15540876_1298730140183759_7960409197778150392_oDicembre 1944, Palcoda (località di Tramonti di Sotto nella valle del torrente Chiarzò, all’epoca sotto la provincia di Udine nella Zona di Operazioni del Litorale Adriatico, oggi nella provincia di Pordenone): cade la neve.

Durante le grandi operazioni nazifasciste, organizzate in funzione antipartigiana per debellare definitivamente le Zone Libere e il Movimento di Liberazione, il battaglione Valanga della Decima Mas, stanziato su un’altura che domina dall’alto la valle, controlla il piccolo borgo diventato rifugio dei ribelli. I ruderi, sopravvissuti prima all’abbandono dell’ultima famiglia residente, i Masutti, che nel 1923 aveva chiuso definitivamente la porta di casa per trasferirsi altrove, poi all’incendio provocato da una rappresaglia nazifascista nel 1944, offrono ancora riparo a quei partigiani della Brigata Tagliamento che assieme al loro comandante Battisti (Giannino Bosi, Medaglia d’Oro al Valor Militare), infortunato al ginocchio per una caduta accidentale, non si erano trasferiti in zone più sicure ed erano braccati dai nazifascisti. Quelle case diroccate in un’atmosfera suggestiva e fiabesca, resa ancora più onirica dalla neve, diventano una trappola letale. Gli avvenimenti nefasti si susseguono in maniera travolgente per il gruppo di partigiani fiaccati dal freddo e dalla spossatezza, che da giorni lottano per la sopravvivenza, combattendo contro forze numericamente superiori e militarmente più attrezzate.

15384469_1298731386850301_4387765664491266680_oLe prime vittime sono Sergio (Eugenio Candon, Medaglia d’Oro al Valor Militare), amico di Battisti e commissario politico della Brigata, e Jena (Edo Del Colle), uccisi in un agguato della Decima Mas mentre perlustrano il territorio nei dintorni di Palcoda per raccogliere informazioni sugli spostamenti dei nazifascisti, sullo stato dei bunker e dei depositi alimentari della zona. La notizia lascia sconcertati i compagni di lotta. Il giorno successivo una sentinella scopre che alcune squadre di fascisti si stanno pericolosamente avvicinando a Palcoda. Il gruppo partigiano deve necessariamente spostarsi in un luogo più sicuro verso Canal Di Cuna. Battisti, invece, non potendo affrontare alcun trasferimento a causa del peggioramento della ferita al ginocchio e della febbre, decide di nascondersi in una grotta poco sopra il borgo. Assieme a lui rimangono la partigiana Paola (Jole De Cillia, Medaglia d’Argento al Valor Militare), sua inseparabile compagna, e una decina di partigiani osovani e garibaldini che si stabiliscono in una casa del borgo rimasta agibile. Una sentinella si posiziona sul campanile per fare da guardia e monitorare la zona, ma si addormenta.

Alle tre di notte – dell’8 o del 9 dicembre, nelle ricostruzioni storiche le date non coincidono – i partigiani vengono accerchiati dagli uomini del Battaglione Valanga che li attacca con armi automatiche e bombe a mano, illuminando la zona con razzi. Battisti, sorretto da Paola per poter camminare, va in soccorso dei compagni di lotta. Solo un piccolo gruppo riesce a scappare, mentre gli altri vengono catturati. «Battisti riprese a sparare, essi risposero e Battisti cadde in ginocchio, sparò qualche colpo e rimase supino. Paola era sola, vicina a lui […] Ma la ragazza, preso il mitra caduto dalle mani inerti di Battisti, si mise a sparare in piedi […] La pattuglia sotto le sue raffiche si buttò a terra e rispose al fuoco e lei è rotolata vicino al compagno […] morta.» Questa versione, che sembra essere la più attendibile, viene narrata nel volume di Cino Boccazzi Tenente Piave, Missione Bergenfield a Coldiluna (1972), e ripresa sia da Narciso Luvisetto nel Diario di un parroco di montagna nella bufera. 1943-1945 (1984) che da Alberto Buvoli in Il partigiano “Battisti”. Giannino Bosi Medaglia d’oro della Resistenza friulana (1995). Nella motivazione della Medaglia d’Oro concessa a Battisti nel 1957 si trova, invece, un resoconto differente: «circondato da soverchianti forze, continuò a combattere strenuamente e, piuttosto che arrendersi e cadere vivo nelle mani dell’avversario, rivolse la propria arma contro se stesso e dopo aver gridato per l’ultima volta “Viva l’Italia”, si uccise». Molto probabilmente il racconto è condizionato da una visione mitologica della figura di Giannino Bosi, uomo «animato da profondo spirito di sacrificio ed assertore convinto dei principi di giustizia e di libertà».

15493442_1298729153517191_4762935713439090268_oI partigiani catturati dai fascisti vengono, invece, condotti a Tramonti di Sotto al comando del battaglione Valanga e nel tardo pomeriggio, dopo gli interrogatori, Chico (Carlo Sclavi), Moschetti (Adalgerio Ceccone), Carnera (Gino Minin), Cossu (Salvatore Villani), Nerone (Gino De Filippo), Romeo (Ottavio Cominotto), Aldo (Cosimo Moccia), Davide (Osvaldo Rigo), Fracassa (Vittorio Flamini) e Romano (Ulderico Rondini) vengono fucilati al muro di cinta del cimitero.

Il rastrellamento nella zona delle Prealpi Carniche continua fino al 20 dicembre mettendo a dura prova il Movimento di Liberazione senza però riuscire ad eliminarlo: solo una parte delle formazioni è costretta a scendere in pianura oppure a trasferirsi sui monti del Friuli Orientale o in Carnia.

15440476_1298730306850409_2824848290802058725_oIn ricordo di Sergio, Battisti e Paola, l’11 dicembre 2016 l’ANPI del Medio Friuli e delle province di Udine e di Pordenone, in collaborazione con il Comune di Tramonti di Sotto, ha organizzato un’escursione con partenza da piazza Santa Croce di Tramonti di Sotto fino a Palcoda dove, nei pressi della chiesa restaurata nel 2011 e del campanile dove è apposta la lapide commemorativa dedicata ai tre martiri, si è tenuta una breve cerimonia con i saluti del Sindaco, Giampaolo Bidoli, l’orazione ufficiale di Bianca Minigutti, presidente dell’ANPI dello Spilimberghese “Virginia Tonelli” che ha ricordato quei «sessanta giovani [che] resero Palcoda luogo di fratellanza, solidarietà, amicizia e amore. Liberi dagli schemi morali del loro tempo assunsero nuovi valori etici e morali. Accettarono la transitorietà del presente in virtù dell’assoluta fiducia nel futuro». Al termine della celebrazione, il giovane ricercatore Andrea D’Aronco dell’ANPI di Gemona del Friuli ha ricostruito e raccontato il contesto storico.