La foto dal Giornale di Vicenza ripresa nell’articolo di Repubblica

Che a Vicenza potesse tirare una brutta aria per gli ideali costituzionali e democratici era facile prevederlo fin dalla vigilia del voto amministrativo (giugno 2018): in quell’occasione il giornalista Paolo Berizzi aveva dato una scorsa ai nomi dei candidati a sostegno del futuro sindaco vicentino Francesco Rucco e aveva scovato delle vere e proprie “perle nere” che sui social avevano lasciato scie di « “sieg heil”, “dux”, “nobis”, “boia chi molla”, e poi svastiche, croci celtiche, post razzisti contro ebrei e omosessuali».

Non tutti, per fortuna, sono stati eletti, ma vale la pena ricordare il sedicente camerata Leonardo De Marzo che apriva un post su Nichi Vendola con «Sieg Heil ai camerati» e lo concludeva con uno scontatissimo insulto omofobo: De Marzo è oggi membro della maggioranza vicentina con delega alle relazioni internazionali e ai gemellaggi. Gli tiene buona, cameratesca compagnia Nicolò Naclerio, che considera le Fosse Ardeatine una “menata” ed è consigliere delegato alle funzioni di studio, proposta e sviluppo di progetti specifici nell’ambito delle politiche per la sicurezza.

Silvio Giovine e Giorgia Meloni (foto dalla pagina facebook di Giovine)

Ma di recente è niente meno che un assessore del sindaco Rucco, ossia Silvio Giovine, già segretario provinciale dei giovani di An e candidato in lista con il partito della Meloni per il consiglio regionale del Veneto, a stendere un’altra mano di nero sulla città di Vicenza, Medaglia d’Oro per la lotta di Resistenza contro il nazifascismo: lo scorso 10 settembre ai microfoni della trasmissione radiofonica La zanzara, Giovine ha detto “No al kebab e sì a Mussolini”, che per lui avrebbe fatto anche cose buone, ossia pensioni sociali (e non è vero, furono introdotte nel 1963) bonifiche, riforma Gentile e bla bla bla.

Foto dal presidio per dire no all’abolizione, decisa dall’amministrazione comunale, della dichiarazione di antifascismo e fedeltà alla Costituzione per la concessione degli spazi pubblici. Vicenza con la sua provincia conta ben 10.000 patrioti e partigiani riconosciuti

L’assessore avrà pensato che, siccome la sua amministrazione lo scorso 10 giugno ha abolito la clausola antifascista per l’uso delle sale pubbliche (ne avevamo dato conto qui), poteva abolire anche il senso e la conoscenza della storia e dire le prime fesserie che gli frullavano in testa, annichilendo così in un colpo solo anche la disciplina e l’onore con cui si dovrebbero ricoprire le cariche pubbliche nella nostra Repubblica, secondo quanto recita l’articolo 54 della Costituzione.

Per questo motivo, sia il comitato provinciale Anpi Vicenza sia i consiglieri di minoranza hanno chiesto al sindaco Rucco il ritiro delle deleghe al suo assessore. In particolare i consiglieri del Pd, al consiglio comunale dello scorso 16 settembre hanno presentato una domanda d’attualità dal titolo “È ancora compatibile il ruolo di assessore dopo le gravi dichiarazioni sul duce che ha fatto cose buone?”.

Foto Imago economica

L’assessore Giovine era assente, il suo sindaco ha negato il ritiro delle deleghe e si è lavato le mani asserendo che Giovine ha parlato a titolo personale; a poco è servito far notare – da parte del consigliere Pd Giovanni Rolando, portavoce della domanda – “che il signor sindaco ha giurato sulla Costituzione antifascista e rappresenta tutta la comunità di Vicenza [sebbene con la metà dei consensi, 50,4%, ndr], portando dunque la responsabilità morale, civile, politica delle dichiarazioni pubbliche di un assessore da lui nominato”.

Chissà se servirà invece a qualcosa il regalo che Rolando, alla fine della sua replica, ha consegnato al sindaco, ossia il fortunato saggio Mussolini ha fatto anche cose buone. E altre idiozie che circolano sul fascismo di Francesco Filippi (Bollati Boringhieri, 2019).

Se questa è la città, in provincia le cose non vanno meglio: a Montecchio Maggiore, secondo quanto riportato da Repubblica l’11 settembre, il candidato di “Europa Verde” Jacopo Giraldo è stato intimidito da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia che hanno spruzzato il malcapitato e il suo materiale elettorale con del gel igienizzante. La colpa? Aver fermato, dopo che aveva sostato al banchetto di FdI, una signora e averle consegnato un volantino sui temi LGBT. Per l’accaduto sono arrivate le scuse dell’assessore Elena Donazzan.

Ancora una volta il comitato provinciale vicentino dell’Anpi è intervenuto per deprecare il fatto e ricordare come anche a Montecchio si sia combattuto per garantire a tutti libertà e tolleranza. E ancora l’Anpi manifesterà e si farà viva tra i vicentini chiedendo a gran voce che la clausola antifascista venga ripristinata, poiché l’antifascismo non è ostilità verso nessuno ma fondamentale premessa e garanzia di libertà per tutti.