In un’Italia che ha da poco celebrato la Liberazione dal nazifascismo, a Nettuno – città Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Resistenza – si è svolta una manifestazione che rappresenta un preoccupante campanello d’allarme per la salute democratica del Paese. Il 3 maggio 2025, presso l’Hotel Astura, si è tenuta una commemorazione in ricordo di Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte della Gioventù assassinato nel 1975 da militanti della sinistra. Un episodio drammatico che, invece di essere trattato come momento di riflessione umana e storica, è stato utilizzato come pretesto per un incontro politico-ideologico segnato da toni revisionisti, nostalgici e dichiaratamente provocatori.

(Archivio fotografico Anpi nazionale)

A colpire immediatamente è stato il titolo scelto per l’evento: “Mai più antifascismo”. Tre parole che non possono essere archiviate come una semplice provocazione retorica, ma che sembrano delineare un preciso progetto culturale e politico: delegittimare l’antifascismo come fondamento della Repubblica, trasformandolo nel nuovo “nemico pubblico”. In sala, manifesti con il volto di Ramelli e lo slogan campeggiavano senza ambiguità. Nessuna presa di distanza, nessun tentativo di equilibrio. Solo una linea ideologica netta e rivendicata.

Il tavolo della presidenza del convegno all’Hotel Astoria di Nettuno

Tra i relatori intervenuti, figuravano Pietro Cappellari, storico vicino all’estrema destra, ricercatore per la Fondazione della Repubblica Sociale Italiana e più volte al centro delle polemiche per le sue posizioni negazioniste e nostalgiche, che nel 2019 si era fatto fotografare durante una rievocazione dello sbarco alleato davanti a un panzer tedesco con la didascalia: “Finalmente i camerati germanici sono venuti a liberarci”. Insieme a lui, Mary Rinaldi di Casapound Italia; Alberto Sulpizi, docente di Storia del territorio dell’Università Popolare di Roma, e Luca Parapetto del Circolo Barbarigo Anzio e Nettuno. Tra il pubblico erano presenti anche due consiglieri comunali: Rodolfo Turano, eletto ad Anzio, e Alessandra D’Angeli, consigliera di Fratelli d’Italia a Nettuno, che ha preso brevemente la parola.

Pietro Cappellari ha risposto a una domanda sul senso dello slogan “mai più antifascismo” e sulla sua compatibilità con la Costituzione con un’affermazione che pretendeva di essere ironica: “Deve studiare la Costituzione. Io ho fatto l’esame di diritto pubblico. Non mi risulta che la parola ‘antifascismo’ sia scritta nella Costituzione. Esiste? Esiste questa parola in Costituzione?”. Un’affermazione che sembra mirare a scardinare il legame profondo e imprescindibile tra l’assetto costituzionale italiano e l’antifascismo. È vero: il termine non compare testualmente. Ma è altrettanto vero che la Costituzione nasce dal lavoro di un’Assemblea composta da partigiani, perseguitati politici, antifascisti di ogni orientamento. L’antifascismo è il contesto stesso da cui quella Costituzione prende forma, come ribadito più volte dalla Corte Costituzionale e da numerosi giuristi e storici. Mentre l’intervento di Mary Rinaldi, ha trasformato il proprio discorso in una requisitoria contro la democrazia, negando la legittimità del dissenso e del pluralismo: “All’epoca era tutto concesso. Si poteva ammazzare in nome di cosa? Della democrazia. Ma cos’è, la democrazia? Libertà di parola? Ce l’abbiamo? Non esiste. Non esisterà mai, finché ci saranno le due famose opposte fazioni, e una sarà difesa anche ai più alti livelli”.

Nonostante i contenuti eversivi e la presenza di esponenti istituzionali, l’incontro si è svolto senza alcuna identificazione da parte delle forze di polizia. L’evento inoltre è stato pubblicizzato (a pagamento?) da un importante quotidiano nazionale, sarà perché il sottotitolo della manifestazione recitava “Caduto per la causa nazionale nel 50° del martirio”? E quale sarebbe questa causa? è legittimo chiedersi).

Il momento del breve intervento della consigliera di Fratelli d’Italia a Nettuno, Alessandra D’Angeli

Le reazioni istituzionali e politiche sono state immediate e forti. Il sindaco di Nettuno, Nicola Burrini, ha dichiarato: “Il Comune si dissocia senza mezzi termini. Ricordiamo a tutti che a Nettuno l’antifascismo è un valore assoluto e indiscutibile”. Parole nette sono arrivate anche dal sindaco di Anzio, Aurelio Lo Fazio, che ha parlato di “calpestare la Costituzione” e ha condannato la presenza di un consigliere comunale della sua città: “È grave che si trovasse lì mentre si inneggiava al fascismo”. Il Partito Democratico di Nettuno ha definito l’evento “vergognoso e imbarazzante”, ribadendo che l’antifascismo è un principio costitutivo della democrazia. Il Pd di Anzio ha parlato di “partecipazione incompatibile con qualsiasi incarico pubblico”. Rifondazione Comunista ha denunciato l’iniziativa come “sciagurata e semiclandestina” e come una “provocazione incostituzionale”. Il Movimento 5 Stelle di Anzio ha espresso “profondo sdegno” e ha invitato i consiglieri coinvolti a fare un passo indietro, ritenendo la loro presenza incompatibile con il ruolo istituzionale. Il segretario regionale del Pd Lazio, Daniele Leodori, ha parlato infine di “grave attacco alla storia repubblicana”, dichiarando: “Chi dice mai più antifascismo offende l’Italia costituzionale. L’antifascismo non è una stagione politica: è la base della nostra libertà”.

Cinisello Balsamo, inaugurazione della targa di piazza Sergio Ramelli, con il presidente del Senato, Ignazio La Russa (Imagoeconomica, Canio Romaniello)

Non è la prima volta che, dietro commemorazioni ambigue, si nasconde un disegno politico chiaro: attaccare i valori fondativi della Repubblica, riscrivere la memoria collettiva e legittimare, sotto forma di revisionismo storico, un’ideologia eversiva. Lo slogan “mai più antifascismo” non è un semplice paradosso retorico, ma una strategia culturale inquietante. In un territorio come quello di Nettuno e Anzio, attraversato dalla guerra, dallo sbarco alleato e dalla Resistenza, simili parole suonano come un’offesa alla storia e alla coscienza democratica del Paese.

Linda Di Benedetto