Mario Argenton, del Comando generale del C.V.L.

A distanza di 30 anni dalla conclusione di quegli avvenimenti che per oltre 20 mesi dettero origine a fatti eroici che vanno sotto il nome di Resistenza è doloroso constatare come molti degli ideali che in quel tempo animarono i morti ed i sopravvissuti non hanno saputo o potuto tradursi in vivente realtà.

Chi ha partecipato alla lotta ricorderà, al pari di me, come fosse nato uno spirito nuovo che fu l’effettivo cemento per cui uomini di diverse provenienze si sentirono uniti non soltanto nella lotta contro il nemico ma anche nell’aspirazione di creare un mondo migliore.

II coraggio della verità, il senso dell’onestà e della lealtà, l’affermazione della personalità e la comprensione umana verso chi soffre erano profondamente sentiti in quei tempi di miseria quando non si lottava per il benessere, ma per un alto ideale di solidarietà umana.

Sono i sentimenti più nobili, che vengono nell’animo nei momenti più drammatici quando tutto diventa estremamente incerto ed una forza più grande di ciascuno ci fa sentire soli di fronte alla verità, di fronte all’eternità.

Noi abbiamo provato quei momenti sui monti o nelle prigioni e abbiamo visto tanti nostri compagni seviziati, fucilati, impiccati per le strade o nei sentieri; li abbiamo visti sereni di fronte alla morte e abbiamo le loro lettere, documento di profondo costume e di civiltà.

La nostra democrazia è molto fragile e si può salvare solo con la più rigida osservanza del costume. Occorre esaltare nuovamente l’onestà pubblica e privata, rimettere in vigore l’assillo della verità e pretendere dai governanti e da coloro che ricoprono incarichi pubblici una intransigente moralità per ridare tono e dirittura ad una società dove il successo è più apprezzato del valore e dove i furbi e gli scaltri vengono preferiti agli onesti.

In questi tempi di grave smarrimento dobbiamo mobilitare nuovamente i Volontari della Libertà per far rivivere questi sentimenti specie nell’animo delle nuove generazioni e avremo assolto al più importante e grave compito verso il Paese e reso il più alto tributo ai nostri caduti.

(da Patria indipendente n° 6/7 del 20 aprile 1975)