Al centro della foto, Vito Francesco Polcaro

Il 12 febbraio Vito Francesco Polcaro ci ha lasciato, dopo un’inesorabile patologia.

L’Italia perde un grande scienziato, l’Anpi perde un militante e un dirigente di straordinario valore, questo periodico perde un collaboratore ed un caro amico.

Poco prima di morire, Vito Francesco ci ha inviato questo suo articolo, l’ultimo, in cui denuncia i rischi di “il mondo ancora meno sicuro di quanto sia ora”, a testimonianza del suo impegno scientifico, civile, sociale e morale per la pace, la libertà e la giustizia.

Una delle ragioni principali per la quale nessuna delle pur gravissime crisi internazionali del secondo dopoguerra è sfociata in una catastrofica guerra nucleare è che tutte le parti sapevano che un primo attacco nucleare avrebbe causato una ritorsione altrettanto distruttiva.

Da http://www.pci-genova.it/wp-content/uploads/2018/01/Nuclear-Posture-Review-Trump.jpg

Per decenni quindi, i presidenti americani hanno minacciato il “primo uso” delle armi nucleari solo in circostanze gravissime e molto limitate, ad esempio in risposta all’uso di armi biologiche o chimiche contro gli Stati Uniti. In particolare, il Presidente Obama aveva ripetutamente dichiarato che gli Stati Uniti “considererebbero solo l’uso di armi nucleari in circostanze estreme per difendere gli interessi vitali degli Stati Uniti o dei suoi alleati e partner”.

Le cose potrebbero però cambiare a breve: il Pentagono ha infatti preparato per il Presidente Trump un documento che delinea una nuova strategia nucleare degli Stati Uniti, che permetterebbe l’uso di armi nucleari per rispondere a una vasta gamma di attacchi devastanti ma non nucleari alle infrastrutture americane. Il documento, intitolato “Nuclear Posture Review” e liberamente scaricabile in rete in una versione dalla quale sono state ovviamente tolte le informazioni classified, secretate, è stato approvato da parte della Casa Bianca ed è ormai operativo.

Questo documento delinea un quadro strategico molto negativo per gli Stati Uniti, citando non solo i progressi nucleari russi e cinesi, ma anche quelli compiuti dalla Corea del Nord e, potenzialmente, dall’Iran. Il documento quindi dichiara testualmente che “Dobbiamo guardare la realtà negli occhi e vedere il mondo così com’è, non come vorremmo che fosse” ed invoca una iniziativa dell’Amministrazione che “riallinea la nostra politica nucleare con una valutazione realistica delle minacce che affrontiamo oggi e delle incertezze riguardo al futuro ambiente della sicurezza”.

Vari tipi di missili balistici intercontinentali (Icbm) (da https://it.wikipedia.org/wiki/Missile_balistico_intercontinentale# /media/File:ICBM_Comparison.jpg)

Il documento conferma la modernizzazione degli arsenali nucleari che continuerà a basarsi sulla triade: missili balistici intercontinentali (Icbm) lanciati da terra; bombe sganciate da bombardieri strategici e missili intercontinentali (Slbm) lanciati da sottomarini, il dispiegamento dei quali era stato sospeso da Bush senior. È prevista la modifica delle atomiche nelle basi all’estero (incluse quelle nelle basi italiane di Ghedi ed Aviano), nuove piccole atomiche e la possibilità del primo uso dell’arma nucleare da parte degli USA.

Non è per ora chiaro quali siano le circostanze nelle quali si consideri la possibilità di primo uso da parte statunitense delle armi nucleari. Secondo il New York Times però verrebbero messi in particolare evidenza gli attacchi cibernetici, destinati a distruggere infrastrutture cruciali, come la rete elettrica o le comunicazioni, con mezzi informatici.

Infatti, tre attuali ed ex alti funzionari del governo intervistati in forma anonima dal New York Times hanno dichiarato che grandi attacchi informatici contro gli Stati Uniti e i loro interessi sarebbero stati inclusi nel tipo di aggressione straniera che potrebbe giustificare una risposta nucleare, pur avendo sottolineato che ci sarebbero state altre opzioni più convenzionali di rappresaglia. Tra le giustificazioni di un primo uso delle armi nucleari sarebbero anche inclusi “significativi attacchi strategici non nucleari” e “attacchi agli Stati Uniti e alleati, alla popolazione e alle infrastrutture civili, attacchi a forze nucleari statunitensi o alleate, ai loro centri di comando e controllo ed alle relative capacità di avvertimento e di valutazione degli attacchi”.

