Questa volta è accaduto a San Francesco al Campo, piccolo Comune, poco di 5.000 residenti, della Città metropolitana di Torino. A preoccupare non è solo l’episodio, di per sé ignominioso. È il ripetersi sempre più frequente di fatti simili ad allarmare. Non si tratta più di scritte vergognose apparse nottetempo sui muri, di scempi di lapidi e monumenti, ma di vicende che sembrano documentare come la serpe nostalgica e negazionista sia riuscita ad intaccare le istituzioni della Repubblica.
Più o meno nelle stesse ore in cui a Cogoleto tre consiglieri votavano un provvedimento municipale con il saluto romano, il 27 gennaio, Giorno della Memoria, compariva sul sito del Comune del torinese e sulla sua pagina facebook un avviso.

Nel testo si spiegava cosa è “l’Olocausto”, cioè secondo “tesi storiche tradizionaliste dominanti”, lo sterminio di milioni di ebrei. Si riferiva poi che alcune “teorie revisioniste contestano sia la ricostruzione della strage dolosa così come i numeri dei morti dichiarati dai vincitori (6 milioni)”. L’entità “di molto inferiore” delle vittime sarebbe stata dettata “dalle precarie condizioni igieniche dei campi di detenzione”. Il comunicato richiamava inoltre “alcuni Paesi” dove la legge punisce i negazionisti: “una singolare eccezione alla libertà di parola e di stampa”.
La nota choc è stata rimossa dal sito istituzionale e dalla pagina social, ma per ben sei giorni ha fatto mostra di sé, fino a quando il 2 febbraio se n’è accorta la deputata del Pd Chiara Gribaudo: “L’orrore rimane dietro l’angolo, avevo scritto il 27 gennaio, e purtroppo è proprio così” ha denunciato la parlamentare, chiedendo l’intervento di magistratura e prefettura.
Ad insorgere anche le opposizioni consiliari di San Francesco al Campo e l’Anpi provinciale di Torino: “Lascia sconcertati e preoccupati – hanno attaccato i partigiani – che per commemorare il Giorno della Memoria, ricorrenza mondiale voluta delle Nazioni Unite, l’Amministrazione Comunale di San Francesco al Campo confezioni un comunicato che mette in discussione che ci sia stata la Shoah, il programma di sterminio di un popolo, degli oppositori, di tutti i “diversi” , perseguito con criminale determinazione e organizzazione dal nazismo, alimentato dal fascismo italiano”. Chiedendosi: ”Una Amministrazione Comunale, istituzione voluta dalla Costituzione, la Carta stesa dalle forze della Resistenza, come può alimentare il negazionismo, non esprimere una condanna netta, lasciare il sospetto di condividere l’orrore, l’aberrante e criminale pagina del Novecento, il disegno di sterminio per mezzo del lavoro, l’eliminazione fisica, nelle camere a gas e nei forni crematori, di milioni di persone, la disumanità fatta volutamente legge?”. Ed è netta, senza mezzi termini, la posizione dell’Anpi provinciale: “Nei confini della libertà non ci sta la condivisione del crimine. La memoria di quell’orrore la conserviamo per difendere il futuro, lo stesso impegno chiediamo alle Istituzioni”. Per concludere: “L’Amministrazione Comunale di San Francesco al Campo chiarisca che non sta dalla parte dei carnefici”.
Ebbene, da sito comunale e pagina social è sparita pure la replica del sindaco Coriasco.
Nel pomeriggio del 2 febbraio, come in troppi casi abbiamo sentito reiterare, pur ammettendo una sorta di errore “nella forma e nelle parole scelte”, il primo inquilino di San Francesco al Campo se la prendeva con le opposizioni, ree di appellarsi a un pretesto “vergognoso” per di far lui un bersaglio politico. La prova della sua buonafede? “Se avessimo voluto negare l’Olocausto, semplicemente avremmo potuto ignorare la ricorrenza”. La toppa è peggiore del buco si usa dire, ma secondo noi il primo cittadino ha solo dimostrato quanto sia profondo l’abisso in cui le istituzioni della Repubblica rischiano di precipitare.