Il 14 giugno 2015, durante “Le giornate del lavoro” promosse dalla Cgil a Firenze, un gruppo di studenti, tra cui mi trovavo io, dai quindici ai venti anni della Rete degli Studenti Medi e dell’Unione degli Universitari cammina per il centro storico fiorentino alla fine di una delle iniziative sindacali della giornata, per raggiungere Piazza Santissima Annunziata, dove sono organizzati concerti gratuiti verso le otto di sera.
Alla città di Firenze è stata assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza e la cittadinanza ha sempre dimostrato un’anima partigiana; nessuno si sarebbe aspettato che per una bandiera rossa e trenta studenti che cantano qualche coro di festa si potesse mettere in pericolo l’incolumità di questi giovani entusiasti.
Invece così non è stato: un episodio durato fortunatamente solo pochi minuti, ma che ha seminato il terrore nei nostri volti e nei nostri cuori. Abbiamo sentito delle urla alle nostre spalle, dirette contro di noi – magari qualche scherzo? – e subito dopo ci siamo ritrovati addosso cinque uomini (poi rivelatisi appartenenti all’estrema destra cittadina), tutti sulla trentina, con in mano i bicchieri del bar da cui erano sbucati, portati fuori apposta per lanciarceli addosso. Scagliati i bicchieri ci hanno strappato le bandiere dalle mani. Le ferite riportate, per fortuna, non sono state particolarmente gravi: un bicchiere di vetro ha colpito e ferito una ragazza poi, con l’asta di una delle bandiere, hanno colpito un nostro compagno militante, ferendo al braccio e alla mano un altro ragazzo che si è frapposto per difenderlo. Il tutto è accaduto davanti a turisti e negozianti increduli di fronte alle offese che questi fascisti ci urlavano, come “sporchi rossi” o “il 68 è finito” e così via.
Un turista americano con la macchina fotografica in mano ha scattato qualche foto di nascosto, dandoci così la possibilità di riconoscere questi individui, che tra l’altro già erano stati segnalati in passato alle autorità per atti violenti. Se l’aggressione fisica subita da noi ragazzi non può dirsi particolarmente pesante, pesanti e duri invece sono stati i colpi così inferti alla democrazia e alla libertà d’espressione, colpite con ben più violenza, rinnegate e svilite in quella domenica sera.
Dopo pochi minuti, a causa dell’eccessiva attenzione che stavano attirando, gli aggressori hanno mollato “la preda”, cioè noi. Dopo la paura dell’aggressione, ci è rimasta amarezza e rabbia. Non è tollerabile – ci siamo detti subito – che questi atti violenti vincano contro la forza delle idee, la forza dei valori e l’entusiasmo della gioventù. Questa vigliaccheria, poi, si rivela ancora più lampante se si considera la differenza di età tra aggressori e aggrediti: i primi di oltre trent’anni, i secondi dei quindicenni.
Per questo abbiamo creduto fondamentale non abbassare la testa, non farci intimorire, ma anzi denunciare l’accaduto e lottare con ancora più convinzione per quello che semplicemente tentiamo di fare quotidianamente, ovvero cambiare le cose in questo Paese.
Da allora sono trascorsi due anni: il 2 marzo scorso finalmente si è aperto a Firenze, in seduta preliminare, il processo contro quei violenti. Eravamo, noi studenti, tutti lì: chi fisicamente nell’aula del tribunale e chi collegato telefonicamente, ma ognuno con la speranza che veramente la giustizia faccia il suo corso e punisca i colpevoli.
Qui in Toscana vediamo i movimenti di estrema destra prendere sempre più piede nelle città e nelle scuole, specie in quelle di periferia, dove quest’anno liste dichiaratamente di estrema destra si sono presentate alle elezioni studentesche, cosa che fino a qualche anno fa era impensabile in una regione tradizionalmente “rossa”. Ma non solo: le sedi di CasaPound stanno aprendo con una velocità sconvolgente nelle nostre città e la cosa forse peggiore è che nei “valori” promossi da questa associazione di “fascisti del terzo millennio” sempre più ragazzi riconoscono un modello da seguire, invece che da rifiutare.
Per tentare di reagire a tutto questo, lo scorso mese la Rete degli Studenti Medi Toscana insieme allo Spi-Cgil Toscana ha fatto nascere un progetto per noi fondamentale: “Il Manifesto dello Studente Antifascista”, che pone al centro del dibattito proprio le nuove generazioni e il valore dell’antifascismo, cercando di dare nuove forme a valori che partono dal passato e che a scuola non sempre vengono sufficientemente approfonditi.
Per noi questo processo fa la differenza: segna l’inizio del percorso che ci porterà a fare chiarezza in modo definitivo. Sentiamo tutti il bisogno di sentirci ascoltati da parte delle istituzioni, che queste si schierino una volta per tutte e si impegnino con i fatti e non solo a parole a diffondere e difendere una cultura antifascista e democratica.
