Due fermo immagine del video dello scontro fuori dal Liceo Michelangelo di Firenze del 18 febbraio

Le vicende dell’estrema destra sono diverse da città a città. Alcune situazioni, come l’endemico neofascismo a Roma, oppure il diverso ma egualmente preoccupante caso Verona, sono ben note e non di rado si affacciano sulla stampa nazionale.
In altri casi invece possono suscitare sorpresa. Come sabato scorso, 18 febbraio, quando sulle prime pagine dei quotidiani sono apparse le immagini del pestaggio fascista di Firenze.

Nel leggere gli articoli dei giornali la faccenda si riassume così: tre ragazzi di Azione Studentesca (organizzazione vicina a Fratelli d’Italia) fanno un volantinaggio di fronte al Liceo Michelangiolo, due studenti del locale collettivo li contestano, all’improvviso sbucano altre tre persone – più grandi, non studenti delle superiori – che si uniscono ai primi e scatta un pestaggio ai danni dei ragazzi del collettivo. Il video realizzato in quella occasione ha subito iniziato a girare e – oltre ad aver aiutato l’identificazione degli aggressori – ha suscitato l’indignazione della città. La faccenda è arrivata anche in Parlamento e in Aula è stato chiesto un chiarimento al governo, guidato appunto da Fratelli d’Italia.

La sede fiorentina di Fratelli d’Italia e Casaggì

Al di là della gravità dell’episodio, crediamo che la lettura che ne è stata data non permette di valutare appieno la situazione. Intanto, la sigla su cui concentrarsi non è Azione Studentesca, sebbene effettivamente sia quella l’organizzazione di cui si stava distribuendo il materiale propagandistico. A Firenze, Azione Studentesca è di fatto composta esclusivamente da militanti di Casaggì: è questo il nome chiave del neofascismo nel capoluogo toscano.
Del resto Azione Studentesca non è lo stesso raggruppamento di cui è stata massima rappresentante anche Giorgia Meloni: l’Azione Studentesca originale si formò nel 1996 e si sciolse nel 2009, con l’ingresso di Alleanza Nazionale nel Popolo della Libertà. L’attuale AS rinasce nel 2016 su impulso di varie realtà locali, fra le quali in prima fila è proprio Casaggì e infatti il primo presidente degli studenti vicini a Fratelli d’Italia è proprio un militante della comunità neofascista fiorentina e lo è stato fino ad ottobre 2022.

Abbiamo avuto modo di indagare a fondo il ruolo di livello nazionale di Casaggì nell’ambito dell’estrema destra italiana, per un approfondimento vi rimandiamo al report del 2020 intitolato “Casaggì: sospesi fra nazismo e destra istituzionale”.
Ci limitiamo qui a citare alcuni fatti. In primo luogo, Casaggì è interna a Fratelli d’Italia fin dalle origini – già il nome è contrazione di “Casa di Azione Giovani”, organizzazione giovanile ufficiale dell’allora Alleanza Nazionale – e questo ne fa un oggetto politico di particolare interesse nel panorama italiano. E questo è rappresentato anche fisicamente dal fatto che la sede di Casaggì è interna alla sede fiorentina di Fratelli d’Italia.

Immagini celebrative per le elezioni amministrative fiorentine del 2019 e quello per le elezioni regionali toscane del 2020. Curiosamente nell’immagine di celebrazione dei successi nei quartieri si nota l’assenza del nome della quinta persona eletta con Fratelli d’Italia, ma non appartenente a Casaggì, dimenticata in un comunicato che è firmato anche dal suo partito.

Ma c’è di più. All’indomani dei risultati delle elezioni cittadine del 2019 Casaggì esulta scrivendo “[noi] egemonizziamo la rappresentanza istituzionale di Fratelli d’Italia”. In effetti i numeri danno loro ragione, visto che di cinque eletti di Fratelli d’Italia nei comitati di quartiere quattro sono di Casaggì e così uno dei due eletti in Consiglio comunale, il quale poi andrà a ricoprire l’incarico di capogruppo. A questo si aggiunge il fatto che alle elezioni regionali dell’anno successivo uno dei sei eletti per Fratelli d’Italia in Consiglio è di nuovo di Casaggì e anche per lui arriva l’incarico di capogruppo.

