Mario Greppi ricevette dal padre Antonio, che divenne primo sindaco della Milano liberata e dalla madre Bianca, quegli insegnamenti che l’avrebbero portato, giovanissimo, a militare nell’antifascismo e poi nella Resistenza. Partigiano dell’VIII Brigata Matteotti, era stato incaricato del collegamento tra il Comando generale e le Brigate operanti nel Cusio Ossola. Per questo il 21 agosto 1944, Mariolino (quello era il nome di battaglia di Mario Greppi) era sceso a Milano, latore di documenti segreti per il Comando generale delle Matteotti.

Ma proprio quando stava consegnando i documenti fu catturato dai fascisti in piazza Piola. I repubblichini lo interrogarono e cercarono di usarlo come “esca” per catturare i suoi compagni. Lo portarono in piazzale Baracca, ma Mario che non voleva compromettere i suoi compagni, tentò una fuga disperata, cercando di salire su una vettura tranviaria. Il suo generoso tentativo ottenne il risultato voluto: salvare i compagni di lotta, anche a costo della vita.

(wikipedia)

La vettura fu bloccata subito e Mariolino, che tentava di scappare a piedi, fu colpito a morte. Si spense due giorni dopo, il 23 agosto 1944.

Milano. Antonio Greppi, il sindaco della Liberzione

Bianca Greppi fece avere al marito la tragica notizia il 31 agosto. Poi, con una struggente lettera datata 6 settembre 1944, lo invitava alla prudenza: “Bisogna che ti sentiamo al sicuro, che non ricominciamo a temere”.

Una lapide in via San Michele del Carso 5, dove i Greppi abitavano, ricorda il sacrificio di Mariolino, caduto per mano fascista a soli 24 anni.

Roberto Cenati, presidente Anpi provinciale di Milano