Si è svolta alla fine di settembre (26 e 27), a Napoli, la quarta edizione della Festa Nazionale del Servizio Civile. Tema impegnativo e importante: “Intessere resistenze, costruire comunità, promuovere pace”, promosso dalla CNESC-Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile. La due giorni si è svolta presso il Real Albergo dei Poveri e alcuni degli intervenuti hanno ricordato la storia straordinaria di solidarietà e solitudine di chi ha vissuto dentro quella imponente costruzione nel cuore di Napoli. Per inquadrare bene la questione del servizio civile è necessario indicare prima di tutto i numeri e le sigle che compongono la CNESC.

La Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile è l’associazione che dal 1988 raccoglie alcuni dei maggiori Enti convenzionati con l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile per l’impiego di obiettori di coscienza in servizio civile e che dal 2001 in avanti promuovono il servizio civile nazionale ai sensi della L.64/01 (elenco completo in coda a questo articolo e nel box). Dall’ultimo rapporto 2024 sul Servizio Civile si evidenzia che alla CNESC aderiscono 27 enti accreditati nella sezione nazionale e 6.853 enti – sia del Terzo settore, sia enti locali – di accoglienza che offrono in totale il 36,6% dei posti a bando.
Sempre dal rapporto, questi i dati generali che si segnalano nelle tabelle relative alle 18.390 sedi accreditate in Italia (più 1.613 all’estero): il maggior numero di sedi accreditate degli enti CNESC è in Emilia Romagna (2.132), il numero minore si registra in Valle d’Aosta con 56. I dati riportati vanno analizzati anche con riferimento agli abitanti.
Centinaia di ragazze e ragazzi sono stati coinvolti: un programma ricco di talk, laboratori, musica e momenti di confronto. Un po’ come nella struttura della Formazione che ogni volontario frequenta durante il servizio civile. La parola, il confronto, la conoscenza e l’impegno diretto di ogni volontario rafforzano e arricchiscono individualmente le coscienze e aiutano a consolidare l’aspetto umano della collettività. Molti banchetti delle associazioni esponevano i loro libri, i lavori, il materiale frutto dell’impegno dei volontari o delle associazioni. In un clima di festa circolava anche una inquietudine per le guerre in corso, nei capannelli delle ragazze e dei ragazzi si sentiva anche la preoccupazione per quello che sta accadendo nel mondo.

Ho partecipato al talk coordinato da Sabrina Mancini del Consiglio di presidenza nazionale sul tema resistenze: “80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla Liberazione”; mi avevano chiesto di intervenire sulla Liberazione e la fine della Seconda guerra mondiale, anche con riferimenti alla realtà territoriale dove si svolgeva la Festa e cioè Napoli e la Resistenza al Sud. Prima del dibattito, girando tra i ragazzi e discutendo con loro, alcuni avevano notato la spilletta dell’Anpi, ho avuto la netta percezione che sarebbe stato utile approfondire l’aspetto di che cosa è stato il fascismo, e di chi fossero gli antifascisti prima di quel 25 luglio 1943, di quanto per il fascismo era stato importante costruire uno Stato totalitario e, per questo, avere un popolo militarizzato, fin da bambini, con slogan come “libro e moschetto” o ” Credere, Obbedire, Combattere”.
Ho ricordato le leggi fascistissime del 1926, l’eliminazione di ogni forma di partecipazione, la soppressione dei partiti, dei sindacati, dei giornali, i libri bruciati, la costituzione dei tribunali speciali e delle commissioni in difesa dello Stato (come erano composte, le pene che infliggevano agli oppositori); il lavoro e l’impegno unitario, nelle carceri come nei luoghi confinari, la straordinaria forza di coinvolgimento per uscire da quella situazione e conquistare le libertà indicate dalla Costituzione; il nostro ruolo di memoria attiva che ci riporta dalle scelte di allora alla attualizzazione delle risposte da dare oggi.

Ho parlato delle libertà individuali e dei vari “decreti sicurezza”, dell’autonomia della magistratura, della forza dell’organizzazione della rappresentanza sindacale, della libertà di stampa e dell’informazione; di una nazione unita non solo territorialmente ma anche nelle condizioni sociali: la sanità pubblica, una università capace di accogliere le esigenze di tutti i giovani, il diritto a una abitazione dove poter sognare e vivere. Obiettivi che si possono concretizzare solo in una Europa “libera e unita” che sappia difendere quelle ragioni che varcarono il confino di Ventotene; un’Europa che si occupi non solo di politica ed economia, ma anche di giustizia sociale; un’Europa dove tutti i cittadini possano vivere dignitosamente, con diritti e opportunità simili. Un’Europa di pace.

