Il nuovo Musée de la Libération de Paris (da https://www.gouvernement.fr/sites/default/files/styles/plein-cadre/public/locale/image/2019/08/musee-de-la-liberation.jpg?itok=ElabxhC2)

Parigi aveva due musei dedicati alla Resistenza e alla Liberazione. Sul tetto della Gare de Montparnasse, dopo aver superato un grande giardino, i due musei accoglievano collezioni e mostre temporanee rispettivamente su Jean Moulin e il generale Leclerc. Nel tempo divenuti poco congeniali alla loro funzione e dall’impianto un po’ polveroso, hanno questa estate trovato nuova vita.

Parigi, 25 agosto 2019. La sfilata della Liberazione

Il 25 agosto, il giorno in cui si festeggia la Liberazione di Parigi, ha aperto i battenti al pubblico il nuovo Musée de la Libération de Paris, che incorpora i due Musée du Général Leclerc e Musée Jean Moulin, ma che inoltre li fonde in un dialogo continuo. Infine, l’edificio scelto per il nuovo allestimento sorge sopra i sotterranei da dove il colonnello Rol-Tanguy dette l’ordine di insurrezione contro l’occupante tedesco.

Jean Moulin, il Generale Leclerc e il Colonnello Rol-Tanguy

Le tre figure principali raccontate nel nuovo museo sono l’esempio – che vale per la Francia, come per l’Italia e tanti altri Paesi – della grande diversità delle forze della Resistenza.

Un altro scatto della sfilata della Liberazione, il 25 agosto scorso a Parigi

Jean Moulin, prefetto e uomo dello Stato, rifiuta la sottomissione al nazismo e dopo una complessa fuga si mette a disposizione di quel che resta della Francia libera.

Inviato di nuovo in patria da De Gaulle crea e dirige il Consiglio nazionale della Resistenza, che unifica e coordina le varie forze resistenziali francesi che nel frattempo erano nate. Pochi mesi dopo, nel luglio 1943, braccato dalla Gestapo, viene catturato, torturato, infine ucciso. Il suo corpo non è mai stato recuperato.

Persone di ogni età a Parigi hanno sfilato per festeggiare il 75° della Liberazione della capitale francese

Jean Moulin è, di fatto, il principale eroe della Resistenza francese.

Philippe de Hauteclocque, durante la guerra usò il nome di Leclerc. Proveniente da un famiglia cattolica con posizioni ultra-conservatrici e nazionaliste, persegue brillantemente la carriera militare. Nel 1940, con l’invasione della Francia da parte della Germania, rinnega con forza la tradizione politica familiare e si mette a disposizione di De Gaulle.

Inviato in Africa, si mette in luce come combattente ed organizzatore, divenendo ben presto uno degli uomini-chiave della Liberazione. Sbarca sulle coste della Normandia, libera Parigi e Strasburgo alla testa della Divisione Leclerc.

Henri Tanguy, operaio bretone e militante comunista, nelle ultime fasi della guerra prende come nome Rol in onore di un compagno caduto durante la guerra di Spagna, Théo Rol.

Capo delle Forze francesi dell’Interno (ovvero la fusione di tutti i principali gruppi di combattenti partigiani su suolo francese) nella zona di Parigi, il 17 agosto dà l’ordine di insurrezione generale della città. Nei giorni successivi le forze della Resistenza arrivano a contare 100.000 persone che tengono in scacco gli occupanti in tutta Parigi fino all’arrivo di Leclerc.

Ma ovviamente il museo dipana le storie personali e collettive di decine e decine di donne e di uomini.

Musée de la Libération de Paris

Il museo

Più visibile, più grande, con un’esposizione moderna, in un luogo altamente simbolico per la liberazione di Parigi, il nuovo museo ha aperto simbolicamente al termine della sfilata della Liberazione del 25 agosto 2019.

Gratuite, le collezioni permanenti sono organizzate su due piani dove alle grandi linee storiche dell’epoca si alternano le scene della vita quotidiana sotto l’occupazione e, alle vicende politiche dei protagonisti più noti, i ritratti delle partigiane e dei partigiani che portarono avanti la Resistenza.

