Il volantinaggio no-vax davanti alla scuola IC De Andreis di Milano

Un blitz pianificato probabilmente, con obiettivi mirati: ragazzini delle medie, dagli 11 ai 13 la loro età, di una delle tante scuole di quartiere della città, da cui si torna a casa a piedi chiacchierando con i compagni, scherzando e cercando di vivere la “normalità” in tempi di pandemia. Alle 13 suona la campanella all’IC De Andreis, e gli alunni si trovano davanti ai cancelli una decina di attivisti no vax senza mascherina, e si vedono consegnare tra le mani un volantino, “16 motivi per dire no alle vaccinazioni pediatriche anti-Covid”, c’è scritto.

Il cartello affisso dai no-vax davanti alla scuola

I ragazzini si guardano attorno e vedono affisso un grosso cartello dove sono esposte le foto di coetanei, morti. “Il vaccino vi fa male”, “i vostri genitori vi uccidono”, ripetono e gridano i no-vax. La scena si replica per lunghissimi 50 minuti. La polizia è lì ma non interviene, resta a guardare: “il presidio è autorizzato”, è la risposta a una mamma che chiede spiegazioni. La donna corre ad avvisare la preside dell’istituto, che corre fuori con professori e collaboratori scolastici, fanno barriera per proteggere i ragazzini. La mamma scatta foto, documenta, finirà tutto in un esposto presentato alla prefettura.

A sottoscriverlo i genitori, tra loro Dijana Pavlovic, rappresentante di classe: «È inaccettabile che quegli adulti, ignorando ogni regola e rispetto possano aver cercato di terrorizzare dei bambini. I nostri figli stanno dimostrando una straordinaria capacità di adattarsi a una situazione complicata, portano per sei ore la mascherina seduti al banco, senza mai lamentarsi. Hanno sofferto molto in questi mesi passati e ora cercano di andare avanti, noi genitori possiamo unicamente sostenerli».

Continua Dijana Pavlovic: «I ragazzini sono capaci di includere, accettare e dialogare, rifuggono la violenza, al contrario di quegli adulti. La maggior parte di loro vaccinata, ma non allontanano chi non lo è. In classe parlano, si confrontano, non insultano, cercano di comprendere gli altri senza imposizioni. Anzi nel tempo libero, per stare insieme, cercano luoghi e situazioni dove nessuno possa restare escluso. La loro è una grande lezione».

Le domande dei genitori ora sono molte, contenute nell’esposto presentato al prefetto Renato Saccone e inviato anche al sindaco Giuseppe Sala. Spiega Dijana Pavlovic: «Come è potuto succedere sotto gli occhi della polizia e che nessun agente sia intervenuto di fronte a una evidente violazione delle regole, perché la mascherina è obbligatoria per tutti; come è possibile abbiano permesso l’affissione di quei manifesti del terrore? e soprattutto chi ha autorizzato la manifestazione?». Aspettano una risposta i genitori. E un impegno, perché non accada mai più, né a Milano né altrove.