
Ottant’anni dopo la Liberazione, l’Italia si risveglia con una domanda che credeva sepolta per sempre: cosa fare del proprio passato fascista? Non è una questione accademica, confinata nelle aule universitarie o nelle commemorazioni ufficiali. È una questione viva, presente, che si manifesta ogni giorno nelle nostre città attraverso targhe stradali, cittadinanze onorarie mai revocate, monumenti ambigui e una memoria pubblica ancora in cerca di equilibrio.

Ed è proprio mentre il dibattito sulla memoria antifascista torna al centro della scena politica che un fatto di cronaca internazionale scuote anche il nostro Paese: la morte dell’attivista conservatore americano Charlie Kirk, ucciso da un cecchino in Utah. Un episodio che la destra italiana ha immediatamente piegato alla propria narrazione politica, commemorandolo alla Camera dei deputati, e nei giorni precedenti denunciando un clima d’odio contro le destre e rilanciando lo spettro della violenza politica. Un segnale di come ogni vicenda, anche estera, possa essere strumentalizzata nel nostro Paese per alimentare lo scontro ideologico.

Ma intanto lontano da Roma, nei Municipi di provincia, nelle Aule consiliari dei piccoli Comuni, si sta combattendo la vera battaglia: quella per preservare la Costituzione e impedire che la retorica nostalgica trovi terreno fertile.
In Romagna, terra che della Resistenza ha fatto un pilastro della propria identità, sta accadendo qualcosa di significativo. L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, custode della memoria della lotta di Liberazione, sta registrando adesioni importanti tra gli amministratori locali. Molti di questi sindaci e assessori hanno preso le loro decisioni spinti dalla convinzione che i valori costituzionali vadano difesi concretamente, nelle scelte di ogni giorno.

È in questo scenario che si inserisce la storia che vi raccontiamo: quella di sindaci che revocano le cittadinanze onorarie a Mussolini, di Consigli comunali che si spaccano su voti drammatici durati fino alle due di notte, di amministratori che si iscrivono all’Anpi rischiando l’impopolarità. Una storia che parte da Riccione e arriva fino ai piccoli borghi dell’Appennino, passando per il paradosso di una regione che, a un’ora di distanza da Predappio – paese natale del duce – sceglie di voltare definitivamente pagina.

A parlarcene Annarita Tonini, presidente provinciale dell’Anpi Rimini.
Iniziamo dal quadro generale. Come valuta il momento che stiamo attraversando dal punto di vista della memoria storica e del contrasto al revisionismo?
È un periodo molto complesso. Da una parte vediamo un preoccupante avanzamento del revisionismo, soprattutto tra i giovani studenti, dove spesso manca una conoscenza approfondita della storia del fascismo. Dall’altra parte, però, registriamo segnali molto incoraggianti, come l’adesione spontanea di diversi sindaci del nostro territorio all’Anpi. E questo è particolarmente significativo perché siamo fuori dal periodo delle elezioni amministrative, nessuno di questi amministratori aveva bisogno di “ingraziarsi” l’elettorato antifascista per motivi di campagna elettorale.

Può farci un quadro preciso di quali sindaci si sono tesserati all’Anpi?
Il dato più importante è quello del sindaco di Rimini, città capoluogo Medaglia d’Oro al Valor Civile per il contributo alla lotta di Liberazione, che non solo si è iscritto per il secondo o terzo anno consecutivo, confermando una continuità con noi, ma ha portato con sé tutta la giunta comunale e quasi tutti i consiglieri di maggioranza. Questo è un segnale politico molto forte. Poi abbiamo la sindaca di Riccione, che si è iscritta e ha portato avanti un’iniziativa molto coraggiosa. Altri sindaci tesserati sono quelli, tra gli altri, di Misano Adriatico, Fabrizio Piccioni; di Cattolica, Franca Foronchi. Con quest’ultima, in particolare, ci siamo molto avvicinati dopo che la nostra sede di periferia dell’Anpi è stata vandalizzata.

Ci parli dell’iniziativa di Riccione sulla cittadinanza onoraria a Mussolini. È stata davvero così significativa?
Assolutamente sì. Il 23 maggio scorso la sindaca, Daniela Angelini, anche lei iscritta Anpi, ha portato in Consiglio comunale la proposta di rimozione della cittadinanza onoraria a Mussolini. È stata una seduta molto discussa, molto sofferta, finita alle due di notte, ma alla fine si è riusciti ad approvare la revoca. Quello che rende ancora più significativa questa iniziativa è il contesto: a Riccione c’è addirittura una villa, non di proprietà del Comune ma data in concessione, che si chiama proprio “Villa Mussolini”, perché Mussolini e la sua famiglia avevano come riferimento Riccione, così come Predappio. Per noi è stato molto importante lavorare su questo, perché nel 2025 era davvero un disonore che Benito Mussolini fosse ancora nel pantheon dei cittadini illustri. Ma ad alcuni, parlo dei familiari del duce, non è andata giù.

