Il calcio è il regno della lealtà umana esercitata all’aria aperta”
Antonio Gramsci

L’incontro di Anpi Carmagnola a Casa Frisco

Nell’ambito delle iniziative legate all’ottantesimo anniversario della Liberazione, l’Anpi di Carmagnola (TO) ha organizzato una giornata dedicata al calcio e all’antifascismo. Il 15 giugno scorso, negli spazi di Casa Frisco, importante luogo di aggregazione e di integrazione della città, sono state raccontate storie di calciatori partigiani, di gruppi di tifosi di calcio che difendono gli ideali della Resistenza e di squadre calcistiche caratterizzate da sportività e impegno sociale.

Anpi Carmagnola a Casa Frisco

All’evento è stata associata una raccolta fondi a favore di Medici senza frontiere allo scopo di sostenere con un piccolo contributo il prezioso lavoro di quegli operatori che offrono cure e supporto alla martoriata popolazione di Gaza. Nel corso della giornata sono intervenuti Renato Paganotto, collaboratore sportivo del periodico Patria Indipendente, Sara Di Lorenzo presidente della società calcistica Resistenza Granata e Valerio Moggia, scrittore e giornalista, creatore della pagina web Pallonate in faccia, autore del recente libro Il calcio è politica.

A dimostrazione di come gli spalti dei nostri stadi siano diventati un importante luogo di denuncia delle ingiustizie che attraversano il pianeta, la discussione è cominciata con la rappresentazione dell’importante iniziativa “Show Israel the Red Card” (Cartellino rosso per Israele) promossa da un elevato numero di tifoserie in solidarietà con il popolo palestinese, una campagna di pressione sui vertici calcistici mondiali perché escludano Israele dalle competizioni sportive ufficiali.

La discussione è proseguita con il racconto di alcune tra le più significative storie dei calciatori che si sono opposti al regime fascista.

La Lucchese del 1933/34

Tra i tanti, il difensore Giacomino Losi, da bambino staffetta partigiana nella provincia di Cremona diventato giocatore simbolo della Roma; l’attaccante dell’Empoli Carlo Castellani morto nel campo di concentramento di Gusen nell’agosto 1944; la mezzala del Torino Raf Vallone, in seguito attore e giornalista, partigiano della formazione di Giustizia e Libertà; il centrocampista di Lucchese, Torino e Fiorentina Bruno Neri, partigiano del battaglione Ravenna, morto in uno scontro con i nazisti il 10 luglio 1944, celebre per non aver sollevato il braccio destro per omaggiare i rappresentanti del fascio presenti all’inaugurazione dello stadio di Firenze nel 1931. E a proposito di Bruno Neri, la storia di una compagine, la Lucchese, che prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, annoverava tra le proprie file Bruno Scher, Libero Marchini, Gino Callegari, Aldo Olivieri, giocatori antifascisti invisi al regime, guidati da Erno Erbstein, che sarebbe divenuto il tecnico del Grande Torino.

È stato poi affrontato il fenomeno del tifo ultrà calcistico: le origini, la diffusione, i comportamenti, le regole all’interno dei gruppi organizzati, gli strumenti utilizzati per sostenere la squadra e, in particolare l’orientamento politico dei principali gruppi di tifosi organizzati. E come riflesso delle pulsioni reazionarie che hanno determinato le affermazioni delle destre in tutta Europa e nel nostro Paese è stato segnalato l’aumento dei fenomeni di discriminazione territoriale e razziale, nonché le esplicite manifestazioni di apologia di fascismo, da parte di alcune tifoserie.

Sopra tifosi dell’Empoli; sotto la curva del Pisa (da Pallonate in faccia)

A dimostrazione di come molte siano, al contrario, le tifoserie non disposte a consegnare un gioco popolare amato come il calcio alle destre estreme è stata poi descritta la tendenza opposta a considerare gli spalti un luogo di inclusione e di rappresentazione critica di quanto avviene al di fuori del terreno di gioco. Sono state quindi esposte alcune tra le più significative prese di posizione assunte da quei gruppi di tifosi che, assieme al sostegno appassionato alla propria squadra, manifestano allo stadio la propria avversione al fascismo, alla guerra, al razzismo, al sessismo, denunciano le morti sul lavoro e si attivano in concreti gesti di solidarietà.

Resistenza Granata allo stadio Filadelfia

Come prova della crescente tendenza a vivere il calcio e la partita come uno strumento di convivialità, uno spazio per affermare valori di lealtà e sportività, un luogo dove mostrare il proprio sostegno a lotte importanti come quelle contro la mafia, il sessismo e la guerra, è stato quindi rappresentato l’esempio della squadra torinese di seconda categoria Resistenza Granata.

Una realtà nata dalle ceneri di un luogo simbolo per il calcio, il leggendario Stadio Filadelfia. Una squadra che si discosta dalla formula che vorrebbe tutti come semplici consumatori di uno spettacolo ma che attiva forme di partecipazione e coinvolgimento di tutti i protagonisti (giocatori, dirigenti, sostenitori, famiglie).

La giornata si è conclusa con un delizioso rinfresco preparato dall’associazione Karmadonne di Casa Frisco e con una partitella tra alcuni partecipanti all’evento.

Sezione Anpi “Martiri per la Libertà”, Carmagnola (TO)