Il Patto della Montagna è un accordo tra imprenditori, partigiani e lavoratori; questi, di nascosto dai fascisti e dai nazisti, siglano un accordo che permette alle imprese tessili di continuare a funzionare e di migliorare le condizioni di chi ci lavora, in particolari le donne, raggiungendo la parità salariale. A parità di lavoro parità di salario. Accadde nel ’44 sulle Prealpi biellesi, trent’anni prima che divenisse una conquista del diritto del lavoro in Europa.

Questo territorio è il distretto tessile di Biella, nato a metà ottocento, che tutt’oggi produce il prodotto tessile tra i più fini al mondo e alimenta l’alta moda internazionale dei brand più famosi. Lanifici, filature e tintorie inerpicate nelle valli montane biellesi, lungo i corsi d’acqua la cui purezza ha reso da sempre i tessuti più morbidi, un segreto che divenne un fattore competitivo sin dall’inizio e lo è ancora oggi.

Un territorio ad alta naturalità, nonostante l’impressionante insediamento che è oggi un patrimonio storico di archeologia industriale notevolissimo. A dispetto della più recente crisi, ancora molte sono le aziende tessili che producono in modo competitivo e internazionale.

Raccontare il Patto della Montagna significa quindi raccontare le radici nobili di un’economia globale quali l’alta moda. Un corto circuito incredibile ed emozionante. Questa storia mi ha parlato subito al cuore; si sentiva il profumo di un evento che emerge dalle righe della storia. Valido per tutti; una conquista dell’ardore, della ragionevolezza, della coesione di uomini basata su valori ed esperienze comuni.

I protagonisti del film: Argante Bocchio (da http://www.ilpattodellamontagna.com/wp-content/uploads/2015/09/ARGANTE_the-partisan-350x250.jpg)
I protagonisti del film: Argante Bocchio (da http://www.ilpattodellamontagna.com/wp-content/uploads/2015/09/ARGANTE_the-partisan-350×250.jpg)

Incontrare questa storia fu qualcosa che come un lampo si è andato a collocare al posto giusto nel mosaico mentale che stavo costruendo e che cercava di rispondere ad una domanda semplice. Perché il tessile biellese ha la qualità sopraffina che stilisti e case di alta moda di tutto il mondo gli riconoscono da sempre? Perché tutto ciò è accaduto a Biella, perché ancora adesso questa produzione di alta qualità rimane a Biella, nonostante la crisi, i processi di delocalizzazione, la competizione mondiale al ribasso?

La risposta me la diede Adriano Leone, presidente dell’Anpi di Biella, che per primo mi raccontò la vicenda del Patto proponendomi di trovare una forma di racconto non celebrativa ma coinvolgente, vicina alle persone. Non fu la vicenda del Patto della Montagna in sé la risposta che cercavo, ma quello che andava a suggellare: un rapporto tra imprenditori e operai di lunga data, che in quella occasione divenne una freccia orientata per tutti nella stessa direzione, oltre la guerra, verso una vita migliore, verso la pace.

I protagonisti del film: Nino Cerruti (da http://www.newsbiella.it/typo3temp/pics/c_d3b11a749a.jpg)
I protagonisti del film: Nino Cerruti (da http://www.newsbiella.it/typo3temp/pics/c_d3b11a749a.jpg)

Il film inizia il racconto dal prodotto finale, l’abito che si vede sfilare in passerella, ovvero dall’esperienza di tutti gli uomini che nell’abito trovano la prima casa. E risale a cosa voglia dire qualità del tessuto, scoprendo il territorio e le persone che lo producono e quelle che in un determinato momento storico lo hanno difeso.

Il messaggio è chiaro: la qualità del prodotto si radica nella qualità delle relazioni produttive.

Una storia di diritti, etica del lavoro, capacità artigianali e imprenditoriali, relazioni tra uomini ancora prima che tra imprenditore e lavoratore. Una storia non delocalizzabile facilmente.

Una storia da raccontare, e come questa molte altre, per costruire un’epica del Made in Italy radicata non solo nella qualità estetica e nel design ma anche nelle storie uniche fatte di persone, vicende, territorio nei territori. Una narrazione che, per quanto è ricca l’Italia, potrebbe essere sviluppata all’infinito, una narrativa su cui basare strategie di marketing territoriale potenti.

