Giornata-della-Memoria-3Memoria. Il suo giorno è il 27 gennaio. Così stabilisce la legge 211 del 20 luglio 2000, che si intitola “Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. È anche una memoria di triangoli identificativi, di stoffa colorata: giallo (o una stella di David composta da due triangoli sempre gialli) per gli ebrei; rosso per i prigionieri politici; marrone per gli “zingari”; nero per gli “asociali” (mendicanti, vagabondi, venditori ambulanti,  malati di mente, disabili, alcolisti, prostitute, lesbiche), rosa per gli omosessuali, viola per i Testimoni di Geova, azzurro per i fuoriusciti (quasi sempre oppositori del nazismo poi rientrati in patria), verde per i delinquenti comuni.

 

Bundesarchiv_Bild_146-1993-051-07,_Tafel_mit_KZ-Kennzeichen_(Winkel)_retouchedE poi, i tatuaggi: “Il numero di matricola dei prigionieri oltre che essere cucito sugli abiti, ad Auschwitz e nei Lager ad esso collegati veniva tatuato sull’avambraccio sinistro, sull’esterno per gli uomini e all’interno per le donne; il numero degli zingari doveva essere preceduto da una Z; quello degli ebrei da una A, poi sostituita da una B”, come si legge sul sito della Fondazione Memoria della Deportazione dell’ANED. Una segnaletica dello sterminio che ha accompagnato la Shoah, la strage di circa 500.000 sinti e rom (Porrajmos), il massacro degli oppositori politici, degli omosessuali e di tutte le minoranze.
Si è abituati a ritenere che le lezioni del passato insegnino a non ripercorrere gli stessi orrori. Altri, però, la pensavano diversamente. George Bernard Shaw, per esempio: “L’esperienza insegna che gli uomini dall’esperienza non hanno mai imparato nulla”. Friedrich Hegel: “Ciò che insegnano l’esperienza e la storia è che popoli e governi non hanno mai imparato dalla storia”. George Santayana aggiungeva: “Chi non impara dalla storia è condannato a ripeterla”. Quanto basta per avere sempre la guardia alzata, specie nel tempo in cui viviamo.
Oggi, in un mondo irriconoscibile dove tutti navigano a vista fra antiche e nuove paure, cresce il pregiudizio verso l’altro da sé, vissuto spesso come un oscuro pericolo, o come un nemico, o comunque come un “esterno” e perciò in qualche modo una minaccia. Alla metafora del triangolo colorato si sostituisce la concretezza del filo spinato; l’illusione del crollo di tutti i muri viene sormontata e conculcata dalla nascita di nuove barriere; risorge il fanatismo delle camicie brune di “sangue e terra” e ad esso si aggiungono nuovi fanatismi più o meno verniciati di matrici religiose. Chi avrebbe immaginato vent’anni fa la nascita di un sedicente “stato islamico” formato da orde di tagliagole? O l’offensiva di bande terroriste suicide? O, per altro aspetto, un governo oscurantista, nel cuore della nuova Europa, come quello di Budapest? O un governo per alcuni aspetti analogo, come quello uscito dalle urne della Polonia? O ancora il successo del Fronte Nazionale ai confini del nostro Paese? Eventi e circostanze – certo – gli uni diversi dagli altri. Ma tutti convergenti verso un nuovo ordinatore della formazione dell’opinione pubblica: il grumo della paura e della violenza.

La copertina di Patria Indipendente del gennaio 2012
La copertina di Patria Indipendente del gennaio 2012

Il 27 gennaio 2016 è un frammento di questa realtà. Dunque la memoria dello sterminio è uno strumento essenziale per governare il nostro tempo difficile. È la ragione per cui segnaliamo con un link una rassegna di articoli usciti in passato su Patria Indipendente (di carta). Riflessioni e testimonianze che ci parlano di un recente passato che non vogliamo che in alcun modo possa tornare ad essere uno sconvolgente presente.

 

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