aquiloneLibertà e 25 aprile stanno necessariamente insieme. Grande era l’ansia degli italiani di riconquistare la libertà dopo tanti anni di regime, anche per i loro figli che la libertà non l’avevano mai conosciuta!

“Tutti gli uomini nascono liberi e eguali, in dignità è diritti” è scritto nell’art. 1 della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” adottata dalle Nazioni Unite nel dicembre 1948, lo stesso anno dell’entrata in vigore della nostra Costituzione. Tutti i popoli, dopo gli orrori, le violenze, la macerie di una guerra crudele che li aveva drammaticamente coinvolti erano uniti in un’aspirazione comune: rispetto della persona umana e della sua dignità (offesa da discriminazioni, persecuzioni, torture, sterminio), pace, libertà, diritti. Quali diritti? Quale libertà?

Il testo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
Il testo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino

Con la famosa “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” della Francia rivoluzionaria (1789) decretata dalla Convenzione Nazionale nel 1793, si proclamano solennemente i diritti dell’individuo e la libertà di esercitarli senza limitazioni e senza indebite ingerenze da parte del potere. Libertà dell’individuo nella sfera politica: “la Legge è l’espressione della volontà generale. I cittadini hanno diritto di concorrere personalmente o attraverso i loro rappresentanti alla sua formazione” (art. 6). Libertà dell’individuo nella sua fisicità (di non essere accusato, arrestato o detenuto arbitrariamente; di essere presunto innocente fino alla condanna; di non subire pene più pesanti del necessario: articoli 7, 8, 9). Libertà dell’individuo nella sfera spirituale: libertà di opinione, anche in materia religiosa (art.10), libertà di manifestazione e comunicazione del pensiero: “ogni cittadino può dunque parlare, scrivere e stampare liberamente” – art. 11 – la “libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo”.

Il primo squadrismo: sul periodico degli Arditi l’assalto fascista all’Avanti! a Milano il 15 aprile 1919 (da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/b/b3/L'Ardito_copia_dell'_aprile_1919.jpg)
Il primo squadrismo: sul periodico degli Arditi l’assalto fascista all’Avanti! a Milano il 15 aprile 1919 (da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/b/b3/L’Ardito_copia_dell’_aprile_1919.jpg)

L’importanza della libertà di stampa e degli altri media per l’esercizio delle libertà democratiche (il voto, in particolare) è evidente, specialmente in un momento in cui la sentiamo a rischio. Il fascismo, di cui il 25 aprile segna la fine, comprese subito tale importanza: soppresse libertà di opinione e di informazione, introdotte censure pesanti, chiusi i giornali liberi o fatti acquistare da industriali amici (la Stampa di Torino, il Corriere della sera), impadronitosi di ogni mezzo d’informazione (stampa, radio, cinema), li usò ossessivamente a fini di propaganda per assicurarsi il consenso.

Dopo tale esperienza, la Costituzione – per garantire a ciascuno una sfera libera – tutela i diritti ponendo limiti alla stessa legge che, anche se approvata da un Parlamento davvero rappresentativo, è comunque espressione della maggioranza al potere. E questa, in assenza di limiti e controlli, potrebbe violare i diritti delle minoranze e impedirne l’esercizio, come il fascismo ha fatto non trovando limiti efficaci nella Costituzione monarchica che non era ‘rigida’ (cioè modificabile soltanto con procedure speciali e maggioranze elevate), né garantita da una Corte costituzionale con potere di annullare le leggi in contrasto con i principi.

Le libertà di pensare, scrivere, associarsi, riunirsi per discutere e manifestare, di non subire intrusioni nel proprio domicilio o arresti arbitrari, certamente essenziali, non sono però sufficienti alla persona e alla sua dignità; e non tutte sono esercitabili da tutti se mancano le condizioni necessarie. La libertà di stampa, ad esempio, ha interesse per chi non sa leggere o non può comperarsi un giornale?

In una società segnata da gravissime diseguaglianze e fratture sociali le libertà negative – di non subire limitazioni, di avere una sfera libera da ingerenze del potere e di esprimere la propria personalità liberamente – servono solo se accompagnate da libertà positive che consentano a tutti di goderne effettivamente. Era questo l’obiettivo dei Costituenti che posero alla base della Costituzione la persona umana e la sua dignità , patrimonio del pensiero cristiano e del pensiero laico (liberale e socialista), valore condiviso, indissolubilmente legato al principio di eguaglianza che, per divenire effettivo, oltre al divieto di discriminazioni (per sesso, razza, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali), richiede anche che siano colmate le differenze che di fatto dividono le persone.

Da un disegno, un’idea di solidarietà (da http://image.nanopress.it/donna/fotogallery/979X0/317127/disegno-per-bambini-sulla-solidarieta.jpg)
Da un disegno, un’idea di solidarietà (da http://image.nanopress.it/donna/fotogallery/979X0/317127/disegno-per-bambini-sulla-solidarieta.jpg)

In nome della ‘solidarietà sociale’ (art.2) la società, e per essa la Repubblica in tutte le sue articolazioni, è tenuta a farsene carico: l’art. 3, proclamata l’eguaglianza di tutti di fronte alla legge (comma 1), stabilisce (comma 2): “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione…”. La Repubblica deve intervenire positivamente; non basta che si astenga, non interferisca e non ponga limiti alla libertà dei singoli: lo strumento per rimuovere gli ostacoli sono i diritti sociali, diritti a prestazioni che lo Stato e gli altri enti sono tenuti a fornire per sostenere le posizioni deboli e svantaggiate. La miseria, l’ignoranza, la malattia, la mancanza di cure allontanano la persona dalla vita collettiva e rendono dolorosa l’esistenza. Il diritto all’istruzione (art. 34), il diritto alla tutela della salute (art.32), il diritto al lavoro (art. 4) e alla previdenza sociale (art. 38, comma 2), il diritto all’assistenza per chi non può lavorare (art. 38 comma 1) sono doveri per lo Stato, doveri pubblici che la Costituzione impone di soddisfare. Solo così si realizzano le libertà da ignoranza, miseria, abbandono, mancanza di cure. Solo così si eliminano le differenze che minano la democrazia. Oggi la solidarietà sociale che la Costituzione impone (art. 2) si affievolisce: costa, e chi governa preferisce destinare risorse a grandi opere inutili e costose, aerei da combattimento, viaggi continui per (spesso inutili) incontri internazionali. Sembrano svanire i sogni di un mondo nuovo che animavano i popoli, che il Presidente Roosevelt enunciava nella Dichiarazione del 1941, mentre il conflitto mondiale era ancora in corso: libertà di pensiero e di religione; libertà dalla miseria e dalla paura.

Lorenza Carlassare, Professore emerito di Diritto costituzionale nell’Università di Padova