All’interno del Musée de la Libération de Paris

Pur seguendo un classico ordine cronologico, è evidente l’aspetto innovativo e pedagogico, i percorsi diversissimi e paralleli di Jean Moulin e del generale Leclerc si dipanano senza nascondere le difficoltà e le contraddizioni, senza tacere il collaborazionismo, anzi costruendo anche un’altra dicotomia – la più classica – quella fra il generale De Gaulle e il maresciallo Petain.

Le storie dei protagonisti della Resistenza parigina
Gli oggetti raccontano le persone di allora

Storie personali e storie pubbliche che si arrestano ad intervalli regolari per consentire sguardi verso la vita reale dei cittadini comuni, dei perseguitati e dei persecutori. Si mescolano stacchi audiovisivi, oggetti personali, documentazione d’epoca idealmente suddivisi in dieci segmenti che inquadrano altrettanti periodi – da quello fra le due guerre fino alla Liberazione e al dopoguerra.

I vari piani di lettura e la varietà del materiale messo a disposizione permettono il dialogo con più tipologie di visitatori, sia per interesse che per età.

Nel nuovo museo

Soprattutto non è un museo unicamente per parigini: l’ovvia constatazione che quelle storie locali siano anche storie universali si traduce non solo in didascalie, materiale e sottotitoli anche in inglese ma soprattutto nell’impostazione generale delle esposizioni, che inseriscono a pieno titolo il Musée de la Libération de Paris nel vasto circuito turistico internazionale cittadino.

All’uscita un fregio invita i visitatori a prendere il testimone delle donne e degli uomini incontrati durante questo percorso.

Il posto di comando di Rol-Tanguy

Cento scalini per scendere al sotterraneo dove risiedeva il Comando parigino delle Forze francesi dell’Interno

Uno dei fiori all’occhiello di questo nuovo museo è indubbiamente il luogo dove negli ultimi concitati giorni della Resistenza risiedeva il Comando parigino delle Forze francesi dell’Interno.

È situato in un sotterraneo pensato come rifugio contro i bombardamenti ed equipaggiato per una lunga permanenza anche in caso di attacchi con i gas. In origine era stato progettato per ospitare i responsabili tecnici dei servizi cittadini (acqua, luce, sistema viario, ecc.) ed è stato in grado di alloggiare fino a 130 persone, collegato con l’esterno da più linee telefoniche.

Gli occupanti tedeschi, pur conoscendolo, se ne disinteressarono e dal 20 agosto 1944 venne usato da Rol-Tanguy e da una dozzina di persone ai suoi ordini.

Si scendono 100 gradini, si oltrepassa una porta blindata. Le stanze spoglie si susseguono, evocative di quella vita essenziale e frenetica che il posto di comando ha visto svolgersi 75 anni fa.

Nel sotterraneo

Ci sono l’equipaggiamento, azionabile sia elettricamente sia a pedali, per il pompaggio e la purificazione dell’aria; i terminali della linea telefonica e, nella stanza più grande, è proiettato un documentario sui bombardamenti che ha subito Parigi.

La visita si fa a piccoli gruppi ed è necessario prenotare una delle dieci-dodici aperture quotidiane. Tre di queste aperture possono essere fatte in “realtà aumentata”, cioè avendo in dotazione uno speciale visore che aggiunge dettagli e informazioni al percorso.

Anche Parigi ha finalmente un museo dedicato alla Liberazione e alla Resistenza degno della città.

Gli evocativi luoghi di Berlino, il moderno museo della Resistenza di Amsterdam (con una sezione dedicata ai bambini davvero notevolissima) e gli altri allestimenti che nelle maggiori capitali europee raccontano quei giorni di dolore e rinascita hanno infine anche in Francia un omologo di alto livello.

I macchinari per purificare l’aria del sotterraneo

C’è un’esperienza che ha segnato tutti i popoli europei, c’è una storia comune. C’è il punto più basso della disperazione e c’è infine il lavorio – a volte minuto, a volte grandioso – di donne e uomini diversi in tutto, ma uniti nell’elaborazione di un riscatto materiale e morale dal nazismo e dal fascismo: è questo uno degli irrinunciabili pilastri del destino comune per la nostra Europa.

Il Musée de la Libération de Paris è stato pensato così: come un mattone di quel pilastro, un materiale da costruzione per il futuro.