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L’articolo 9 comma 4 del Regolamento per la concessione della cittadinanza onoraria e delle civiche benemerenze parla chiaro: “La revoca è adottata con deliberazione del Consiglio Comunale con la maggioranza qualificata dei tre quarti dei componenti”, servono cioè 10 voti favorevoli su 13. E così la delibera per revocare la cittadinanza onoraria di Battaglia Terme al duce non passa: la maggioranza esprime 8 voti favorevoli, mentre la minoranza vede una consigliera contraria e due consiglieri che non partecipano alla votazione. Assenti per malattia due consiglieri per parte. La discussione precedente la messa ai voti ha toccato, qua e là, vertici altissimi – a tratti esilaranti – di imbarazzo e benaltrismo.

1 giugno 1923, inaugurazione della conca di Battaglia alla presenza di Mussolini – Collezione T. Bignozzi (battagliatermestoria.altervista.org)

La consigliera di minoranza Patrizia Trovò ritiene che la cittadinanza conferita a Mussolini nel 1924, come per prassi accadde in moltissime altre città, sia parte della storia e la storia non può essere cancellata, tanto meno con una proposta di revoca che ha il sapore di “una rivincita che riaccende divisioni, e persegue la logica degli opposti estremismi, senza cambiare il tasso di antifascismo di ciascuno di noi” (in qualcuno, verrebbe da sospettare, davvero ai minimi livelli). Pertanto, pur sottoscrivendo tutte le argomentazioni del sindaco circa l’indegnità del dittatore a mantenere la cittadinanza onoraria di Battaglia, la consigliera afferma di voler “lasciare Mussolini dov’è”, ossia nel registro dei cittadini battagliensi. Conclude invocando la pace nel mondo: “Oggi non abbiamo bisogno di alimentare astio e risentimenti, la pandemia ha già provveduto… Anche la situazione internazionale merita che i Paesi si pacifichino, tutti i Paesi dovrebbero impegnarsi per la pace del mondo”.

1 giugno 1923, inaugurazione della conca di Battaglia. (Foto tratta da: Primo Cattani, Battaglia-Terme. Storia – Industrie e Problemi : dal 1100 al 1925 – III. anno dell’Era Fascista, Editrice La Galiverna, 2009, Ristampa anastatica, p. 59 – battagliatermestoria.altervista.org)

Un altro consigliere di minoranza, Davide Varetto, ne fa invece una questione di forma: rimprovera all’amministrazione di non aver condiviso la proposta di delibera nei tempi e nei modi dovuti, di “non aver trattato” – gli scappa –, di “non essersi confrontata”, si corregge subito dopo. Se lo avesse fatto, avrebbe potuto contare sull’unanimità. Ma, aggiunge, non gli piace neanche che si cancelli una cittadinanza onoraria per delibera (e in che modo, altrimenti?): gli pare un “provvedimento di carattere muscolare e troppo aggressivo, che come amministratore non perseguirebbe mai a prescindere dal destinatario” (sic!). Teme inoltre che questo sia il primo passo verso un preoccupante percorso di revisionismo a Battaglia, che potrebbe persino arrivare a modificare lo stemma del Comune! Il sindaco Momolo è stupito al sentir usare l’aggettivo “divisivo”: “Vorrei capire – chiede ai consiglieri – cosa c’è di divisivo nell’esprimere di essere antifascisti”.

La senatrice Liliana Segre (Imagoeconomica)

Il Sindaco pensa a un articolo della Costituzione che gli è particolarmente caro, ossia l’art. 54, che prescrive di ricoprire le cariche pubbliche “con disciplina e onore”. “Dove sono la disciplina e l’onore a non togliere la cittadinanza a un dittatore sanguinario? Proprio la disciplina e l’onore chiedono di essere uniti nella condanna, già espressa dalla storia, di un regime e di un dittatore non degno di essere ricordato con la cittadinanza onoraria”. “Non si tratta – continua – di riscrivere la storia: la pagina delle cittadinanze onorarie concesse al duce nel Ventennio è purtroppo già stata scritta e non si cancella. Ma oggi, con l’atto formale e simbolico della revoca ‘per comprovata indegnità’, possiamo dissociarci da quella pagina vergognosa e ribadire che Battaglia Terme è democratica e si rispecchia nei valori antifascisti della Costituzione”. Per questo motivo sperava in un’unanimità senza indugio da tutte le parti, come – almeno – è avvenuto nella votazione della delibera per conferire alla senatrice Liliana Segre la cittadinanza onoraria di Battaglia, onorificenza di cui la stessa è grata (così ha con sollecitudine fatto sapere tramite mail) ma che la rende allo stesso tempo concittadina del suo indegno carnefice.