Alessandro Draghi e Francesco Torselli, rispettivamente capogruppo in Comune e in Regione per Fratelli d’Italia sono due dei fondatori di Casaggì. Il secondo è anche, de facto, il coordinatore regionale del partito.

Brasillach, Pavolini e Degrelle fra i “Maestri di vita” di Casaggì. È da notare anche la scelta delle foto, sia per Pavolini (ritratto in divisa da Brigate Nere) che per Degrelle (in uniforme da SS) esistono immagini anche più famose, ma la scelta è caduta su quelle che più rappresentano la violenza di fascismo e nazismo. Neanche a dirsi, lo slogan che sovrasta le foto è la parte finale del giuramento che le SS italiane prestavano a Hilter in persona.

Tutto questo va messo insieme alle posizioni politiche espresse da Casaggì, con coerenza, in tutti gli anni della propria esistenza. Non vogliamo qui dilungarci sulle moltissime testimonianze ideologiche ed estetiche di vicinanza con il mondo del fascismo e del nazismo, basti riportare una foto dell’interno della loro sede dove si vedono i ritratti dei principali fra quelli che loro chiamano “Maestri di vita” e che ritraggono un collaborazionista e delatore antisemita, il più violento e fanatico fra i gerarchi fascisti, e l’ufficiale delle SS che nel dopoguerra si dichiarò pomposamente “l’ultimo nazionalsocialista vivente”.

Per non dire del grande striscione che Casaggì portò in corteo in una manifestazione unitaria del centrodestra pochi anni fa. Recitava: “Nazione – Sangue e Suolo”, lo slogan che è stato perno ideale del nazionalsocialismo.

Ed è sempre il nazionalsocialismo ad essere l’indirizzo di parole come “riscoprire la propria memoria, dunque, come narrazione millenaria dei nostri avi, che incarna un’origine ed un destino e che è colonna portante di ogni Patria nata dal sangue della stirpe” o “ci hanno fatto credere che le razze non esistevano più, che le identità dovevano essere messe al bando, che la convivenza tra popoli era il traguardo verso cui tutto il mondo doveva tendere, relegando le specificità etniche a fantasmagorie e retrogradi cliché”, ed è soprattutto impressionante che queste parole provengano da una rivista – “Agoghé”, attiva fra il 2019 e il 2021 – che serviva a creare una rete e dare indirizzo politico a tutte le formazioni giovanili interne e vicine a Fratelli d’Italia, come Gioventù Nazionale e Azione Studentesca.

L’intervista del Fatto Quotidiano dopo l’articolo su Patria

Infine, nelle varie diramazioni metapolitiche di Casaggì, è presente “Adamas – Casaggì Fight Crew”, un gruppo di militanti che all’interno della loro sedesi allenano in arti marziali come muay thai e kickboxing. E le motivazioni di queste palestre interne alle organizzazioni neofasciste sono state esplicitate. Dunque la domanda è spontanea oltre che d’obbligo: fra i protagonisti dell’atto di violenza al liceo fiorentino ci sono coloro che si allenano in Casaggì?

(Imagoeconomica)

Ma la questione si situa ben oltre gli schieramenti di destra e di sinistra, e cioè: gli elettori di Fratelli d’Italia, che anche a Firenze sono molti, sono d’accordo nell’essere “egemonizzati” da Casaggì?

L’uso della violenza non è episodico ma strutturale negli ambienti che si rifanno a fascismo e nazismo storici, cosa che è esplicitamente rivendicata. Quel che loro sostengono è che di usare la violenza “solo” per garantirsi “agibilità politica”.

La sede del X Municipio a Ostia, il litorale romano (Imagoeconomica)

Come, per limitarci appena ad altri casi delle ultime due settimane, con il pugno in faccia il 9 febbraio a Ostia durante un dibattito in Municipio da parte di un militante di CasaPound o l’aggressione a una donna a Bracciano del 20 febbraio che ha osato tentare di rimuovere un adesivo abusivo, sempre di CasaPound. Quali sono i confini dell’agibilità politica?

(Imagoeconomica)

Dunque è chiaro come non siano singoli episodi, seppure gravissimi, a dover preoccupare la città di Firenze e l’intero Paese. Ma è un sistema ideologico che cresce coloro che poi divengono quadri di partito, coloro che poi diventano parte delle istituzioni repubblicane, decisori che danno forma al quotidiano delle persone.