«E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui alto e fermo su una cresta distante eppure insidiata pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del suo giorno di morte. Ecco, l’importante era che ne restasse sempre uno», si legge ne Il libro di Johnny di Beppe Fenoglio.
La montagna è stata la casa e il rifugio dei partigiani ed è bello scoprirla, tornarci, riviverla per ricordare la storia di tanti ragazzi e tante ragazze che su quelle creste hanno agito per un ideale, con la sfrontatezza e l’entusiasmo della gioventù, con l’orgoglio e la maturità che si fa strada a causa della durezza della guerra e delle privazioni.
Con la bella stagione è facile trovare suggerimenti e proposte dalle varie associazioni in tutta Italia (circoli ANPI e non solo) e mettersi in cammino sulle orme dei partigiani.
L’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia, meglio conosciuto come Istoreco, organizza con successo da 23 anni i Sentieri partigiani (www.istoreco.re.it). Insieme a testimoni partigiani si visitano i luoghi teatro di azioni della Resistenza, di scontri e rappresaglie naziste e fasciste. La prossima edizione si terrà a cavallo dell’8 settembre, data dell’armistizio, ma c’è già il “tutto esaurito”, a testimoniare il successo dell’iniziativa. Però si può comunque prendere spunto dalla loro pubblicazione “Sentieri partigiani – 15 itinerari storico-escursionistici nell’appennino reggiano” consultabile su www.sentieripartigiani.it e pianificare una passeggiata tra i monti. I partigiani erano infaticabili camminatori e immedesimarsi, seppur con diverse e privilegiate condizioni, nello sforzo fisico e nella prontezza che avevano nell’usare i monti come rifugio e base per portare a compimento un’azione, ci fa almeno immaginare come si camminava tra le montagne in cui si fece la storia.
Tornando a nord, a Torino, l’associazione Sentieri resistenti (www.sentieriresistenti.org) organizza trekking lungo l’arco alpino nella provincia di Torino: tra le Alpi Graie e Cozie, congiunge in quattordici tappe l’alto Canavese con le valli di Lanzo, val Susa, val Sangone, val Chisone, val Germanasca e Bargese. Anche qui per ripercorrere vie che servirono alle formazioni partigiane durante la Resistenza.
Per i più allenati si può optare per il monte Grappa, nelle Dolomiti bellunesi, dove campeggia il Monumento al Partigiano di Augusto Murer, scultore e partigiano che militò nella Brigata dei Fratelli Fenti, appartenente alle Brigate Garibaldi.
Nella Capitale invece si può fare un meno faticoso trekking urbano al Quadraro, il quartiere di Roma che subì il più imponente rastrellamento (17 aprile del ’44) ed è medaglia d’oro al merito civile. Fu un luogo denominato “nido di vespe” dal comando fascista della città perché vi trovavano rifugio informatori, partigiani, comunisti e tutti quelli che si opponevano al regime.
Questi sono solo alcuni esempi degli itinerari che si possono percorrere nei luoghi della Resistenza sparsi lungo la penisola, anche con bambini al seguito. L’ingrediente indispensabile è la curiosità. Perché la memoria va esercitata, anche con gli scarponi da trekking.
E allora, citando Piero Calamandrei, «se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione».
Antonella De Biasi, giornalista professionista freelance. Ha lavorato al settimanale La Rinascita della sinistra scrivendo di politica estera e società. Collabora con Linkiesta.it e si occupa di formazione giornalistica per ragazzi
Pubblicato giovedì 25 Maggio 2017
Stampato il 26/09/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/itinerari-della-resistenza/montagne-partigiane/