I protagonisti del film: Christian Pellizzari (da http://images.vogue.it/gallery/17531/Big/4ac85f62-8ac0-46cc-89be-7e8b4bc4a534.jpg)
I protagonisti del film: Christian Pellizzari (da http://images.vogue.it/gallery/17531/Big/4ac85f62-8ac0-46cc-89be-7e8b4bc4a534.jpg)

Ho sempre lavorato per sviluppare progetti territoriali e culturali, per amministrazioni, consorzi di imprenditori, entità culturali che volevano trovare un’idea comune di crescita su cui coinvolgere l’investimento dell’Europa o dello Stato nazionale. Ma non è facile coltivare visioni e progetti quando i cuori sono stretti dalle preoccupazioni, dalla crisi, anche dalla mancanza di curiosità. Quando l’approccio razionale non mi è sembrato più sufficiente, ho pensato che da questa situazione si potesse ripartire solo riaprendo i cuori. Per questo ho deciso di promuovere la produzione cinematografica del docufilm “Il Patto della Montagna”, per ripartire dal cuore.

I protagonisti del film: Sara Conforti (da http://www.greenbox.to/chisiamo/docenti/264-sara-conforti)
I protagonisti del film: Sara Conforti (da http://www.greenbox.to/chisiamo/docenti/264-sara-conforti)

Credo sia stata una motivazione analoga che ha mosso Elda Ferri, titolare di una delle case di produzione cinematografiche indipendenti più rinomata, la Jean Vigo Italia, a produrre il film. Quando ascoltò la storia del Patto della Montagna non poteva credere che questa fosse una storia sconosciuta ai più; “è da raccontare, assolutamente!” disse. Elda è una donna che si emoziona ancora, ma non per niente. Fu lei a coprodurre il film premio Oscar “La vita è bella” di Roberto Benigni, e molti successi di Roberto Faenza, Giuliano Montaldo, Marco Tullio Giordana. A lei si è associato un produttore biellese: VideoAstolfoSullaLuna.

Nasce così questa avventura, assieme ad un team di lavoro fantastico, che con me ha tessuto la storia, raccolto testimonianze, scovato luoghi; tutto grazie alla collaborazione di persone insostituibili nel riannodare la storia partigiana e operaia come Claudio Della Valle (Istoreto), Marcello Vaudano e Claudio Martignon (Isrsc Bi-Vc), Simonetta Vella (Centro di documentazione sindacale della Camera del Lavoro di Biella). Manuele Cecconello e Maurizio Pellegrini sono i registi.

Come nel Patto della Montagna (detto anche Contratto), il cui valore è il senso della coesione, il progetto del film rimette insieme i referenti contemporanei di quel fatto storico, tuttora chiamati ad un ruolo strategico, come l’Anpi – che ha concesso il patrocinio nel suo livello nazionale, regionale e provinciale , l’Amministrazione Comunale, l’Unione degli Industriali di Biella, i Sindacati. Sostengono il progetto, inoltre, entità culturali rilevanti come l’Istituto Piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, il docBi –Centro Studi Biellese, l’Associazione Tessile e Salute, la Fondazione Caraccio.

Il progetto del film è stato inoltre presentato al Ministero della Cultura che lo ha selezionato come “opera di interesse nazionale” dando un contributo alla sua realizzazione, e alla Film Commission Torino Piemonte (ente regionale che sostiene la produzione audiovisiva) che ne sta sostenendo sia la fase preliminare di sviluppo che la produzione.

La produzione di questo film è un processo inclusivo, aperto a chi è interessato a partecipare ad un’avventura culturale che lega la storia all’attualità, passando per le chiavi del cuore.

Francesca Conti, autrice, direttore di produzione

I protagonisti del film

Argante Bocchio, Comandante Massimo, un ragazzo di 91 anni che da ventenne prese parte al primo sciopero che infiammò le vallate tessili del biellese e che poi portò alla firma del Patto della Montagna, a cui lui stesso fu testimone tra i partigiani che ne difesero il luogo di incontro.

Nino Cerruti, stilista e imprenditore tessile di fama internazionale; il padre rappresentò gli industriali e firmò il patto della Montagna. Nino era un bambino e racconta la figura del padre e di come, con fare sbrigativo e fermo, disse come fosse “cosa giusta da fare”, senza troppi commenti. Fu Silvio, appena dieci giorni dopo la Liberazione, a firmare nuovamente il Contratto, affinché nessuno potesse pensare che non fosse stato un accordo libero tra le parti.

Christian Pellizzari è un giovane talento della monda italiana che cerca le radici della qualità dei tessuti che utilizza per le proprie collezioni e incontra la storia del Patto, i luoghi, le persone della produzione contemporanea biellese.

Sara Conforti è un’artista stilista con un approccio culturale alla creazione sartoriale e raccoglie le testimonianze degli operai intrecciando la storia della fabbrica alla storia partigiana.

Per informazioni: Francesca Conti, info@ilpattodellamontagna.com

Sito web http://www.ilpattodellamontagna.com