Ferruccio Parri

Vi è un interrogativo che col passar del tempo e con l’incanutirsi dei capelli mi sembra si faccia sempre più insistente. Che cosa rappresentiamo noi come valore attuale di efficacia politica e morale nel convulso disordine della società italiana, che cosa possiamo dire di valido per l’avvenire? Non svaluto l’attività delle nostre organizzazioni. Siamo stati dei volontari, ed il mantener vive ed attive le amicizie tra i vecchi compagni ha un valore, politico, assai diverso e non ambiguo, rispetto al corrente reducismo di massa. La preparazione, già viva ed inquieta, delle elezioni amministrative di giugno, combattute purtroppo con uno spirito da crociata anticomunista, disturberà più tranquille onoranze alla Resistenza, forse col vantaggio di ridurre il peso oratorio, con lo svantaggio, forse, di lasciar maggior spazio a quella maggioranza borghese che ha acquisito solo di recente della lotta di liberazione una certa conoscenza superficiale e convenzionale.

Ogni guerra lascia sempre con l’eredità dei lutti scie di imboscati e di profittatori. Auguriamo non vengano dalle nostre organizzazioni impulsi senza misura a sfruttamenti celebrativi secondo un certo spirito monopolizzante e cristallizzato di corporativismo.

Temiamo tutti – credo – che alla fine ci ritroveremo come garibaldini a consumazione. Ed io credo sia ormai matura la necessità di uno spregiudicato, sereno, non letterario esame di coscienza per giudicare chiaramente quali titoli ci autorizzano a parlare in nome del passato e ci possono orientare per l’avvenire. Abbiamo riconosciuto più volte nelle nostre conversazioni che solo il collegamento, il seguito di forze giovanili può assicurare la continuità di una funzione al di là delle onorifiche sepolture dei trentennali.

Scrivo ai compagni di «PATRIA Indipendente» per dir loro che a mio giudizio alla nostra predicazione e alla nostra propaganda ha fatto spesso difetto la chiara indicazione delle radici morali, politiche e sociali che sono all’origine della lotta di liberazione e della riorganizzazione politica dello Stato italiano. Lavoratori e scolari devono aver ben chiaro in testa che la lotta antifascista è, nella realtà storica, coeva, in modi e manifestazioni diverse, col colpo di mano fascista. È una catena senza soluzione di continuità, che si sviluppa in vari settori politici, in lotta aperta sinché è possibile e poi in attività clandestina, nelle galere ed al confino e nell’esilio e poi in Spagna. Una lotta che mai si è interrotta seguendo filoni politicamente diversi, sinché il crollo fascista non li ha ricongiunti.

È inimmaginabile che senza una lunga e sofferta preparazione morale e politica questi gruppi di comunisti democratici socialisti cattolici e liberali potessero sostenere quasi due anni di lotta sanguinosa, che ha falciato la più eletta gioventù italiana. E se voi siete di questa schiera dovete dire che una Resistenza non s’improvvisa se i portatori della tensione rivoluzionaria che trascina la gioventù non agiscono in nome di una fede maturata in lunghe prove. E dovete aggiungere che la prima, grande vittoria di questo nuovo risorgimento italiano si ha quando l’insurrezione popolare della fine del 1943 sa dar vita alla organizzazione dei CLN, quando la lotta armata è inquadrata dal comando unitario del CVL, in nome di una volontà di ricostruzione nazionale.

Un numero de L’Astrolabio, periodico fondato nel 1963 da Ernesto Rossi e Ferruccio Parri, che ne fu il primo direttore

È un dannoso errore ridurre la Resistenza e la lotta di Liberazione ad un isolato episodio della recente storia italiana. È una continuità politica di senso e valore nazionale che deve esser rivendicata.

Il 25 aprile non ne è evidentemente il termine. Sulla linea della stessa spinta liberatrice si arriva alla Consulta, ed infine alla Costituzione. Una analisi dei princìpi e delle strutture istituzionali adottate ci riporta da lontano alla elaborazione di idee rinnovatrici generate dalla lunga battaglia contro il fascismo.

Questa discendenza dà una sua particolare impronta alla nostra lotta contro il fascismo. Deve dargli cioè non il timbro di un partito, ma il timbro della Costituzione, cioè una impronta nazionale. Mi pare debba esser questo l’accento della nostra opposizione, di una chiarezza che può dare alle nostre organizzazioni sia maggior possibilità di azione nostra e quindi di durata nel tempo, sia maggior autorità.

Se direte che è sempre il passato che ci guida, mentre è il presente che dobbiamo inseguire, vi invito a considerare un dato fondamentale di questa storia di ieri, sempre dovuto alla capacità di trovare posizioni non mediane, ma mediatrici quelle che hanno permesso un consenso, esteso ad un ampio piano nazionale. Questo è avvenuto per la lotta di liberazione, questo è avvenuto per la Costituzione, sempre realizzando i compromessi, mai le rese, che intessono la storia di un popolo multianime.

È su questo piano che può essere considerato il discorso da tenere con i giovani se è questo, come è chiaro, il problema di domani. Prescindendo dalla normale e corrente lotta antifascista non possiamo considerare senza preoccupazione l’incertezza di giudizio e quindi di scelta di vaste aree di partito e di senza partito. Non possiamo certamente pensare ad orientamenti su questo campo condizionati da posizioni politiche particolari. Sarebbe per contro opera socialmente meritoria se, mantenendo le diverse organizzazioni, sapendoci mantenere sul piano dell’interesse generale della collettività italiana, sapessimo creare collegamenti stabili e fecondi, centrati sui più vivi problemi di massa sociali, educativi, culturali, con le correnti giovanili ed i ragazzi desiderosi di parole nuove chiare e disinteressate. Sono queste ed il loro continuo rinnovamento che può permettere prospettive di azione formativa per il futuro. La continuità della tradizione che abbiamo alle spalle può darci la sicurezza di un’opera intelligente ed efficace che ha a pilastro maestro la Costituzione.

Ed ora scusatemi, amici e compagni, della lunga predica. Sono evidentemente invecchiato.

(da Patria indipendente n° 6/7 del 20 aprile 1975)