È il 5 novembre 2016. Sfilano in un silenzio ciclicamente inframmezzato dal rullio dei tamburi che recano con sé. Sfilano con i giubbotti neri, forti di una sorta di nostalgica divisa. Sfilano, e il corteo ha i tratti di una parata militare. Sfilano, e la loro sfilata è autorizzata dagli organi competenti della città che, nell’aprile 1921, pianse l’assassinio squadrista dello studente del collegio Ghislieri, l’antifascista Ferruccio Ghinaglia, fondatore a Pavia del partito nato a Livorno da pochi mesi.

Noi, invece, spontaneamente radunatici sotto le bandiere di Anpi Arci Rete Antifascista per protestare contro questa infamia autorizzata, siamo stati oggetto di alcune cariche di polizia.

Tre feriti: tra noi che alzavamo le mani a mostrare che l’oggetto più pericoloso che avevamo in mano era un ombrello. Infatti il 5 novembre 2016 a Pavia pioveva forte.

Ciò che sentivamo cadere non erano solo le gocce della pioggia o il peso di un manganello di Ps, ma pezzi di fiducia nei corpi dello Stato.

Quei pezzi dello Stato che il corteo fascista del 5 novembre 2016, lo hanno autorizzato, forzando i limiti del diritto a manifestare, dimentichi che quel diritto, inscritto nella Carta costituzionale, è stato conquistato solo ed unicamente grazie alla guerra di Liberazione dalla dittatura fascista, partorita dalle viscere di un Paese che, dopo il 1945, non si è dato, poi, la pena di procedere ad una Norimberga italiana.

Trenta di noi sono stati denunciati, e sette di noi andranno a processo venerdì 29 marzo, accusati di avere violato le norme del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza.

Ieri, Anpi – presente, insieme agli esponenti delle Anpi pavesi, il coordinatore regionale Lombardia Tullio Montagna – Arci e Cgil hanno espresso in conferenza stampa la propria posizione: idealmente a processo ci saremo tutti noi che ci siamo ritrovati spontaneamente la sera del 5 novembre 2016, convinti che mobilitarsi contro una iniziativa apologetica di fascismo, non solo non sia reato, ma sia, anzi, nostro preciso diritto–dovere.

L’Anpi provinciale, che nei giorni scorsi ha deliberato il proprio sostegno finanziario alle spese processuali e ha avviato anche una sottoscrizione tra cittadini antifascisti, sarà quindi presente davanti al Tribunale la mattina del 29 marzo. Vi aspettiamo tutti, e aspettiamo i vostri messaggi.

È possibile sottoscrivere sul conto di Anpi provinciale Pavia, contattando la mail anpipv@segreteria016@gmail.com oppure direttamente sul cc dedicato IBAN IT37 X076 0111 3000 0101 0540 001 con causale Solidarietà antifascista.

Annalisa Alessio, vicepresidente Anpi provinciale Pavia