E al posto della cittadinanza revocata ne è stata conferita un’altra?
Sì, la cittadinanza onoraria è stata conferita a un cittadino riccionese che aveva particolari meriti locali. Come è giusto che sia: le cittadinanze onorarie vengono conferite per riconoscere meriti specifici, non per perpetuare la memoria di dittatori.
Riccione è stato il primo Comune a muoversi in questa direzione?
No, il precedente è stato il Comune di San Clemente, un Comune piccolino di collina che ci ha dato l’idea, anche inaspettatamente, di proporre questa iniziativa ad altri. Lì la sindaca, pur non essendo tesserata Anpi, è riuscita a ottenere la maggioranza assoluta dei voti del Consiglio comunale per togliere la cittadinanza a Mussolini e conferirla a Giacomo Matteotti. Si è voluto ricordare il martire del fascismo, rapito e ucciso dagli sgherri del duce nel 1924. È interessante notare che le cittadinanze onorarie a Mussolini furono conferite proprio nel 1924, e alcuni Comuni vogliono collegarsi a questa data proponendo il nome di Matteotti al posto di Benito Mussolini.

Altri Comuni seguiranno questa strada?
Sì, stiamo lavorando in tutti i Municipi della Provincia per fare rimuovere queste onorificenze. Presto altri Consigli comunali approveranno la stessa revoca, e alcuni di questi Comuni hanno sindaci iscritti all’Anpi, come Lara Gobbi, prima cittadina di Verucchio e Filippo Sacchetti di Sant’Arcangelo di Romagna.

Avete mai ricevuto pressioni da parte di gruppi nostalgici o revisionisti?
Finora no, ma abbiamo episodi folcloristici particolari. C’è questo personaggio, il sindaco di Pennabilli, Mauro Giannini, che si prende le prime pagine dei giornali quando fa le sue esternazioni. Il 26 aprile ha dichiarato che non festeggerà mai la giornata della Liberazione, e il 27 ci siamo trovati sui giornali. È un po’ il mondo a rovescio: a Pennabilli abbiamo solo 5 iscritti Anpi, ma ci facciamo coraggio.

Ci diceva che la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini è stata criticata. Può raccontarci questo episodio?
Sì, c’è Edda Negri Mussolini, che è stata sindaca di Montefiore in Valconca per due mandati. Quando c’è stata la revoca della cittadinanza onoraria a Riccione, una testa giornalistica ha dato spazio alle sue esternazioni, in cui diceva che era uno scandalo perché “la storia non si cancella” e che “Riccione deve moltissimo a suo nonno”. Ho risposto ma la mia replica è stata tagliata.

Questo ci riporta al contesto territoriale. Quanto pesa essere nella regione di origine di Mussolini?
Molto. Il fare riferimento a Predappio non è casuale: non siamo nella stessa Provincia, ma siamo a un’ora dalla casa natale del duce, e quindi sentiamo molto questi strascichi. È un elemento che condiziona tutto il nostro lavoro. Un altro tema importante è quello della vendita dei gadget fascisti. Qui in Romagna, soprattutto d’estate, ci sono migliaia di negozietti che vendono magliette, tazze, il vino “del Duce” … È pura apologia di fascismo, ma non ci sono appigli normativi sufficienti. L’assessore di Rimini alle Attività economiche fa pressioni ogni estate per le sanzioni, ma la normativa è troppo debole.

Come giudicate l’evoluzione culturale nelle scuole riguardo alla memoria della Resistenza?
Purtroppo tra gli studenti, almeno nella fascia d’età che conosco, vedo un certo sbilanciamento verso il revisionismo. Ma non mi sorprende: è lo specchio delle famiglie che hanno votato in un certo modo, o peggio ancora che non sono andate a votare.

I sindaci che avete tesserato fanno qualcosa nelle scuole per sensibilizzare?
Sì, per esempio il sindaco di Rimini va personalmente nelle scuole, quando viene invitato. Ha partecipato a una conferenza a un liceo classico per l’ottantesimo della Liberazione. Quando può lo fa volentieri ed è molto bravo. Attraverso questi gesti costruiamo collaborazione, e non è scontato.

Avete avuto episodi di vandalismo contro le vostre sedi, ci diceva.
Sì, la nostra piccola sede di Cattolica è stata vandalizzata. A fine luglio abbiamo organizzato un presidio di solidarietà a cui ha partecipato il vicepresidente nazionale ANPI Alessandro Pollio Salimbeni. Questi episodi hanno per noi significati a diversi livelli: non solo istituzionali e politici, ma servono anche a creare una comunità attorno a noi.

Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Vogliamo continuare con le revoche delle cittadinanze onorarie, ma anche lavorare sulla toponomastica. Ci sono ancora, qua e là, strade e viali intitolati a gerarchi fascisti. Piano piano lavoreremo anche su questo: sono tutti simboli, ma proprio per la potenza che hanno i simboli nel rievocare la memoria.

Un ultimo pensiero su questo momento storico?
Credo che il nostro lavoro dimostri che, nonostante le difficoltà e il clima generale, ci sono ancora amministratori coraggiosi che vogliono prendere posizione. Non è scontato, in un’epoca in cui spesso si preferisce non schierarsi. Ma la memoria non è neutrale: o la si difende attivamente, o la si perde. E noi abbiamo scelto di difenderla con azioni concrete, non solo con le parole.
Pubblicato venerdì 26 Settembre 2025
Stampato il 27/09/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/dai-simboli-alle-azioni-concrete-qui-risplende-litalia-antifascista/