
Il candidato sindaco per il centrodestra nella capitale, Enrico Michetti, l’ha scaricata. Francesca Benevento, un account Instagram privato, quello Twitter abbandonato mesi fa, aveva un tempo scelto Facebook per farsi conoscere e votare nella lista civica dell’avvocato individuato, grazie all’endorsement di Giorgia Meloni, per guidare il Campidoglio nei prossimi cinque anni. Architetta, ex consigliera pentastellata in uno dei Municipi cittadini, approdata poi al gruppo misto, no vax e no green pass convinta, una passione politica per Sgarbi, si è fatta strada sui social dividendosi sulla pandemia tra tesi complottiste, negazioniste e insulti, optando poi questa estate per Telegram, l’app di messaggistica dove è ospitata la chat “Basta dittature” che la procura di Torino ha chiesto di chiudere.

E giù deliri che a Roma si direbbe “cambia pusher”: “Il covid è stato creato per arrivare a comandare l’uomo dall’interno”, per formare “una nuova specie di umani: impuri e schiavi”, “con un cerottino che inietterà ‘quantum dots’ sarete interconnessi con la rete e tramite l’ #entaglement sarete telecomandati da un altro luogo”. Ovviamente con la presentazione delle liste è scoppiata la bufera e da più parti la richiesta di rimozione, così finalmente anche Michetti si è accorto dell’ormai scomoda candidata.

Chissà se domani 8 settembre, si ricorderà di un anniversario importante non solo per Roma ma per tutto il Paese, cioè la nascita della Resistenza, battezzata proprio nella capitale da una battaglia contro l’occupante nazifascista a cui parteciparono militari, civili e religiosi, suore comprese.
Intanto l’Anpi capitolina invita “tutti i candidati che non lo avessero doverosamente già fatto, a vagliare attentamente le candidature nelle liste di loro pertinenza e di espellere dalle stesse chi professa idee fasciste, razziste, sessiste, omofobe, in contrasto con la Costituzione e le Leggi della Repubblica”.
Una richiesta doverosa guardandosi attorno dovunque si voti per le ammnistrative del 3 e 4 ottobre, da Latina a Milano, solo per citare i casi più clamorosi.

Più di una boutade, lo spaccato di una contesa tra Salvini all’inseguimento di Meloni nella ricerca del consenso dell’estrema destra, nonostante la pax elettorale sancita per le candidature dei primi cittadini in 1.349 Comuni, tra cui 20 capoluoghi di Provincia e 6 di Regione.

A Milano, Massimiliano Bastoni, per gli amici Max, consigliere comunale, dunque anche lui rappresentante delle istituzioni della Repubblica, nei giorni scorsi ha aperto la sua sede elettorale proprio nei locali di Lealtà Azione, organizzazione di estrema destra che si ispira al pensiero di Leon Degrelle, cioè un “generale delle Waffen SS e di Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di ferro rumena, movimento nazionalista e antisemita degli anni Trenta” hanno ricordato gli eredi della Resistenza milanesi. Un consigliere che si è vantato di portare in dote al candidato sindaco di Milano per il centrodestra, Luca Bernardo, il voto dei neofascisti ed è stato ospite della festa (nazista) del Sole con Mario Adinolfi e il senatore leghista Pillon (per un intervento contro il ddl Zan).

Non manca però chi alle prossime amministrative porterà come biglietto da visita i tatuaggi. Come quelli nazi di Francesco Cuomo, per gli amici “il camerata”, ultrà laziale inserito nelle liste capitoline di Fratelli d’Italia. Non è invece in alcuna lista il forzanovista Castellino (incandidabile perché pregiudicato), colui che pur promuovendo proteste su proteste “contro la dittatura sanitaria, finanziaria e giudiziaria” da tifoso romanista per entrare allo stadio e vedere la sua amata squadra si è pure sottoposto a tampone, un green pass usa e getta ma pur sempre un passaporto vaccinale, nonostante FN, oltre ad aver mostrato muscoli e svastiche ad ogni manifestazione, avesse minacciato di espellere chiunque avesse osato cedere alle sirene della “costrizione”. Sarà per rifarsi che il numero due di Roberto Fiore voleva tornare a lanciare slogan ieri mattina fuori Montecitorio, se la polizia non lo avesse identificato e fermato?
Tuttavia sembra che la novità capace di catalizzare e far cassa di voti sia comunque rappresentata da attuali no vax e no pass. Dopo mesi di proteste in piazza non esattamente pacifiche e democratiche (basti ricordare i giornalisti presi a calci e pugni, rei di voler fare il proprio lavoro) si presentano in decine di località grandi e piccole.

Tra le nuove sigle amanti del complottismo imperante, pronto a dare lezioni di modernità all’ultradestra, c’è anche Italexit. Vi fa parte a Torino il candidato sindaco Ivano Verra. Tra le sue uscite da rammentare quella sulla scomparsa di Raffaella Carrà, morta a suo giudizio dopo esserci vaccinata, dunque a rigor di logica (elettorale?) per le conseguenze del farmaco protettivo, e quella sulle effusioni: “c’è chi è pronto a baciare i malati di covid per contrarre il virus piuttosto che vaccinarsi”. Forse avrà sentito dire che un bacio è immortale, peccato che lo avesse scritto Guy de Maupassant, celebre autore ottocentesco di racconti horror.
Intanto, mentre in Parlamento la Lega scansa il voto di fiducia ritirando gli emendamenti sul green pass ma continua a voler tenersi buona la Meloni votando a favore di quelli presentati da FdI, qualcuno a Roma sa che fine ha fatto la Benevento ?
Pubblicato martedì 7 Settembre 2021
Stampato il 05/06/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/tra-destra-nera-e-no-vax-al-voto-amministrativo/