Il documento di revisione scaricabile in rete manifesta comunque “particolare preoccupazione” per “l’espandersi delle minacce nello spazio e nel cyberspazio” al sistema di comando e controllo dell’arsenale nucleare americano che il documento ritiene un antiquato “retaggio della Guerra Fredda”.

Da https://www.scienceabc.com/nature/why-does-a-nuclear-explosion-create-a-mushroom-cloud.html

Effettivamente, ormai da diverso tempo circolano studi che dimostrano come le reti di risposta nucleare potrebbero essere disabilitate con un attacco informatico.

D’altra parte, tutti i principali avversari degli Stati Uniti – Russia, Cina, Corea del Nord e Iran – sono stati accusati di avere in qualche modo attaccato le reti di comunicazione statunitensi ma, vere o false che fossero queste accuse, questi azioni si sono fermate ben al di sotto del tipo di attacchi informatici che potrebbero scatenare una risposta più ampia e violenta.

I russi sono stati ad esempio accusati di avere inserito il malware chiamato “Black Energy” nelle reti americane, ma sicuramente non hanno mai provato a causarvi un grave blackout. La Russia ha anche messo in linea sottomarini capaci di tagliare i cavi lungo il percorso delle linee in fibra ottica sottomarina che collegano i continenti, ma non li ha mai tagliati. La Corea del Nord ha attaccato aziende come la Sony, ed è stata accusata di avere usato procedure informatiche per causare il caos nel sistema sanitario britannico, ma non ha mai preso di mira direttamente negli Stati Uniti.

Tuttavia, il documento del Pentagono riconosce che le strategie americane, russe e cinesi sono state tutte aggiornate negli ultimi anni per tenere conto del fatto che ogni futuro conflitto inizierebbe con un blitz su sistemi spaziali e di comunicazione. Ad esempio, durante l’amministrazione Obama, era stato sviluppato un programma segreto, chiamato in codice “Nitro Zeus”, per un attacco cibernetico contro l’Iran nel caso in cui i negoziati sul suo programma nucleare fossero falliti e Washington si fosse trovata in guerra con Teheran.

La revisione della strategia nucleare USA prevede poi anche la produzione di una nuova generazione di piccole armi nucleari a bassa potenza, alcune delle quali erano per altro già in fase di sviluppo durante l’amministrazione Obama, anche di un solo kilotone (17 volte meno potente della bomba sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima) per effettuare attacchi “chirurgici” con numero ridotto di vittime, con l’obiettivo di danneggiare il nemico senza per forza innescare una rappresaglia termonucleare da “fine di mondo”.

In definitiva, l’aumento dei casi nei quali si considera la possibilità di primo uso delle armi nucleari, così come lo sviluppo di armi più piccole, che possono offuscare la distinzione tra armi nucleari e non nucleari e quindi renderne più probabile l’uso, sono una chiara indicazione del fatto che negli Stati Uniti sta prendendo piede negli ambienti militari e politici un’opinione che non vede più nelle armi nucleari solo una possibilità di ritorsione e quindi una difesa contro un’aggressione nucleare.

È purtroppo evidente che se gli USA proseguiranno su questa strada tutte le altre potenze nucleari faranno inevitabilmente lo stesso, rendendo il mondo ancora meno sicuro di quanto sia ora.

Vito Francesco Polcaro, scienziato dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia spaziale (Istituto Nazionale di Astrofisica) e membro del Centro per l’astronomia e l’eredità culturale dell’Università di Ferrara


Per saperne di più:

  • David E. Sanger And William J. Broad, Pentagon Suggests Countering Devastating Cyberattacks With Nuclear Arms, NY Times, Jan. 16, 2018:

www.nytimes.com/2018/01/16/us/politics/pentagon-nuclear-review-cyberattack-trump.html

  • US Dept. of Defence “Nuclear posture review”, Jan 2018:

https://www.transcend.org/tms/wp-content/uploads/2018/01/Npr-2018-A.pdf