Per la parte della Resistenza del Mezzogiorno ho ricordato le Quattro giornate di Napoli e la straordinaria unione tra militari, popolo, donne e ragazzi che si sono riscattati da tanto dolore provocato dal Fascismo e dal nazismo. Ho ricordato anche i ragazzi di Bari e la linea Gustav, Cassino, quei tanti militari del Sud che hanno combattuto nella Resistenza al Nord. Ma quello che mi è parso importante per meglio rappresentare l’evoluzione del periodo storico e l’antifascismo nato sin dalla marcia su Roma e durato per vent’anni, è stato partire dalle isole confinarie. Era necessario chiarire che quando si parla di antifascismo è evidente che non possiamo non partire da chi ha pagato con la morte e il carcere come Don Minzoni, Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci, Carlo e Nello Rosselli e i tanti altri conosciuti ed anonimi che finirono dentro le carceri e al confino.

La repressione capillare aveva lasciato molti antifascisti nella miseria e nella malattia, senza lavoro a seguito della continua emarginazione morale e fisica. E dagli archivi di Stato, leggendo i faldoni che riguardavano i confinati, già possiamo intuire molti articoli della Costituzione (le libertà personali, l’inviolabilità del domicilio, l’inviolabilità della comunicazione e della corrispondenza, la libertà di stampa ecc.); possiamo sentire il desiderio di avere una democrazia capace di far partecipare tutti i suoi cittadini, con il voto uguale, libero, segreto e universale (oggi, purtroppo, molti cittadini ci stanno rinunciando). Parlare della Resistenza significa parlare della possibilità di eleggere i propri rappresentanti, i sindaci e gli amministratori locali, aspetto fondamentale della democrazia che era interdetta alla popolazione come la partecipazione alla vita sociale.

Significativi sono stati gli altri interventi, come quello di Simone Campora, portavoce del Comitato giustizia per Mario Paciolla, giovane operatore volontario che cooperava con le Nazioni Unite come osservatore per la verifica della corretta attuazione degli accordi di pace tra il governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, ucciso a San Vicente del Caguán – Colombia – il 15 luglio 2020. Si attende ancora di conoscere la verita.

Gennaro Giudetti si occupa di migrazioni e difesa dei diritti umani nelle zone di conflitto. Appena rientrato da Gaza, gli hanno negato la possibilità di rientrare: ha testimoniato con parole dure, vive e sincere la situazione in cui versano i palestinesi a Gaza, ospedali bombardati, uso criminale del doppio bombardamento per colpire i soccorritori, strage di bambini e tutto quanto ci è tristemente noto. Entrambi gli interventi ci hanno riportato alla realtà del lavoro dei tanti volontari e anche al ruolo degli operatori per la pace. L’articolo 11 della Costituzione spiccava sotto il palco. L’intervento di Rossano Salvatore e la storia degli obiettori di coscienza, il ruolo del Servizio Civile Universale, le tante associazioni che sono impegnate su questo fronte, temi affrontati in tanti interventi ci richiamano fortemente alla necessità che la difesa della pace, contro il riarmo indiscriminato, sia un elemento che unisce tutte e tutti.

È emersa con forza la pluralità delle associazioni ma un solo obiettivo: la pace. È stata una festa capace di trasmettere impegno sociale, voglia di essere protagonisti tra i giovani con i giovani a cui la nostra associazione non può non partecipare, sviluppando il Servizio Civile nelle nostre strutture. Dobbiamo sentire più nostra quella parte della Carta Etica che richiama alle azioni di solidarietà, d’inclusione, di coinvolgimento e partecipazione che promuovono a vantaggio di tutti il patrimonio culturale e ambientale delle comunità e realizzano reti di cittadinanza mediante la partecipazione attiva delle persone alla vita della collettività e delle istituzioni.
Un’esperienza importante e ringrazio ASC-Aps per la collaborazione in questi straordinari sette anni vissuti insieme.
Claudio Maderloni, componente Comitato nazionale Anpi, responsabile nazionale Anpi per il servizio civile
LE SIGLE CHE ADERISCONO ALLA CNESC
Acli, Aism, Anpas, Arci Servizio Civile, Assifero, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Avis nazionale, Caritas Italiana, Cesc Project, Cipsi, Cnca, Commissione sinodale per la diaconia (CSD), Confederazione Nazionale Misericordie d’Italia, Cong. P.S.D.P. Ist. don Calabria, Salesiani per il sociale, Federsolidarietà/CCI, Focsiv, Inac, Legacoop, Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), Movimento Volontariato Italiano (MOVI), Shalom, Uildm, Unicef, Unitalsi, Unpli, Vides Italia. Sono invece osservatori: Ancos, Anpeas, Cesc, patronato Enapa, Fondazione Volontariato Giovani e Solidarietà, Movimento Nonviolento e Opera Don Orione.
Pubblicato martedì 7 Ottobre 2025
Stampato il 09/10/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/quel-festival-del-servizio-civile-che-fa-comunita/