Si ringrazia il Comune di Borgo San Lorenzo per le foto pubblicate nell’articolo

La gente del Mugello è tosta. E nessuno si faccia ingannare a Borgo San Lorenzo, nel cuore del territorio a nord di Firenze, dalla magnifica e dolce natura della Val di Sieve. Quando arrivarono gli Alleati, in quel giorno di settembre del ’44 i borghigiani erano già liberi e la giunta comunale, espressione del CLN, già insediata col sindaco partigiano Giuseppe Maggi. D’altronde la Resistenza aveva radici antifasciste formidabili, dal biennio nero in poi.

Domenica 17 settembre, alle celebrazioni del 79° lo ha ricordato il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ripercorrendo il grande percorso di unità di tradizioni democratiche della cittadina, i martiri delle squadracce come Giuseppe Margheri, i perseguitati come don Dino Margheri.

E dopo vent’anni di regime e tre di guerra, l’8 settembre: i giovani eroi della Brigata Lavacchini, e sacerdoti quali don Ugo Corsini, punto di riferimento per i partigiani, che nascose e curò, e dette asilo a ebrei; e le suore del monastero di Santa Caterina. Una libertà conquistata a un prezzo altissimo: bombardamenti, la furia dell’occupante nazifascista, le centinaia di rastrellamenti in una regione che “ha pianto in soli quattro mesi 240 eccidi e più di 3.700 vittime civili”.

Si sfila fra le vie di Borgo San Lorenzo per il 79° della Liberazione della cittadina

E ancora: “La parola chiave del nazifascismo era la guerra. La parola chiave delle resistenze era la pace. Mai i partigiani invasero le altre patrie. I partigiani liberarono la propria patria per farne una comunità nazionale libera, indipendente e rispettosa delle altre comunità”.

Ha proseguito Pagliarulo: “Non solo  l’internazionalismo della Resistenza evocava un’idea di un mondo di uguali e liberi che metteva al centro il valore della persona, della sua dignità, della pace e del lavoro. Questi valori sono esattamente i principi che ritroviamo nella Costituzione della Repubblica che anche per questo chiamiamo figlia della Resistenza”.

Dunque per il presidente nazionale Anpi è la memoria attiva a chiamare all’unità da una delle “capitali” dell’antifascismo: “Davanti ai pericoli di nuovi autoritarismi, di nuovi nazionalismi, persino di nuovi fascismi che spirano ovunque, penso che occorra rilanciare un’idea condivisa di antifascismo, che non si limiti a contrastare i fascisti vecchi e nuovi, ma che avanzi la proposta della nuova società sognata dalle partigiane e dai partigiani e disegnata dalla Costituzione”.

Perché l’Anpi non è fatta di “persone che si limitano a venerare le ceneri — ha chiarito il presidente nazionale Pagliarulo —. Siamo donne e uomini che custodiscono il fuoco di quelle ceneri, quel fuoco che da 79 anni non si è mai spento e che oggi più che mai occorre conservare, attizzare, espandere nel momento difficilissimo che attraversa il Paese, l’Europa, il mondo”.

In tanti, anche affacciati alle finestre per battere le mani a quanti hanno partecipato alla sfilata: insieme ai gonfaloni, non mancava quello della Regione Toscana, ai medaglieri, intere famiglie. Rispondendo anche all’invito del sindaco Paolo Omoboni: “Memoria per guardare al futuro con i giusti valori, sottolineando che Borgo San Lorenzo è e sarà sempre antifascista”. E sventolavano tantissime bandiere di sezioni Anpi, ognuna da una lunga storia, e gli striscioni Cgil.

La vicesindaca Cristina Becchi e la presidente della sezione Anpi Borgo San Lorenzo, Paola Poggini. A dare il via alla 78esima edizione della Coppa della Liberazione è stato il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo

Poi il momento di un altro importante appuntamento, con la storia e con lo sport, il 78° della Coppa della Liberazione a cui, insieme alla vicesindaca Cristina Becchi, ha dato il via il presidente nazionale Anpi, che all’arrivo ha premiato il vincitore. Era il settembre del 1946, primo anniversario della Liberazione di Borgo San Lorenzo, e le strade mostravano ancora le macerie della seconda guerra mondiale, quando fu organizzata per la prima volta dal Gruppo Sportivo Giovanile “Gino Bartali” e il campione “giusto fra le nazioni” vi andò per inaugurare la sede sociale della neosocietà.

Oggi si conferma “una storia di amore per uno sport popolare — ha detto il presidente nazionale Anpi Pagliarulo—. Se c’è uno sport che è sempre stato all’attenzione del movimento dei lavoratori, che ha un’epica, cioè una narrazione di gesta eroiche, è proprio il ciclismo”. E “l’icona più bella della sportività leale e solidale sono Fausto Coppi e Gino Bartali, il primo definito comunista, il secondo democristiano, ma entrambi antifascisti”.