La Rete degli Studenti Medi si è costituita parte civile al processo e i ragazzi aggrediti sono stati sentiti uno alla volta a porte chiuse, come diretti testimoni del fatto. Ovviamente le loro deposizioni sono risultate tutte concordanti e le prove fotografiche del turista lasceranno pochi margini di errore. Gli accusati sono soltanto due su cinque degli aggressori, ma speriamo – anzi pretendiamo – che vengano condannati duramente per essersi macchiati di un gesto simile a discapito di ragazze e ragazzi che tutti i giorni scelgono di prendere parte al processo di cambiamento radicale di questo Paese, in nome di alcuni tra i valori fondanti della nostra democrazia: l’istruzione e il lavoro.
Elisa Porciatti ha 20 anni e vive a Firenze, dove nel 2015 si è diplomata al liceo scientifico A. M. Enriques Agnoletti e ora dove studia ingegneria ambientale. Dal febbraio 2016 è coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi della Toscana.
IL TESTO DEL MANIFESTO DELLO STUDENTE ANTIFASCISTA
L’Antifascismo nasce nel 1919 in contrapposizione ai Fasci Italiani di combattimento, che nel 1921 sarebbero diventati il Partito Nazionale Fascista, guidato da Benito Mussolini, che l’anno seguente sarebbe salito al potere dando inizio così al ventennio più triste e violento della storia del nostro paese.
L’Antifascismo in quegli anni si manifestò sotto svariate forme e modalità, dall’esempio partigiano, al sindacalismo progressista. Oggi, nel XXI secolo, passate le barbare violenze, gli infiniti delitti e gli irrecuperabili danni che tale dittatura ha arrecato alla nostra storia, non dovremmo sentire più parlare di Fascismo. Ma la realtà delle nostre città, delle nostre periferie è diversa. Ed ecco che di nuovo l’estrema destra alza la testa, pronta a colpire in massa il più debole e il più indifeso di turno.
A tutti gli studenti che si riconoscono nei principi di democrazia e giustizia, va quest’appello, a qualsiasi uomo, donna o bambino che crede nella libertà, come concreta realtà, va quest’appello. Sacro fu il sacrificio di quei combattenti che chiamarono banditi, che per un sogno di libertà scelsero la strada dei monti, ma nel XXI secolo crediamo vi possano essere altre vie.
I dieci punti del Manifesto dello Studente Antifascista
- Ripudia la violenza come strumento di confronto, utilizzare le armi del nemico non ci rende migliori di lui.
- Crede nell’informazione come principale soluzione per differenziarsi, conoscere e sapere sono i nuovi mezzi per combattere il fascismo. È esattamente comprendendo la reale successione dei fatti storici, senza distorsioni o emissioni che si può creare un reale senso critico negli studenti. E quindi è solo attraverso la comprensione degli errori commessi in passato e di ciò che hanno causato che si può arrivare infine a non commettere più tali errori.
- Crede nei principi della democrazia come legittima forma di governo per il mantenimento degli inviolabili diritti sanciti dalla Costituzione Italiana.
- L’Antifascismo è un principio che va oltre qualsiasi altra ideologia politica. È un dovere morale, non solo un’idea. È giusto capire che il divario non è tra Sinistra e Destra, ma è una ideologica guerra tra la Libertà e la violenza, tra la comprensione e l’odio, tra l’essere Umani e il non esserlo.
- Crede nei precetti della Libertà in tutte le sue manifestazioni. Lo Studente Antifascista è contrario a ogni forma di discriminazione nei confronti di minoranze, religiose, sessuali, politiche, etniche o di orientamento sessuale. Lo Studente Antifascista promuove la libertà per tutti, e la possibilità di esprimere la propria identità indistintamente da qualunque essa sia.
- Crede nella scuola come istituzione pubblica, laica e democratica, come luogo di formazione personale e di aggregazione sociale, bandisce qualsiasi minaccia al valore dell’insegnamento mina lo studente stesso.
- Accoglie le differenze ideologiche, come strumenti di arricchimento collettivo, come possibilità di crescita e formazione.
- Ha diritto a spazi di aggregazione dove possano essere tutelati, salvaguardati e tramandati i valori nei quali potersi rispecchiare, quegli stessi propri della nostra storia, della nostra cultura e del nostro futuro.
- Ritiene che l’Antifascismo non si limiti ai singoli confini statali, ma sia una ideologia che va oltre tutti i confini, non si distingue in barriere o bandiere, ma in valori. È internazionale, come bene Mondiale e come tale deve essere protetto.
- Si impegna perché l’Antifascismo non deve limitarsi al solo pensiero concettuale, ma alla base di tale principio deve esserci un’attenta osservazione critica di tutto il movimento. Lo Studente Antifascista non può permettersi di pensare di avere il monopolio sulle tematiche, da questo manifesto trattate, perché l’antifascismo è un bene di tutti, e tutti sono sollecitati a esprimerlo nella maniera da loro ritenuta più consona ai valori nei quali si crede.
Pubblicato martedì 21 Marzo 2017
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