Il sacrario della Repubblica sociale italiana a Genova, nel cimitero di Staglieno

Il sindaco di Genova Marco Bucci ha messo a bilancio per il 2024 ben 1,750 milioni di euro per “il Sacrario in commemorazione dei caduti della Repubblica Sociale Italiana”, che si trova nel cimitero monumentale di Staglieno. La cifra da capogiro non è neppure tra i fondi a disposizione dell’Amministrazione del capoluogo ligure. Per reperirla sarà necessario indebitarsi.

Il sindaco di Genova, Marco Bucci

Oltre allo sgomento per una sorta di parificazione morale tra vittime e carnefici, che si prevede dunque di omaggiare accendendo addirittura un mutuo, nei fatti un tale generoso trattamento in memoria non è riservato dal primo cittadino Bucci ai sacrari partigiani, nonostante sia pure “presidente del Comitato Permanente della Resistenza” ricorda l’Anpi locale, che insorge e denuncia: “Una cifra del genere in una città in cui i sacrari partigiani nei diversi cimiteri vengono lasciati senza manutenzione se non quella effettuata dai volontari, è un insulto alla città”.

E affonda Anpi: “Bucci, che in Sala Rossa a Palazzo Tursi siede sotto il gonfalone sul quale è appuntata la Medaglia d’Oro al VM per la capacità di Genova di liberarsi da sola dai nazifascisti, dovrebbe sentir scorrere sulle sue spalle il sangue dei partigiani e dei civili morti per quella Liberazione, sangue versato da quelli che ora, con il denaro pubblico, vuole onorare”.

A Genova, caso unico in Europa, un intero esercito di occupanti si arrese ai partigiani

Evidentemente l’orgoglio per la gloriosa storia cittadina non riguarda il sindaco. A Genova, unico caso in Europa, un intero contingente militare tedesco, al comando del generale Gunther Meinhold, firmò la resa consegnandola nelle mani delle forze partigiane, e la città si liberò, dunque, senza alcun intervento bellico alleato.

Partigiani nella Genova libera (Archivio fotografico Anpi nazionale)

“Mai – continua l’Anpi provinciale – avremmo pensato di vedere un’iniziativa tanto abietta. Sollecitiamo il sindaco (che, glielo ricordiamo, dovrebbe essere di tutti i genovesi e non dei suoi sostenitori di destra estrema e dei nostalgici del ventennio) a cancellare questo stanziamento, sicuramente meglio utilizzabile a favore della vivibilità dei cimiteri cittadini, e a chiedere scusa, in primo luogo a chi per liberare l’Italia ha lasciato la vita”.

Il presidente del comitato provinciale Anpi Genova, Massimo Bisca

E ancora: “Già negli anni scorsi era accaduto che un assessore di Fratelli d’Italia andasse, in fascia tricolore, a rendere omaggio a quel Sacrario, un fatto che Anpi ha sempre duramente condannato”.

“Quanti si batterono allora – prosegue l’Anpi – lo hanno fatto anche per chi, come lui, compie scelte che li offendono e offendono anche la Costituzione sulla quale lui ha giurato”. Chissà però se “ne capisce i contenuti e i valori?”, si chiede Anpi, ricordando “che la nostra è una Repubblica antifascista, frutto anche del sangue di 1.863 genovesi e di 2.250 uccisi nei lager”.

Indignazione anche della Cgil che rammenta come nel 1944 i militi Rsi abbiano “aiutato i nazisti a deportare oltre 1.500 operai dalle fabbriche del Ponente”.

Recita la motivazione della massima onorificenza al VM, ricordando l’eroismo e il sacrificio della Resistenza locale: “Amor di Patria, dolore di popolo oppresso, fiero spirito di ribellione, animarono la sua gente nei venti mesi di dura lotta”. Precisa il riconoscimento al valore: “il cui martirio brucia ancora nelle carni dei superstiti, costituiscono il vessillo che alita sulla Città martoriata e che infervorò i partigiani del massiccio suo Appennino e delle impervie valli, tenute dalla V zona operativa, a proseguire nell’epica gesta sino al giorno in cui il suo popolo suonò la diana dell’insurrezione generale. Piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l’onore”.

Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo (Imagoeconomica, Clemente Marmorino)

Sulla brutta (per la memoria democratica) vicenda genovese è intervenuto anche il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo (apprendendo inoltre che a Ravenna,  in occasione dell’anniversario della Liberazione della città, il 4 dicembre 1944, con Arrigo Boldrini comandante e Benigno Zaccagnini presidente del Cln, per la prima volta nella storia si è impedita la deposizione della corona Anpi nel corso della cerimonia):

Ravenna, 79° della liberazione della città. Al centro della foto, il presidente del comitato provinciale Anpi, Renzo Savini

“Denuncio con allarme questo clima torbido di progressivo smantellamento dei momenti simbolici che rappresentano la natura antifascista e democratica della Repubblica e di rivalutazione del Ventennio e della avventura di Salò”.

Una preoccupazione motivata: “Denuncio con allarme – ribadisce il presidente Pagliarulo – i tanti segnali di svolta autoritaria in corso nel Paese e rivolgo un appello alle forze democratiche e ai cittadini perché si faccia rete di contrasto e concreta opposizione a questo traumatico degrado civile e morale”.

Ora a Genova, derubricata dal primo cittadino la dignità, resta la domanda: perché tanto zelo di Bucci nei confronti dei saloini che al tempo, insieme ai camerati nazisti, praticavano rappresaglie, impiccagioni di ragazzi e stragi?

Ultim’ora dalla Giunta comunale di Genova: «Al riguardo si deve precisare che l’opera in oggetto consiste nel consolidamento dell’imponente muro di sostegno del reparto israelitico del cimitero che presenta un preoccupante stato di inclinazione e fessurazione in molteplici punti. A valle del muro in oggetto, inoltre, è posta una importante viabilità di raccordo interna al cimitero che deve essere ripristinata.
Nessun ripristino, pertanto, sarà effettuato del sacrario della Rsi che occupa occasionalmente una assai limitata porzione del sottostante del muro oggetto di consolidamento. Ci scusiamo per l’equivoco che si è generato». Però non riesce a fare ammenda fino in fondo:  «precisiamo che non accettiamo lezioni di antifascismo da chicchessia».

Gli aggiornamenti da Ravenna ci permettono di riferire che a impedire all’Anpi di deporre la corona non sono state né le autorità e le Istituzioni cittadine, e nemmeno il prefetto, ma chi ha incarico del cerimoniale: la Capitaneria di Porto, ufficio periferico dell’amministrazione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti…