di aver materialmente compiuto le violenze. Durante l’assalto con manganelli, catene, guanti rinforzati da nocche di metallo furono ferite quattro persone tra cui l’assistente parlamentare dell’eurodeputata Eleonora Forenza (anche lei presente). L’aggressione di gruppo, come ha verificato la Digos, si era consumata alla fine della mobilitazione, documentata dalle telecamere di videosorveglianza che hanno permesso di identificare i presunti responsabili. E nel decreto del Gip che convalida l’operato della Procura si sottolinea “il pericolo concreto e attuale che costoro possano tornare a sfruttare tale luogo di aggregazione, facendone la sede da cui pianificare, organizzare e realizzare analoghe manifestazioni di violenza”. Il gip ha giudici parlano di “spedizione punitiva”, “feroce esplosione di violenza ai danni di persone inermi e del tutto incapaci di qualsiasi reazione”.
«Siamo soddisfatti della celerità e l’accuratezza con cui la Procura ha svolto le indagini – commenta il presidente dell’Anpi provinciale di Bari, Ferdinando Pappalardo – e per la ratifica del Giudice per le indagini preliminari. Finalmente, dopo tanti anni e innumerevoli episodi di matrice chiaramente neofascista in Italia si torna a incriminare, oltre che per altre fattispecie di misfatti, per il reato di ricostituzione del partito fascista, che sembrava abbandonato nonostante le norme vigenti. La nostra fiducia nella magistratura è stata confermata dal provvedimento».
La Bari democratica aveva subito reagito alla violenza fascista con una partecipatissima manifestazione unitaria in cui era intervenuto anche lo studioso e filologo Luciano Canfora. In quell’occasione l’istituzione comunale, per voce del vicesindaco Pierluigi Introna, aveva chiesto la chiusura della sede di CasaPound, poi lo scorso 28 novembre, nel 41° anniversario dell’omicidio di Benedetto Petrone, un giovane operaio comunista assassinato da un commando uscito dalla sede del Movimento Sociale Italiano, era stato il primo cittadino, Antonio De Caro, a lanciare un appello: “L’antifascismo è un valore che oggi non dobbiamo solo ricordare ma praticare” ed è necessario “chiudere le sedi fasciste”.
Durante le perquisizioni della sede e delle abitazioni delle persone sotto accusa sono stati ritrovati manubri da palestra, un busto e cartoline di Mussolini, una bandiera della X Mas, un’altra con un fascio littorio giallo su sfondo nero, libri quali “Hitler e il terzo millennio”, “Nazismo”, “Se non ci conoscete – racconti squadristi”, “Morire col sole in faccia”, “La dottrina del fascismo”. Secondo il pubblico ministero, i militanti di CasaPound si erano dati appuntamento per “affrontare i ragazzi dei centri sociali” presenti al corteo. Tra loro, cinque antifascisti del centro sociale “Ex Caserma Liberata” sono indagati per minaccia e violenza a pubblico ufficiale durante i momenti di tensione creatisi immediatamente dopo l’aggressione.
Il Coordinamento antifascista regionale, di cui fa parte l’Anpi cittadina con altre associazioni democratiche e sindacati, che insieme al Comune aveva promosso la commemorazione di Petrone, è stato convocato dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per accogliere la richiesta di un osservatorio sul neofascismo. Un’altra dimostrazione dell’importanza della partecipazione dei cittadini alla difesa della democrazia.
Pubblicato martedì 11 Dicembre 2018
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