I libri vivono tra i lettori, i lettori poi interpretano, specie se si tratta di piccoli studenti, in un vero processo di identificazione che li porta direttamente dentro i personaggi. Ecco il successo de “La Resistenza spiegata ai bambini” di Francesca Parmigiani, edizioni Becco Giallo, la validissima spinta della narrazione di luoghi e donne e uomini, fin dalle prime pagine attraversate dalla scrittura strettamente connessa alle figure.

Non figure stereotipate, quelle costruite dalla disegnatrice Shu Garbuglia, quanto piuttosto rappresentazione di studenti, “Piero, Nilde, Sandro e i loro compagni di classe”, fortemente animati da una curiosità nuova, nata tra i banchi di scuola e in famiglia e sollecitata da un’insegnante consapevole. Che seriamente definisce coi giovani conoscenza e formazione alla cittadinanza senza mai scindere in due il processo, come avviene nella scuola tradizionale, “beh, questa è l’ora dell’educazione civica, chiudete il libro di matematica, si passi ad altro…”.

Un unicum, invece, conoscenza e cittadinanza, contro la parcellizzazione del sapere, i giovani che allargano la loro classe a comprendere materialmente i luoghi della storia, la Resistenza, i monti e i paesi intorno, donne e uomini combattenti.

E poi la guerra, nessuna mamma o babbo di quei bambini potrebbe oggi dichiararsi a favore della guerra, la vita delle persone in uno Stato democratico, per questo nascono le bande partigiane che lottano fino alla Liberazione.

Le immagini si intrecciano alla scrittura, fermo lo sguardo dei personaggi nonostante la tortuosità del sentiero, a metafora dell’impegno gravoso dei combattenti, combattere contro la guerra e contro uno che comanda “tutto e tutti”.

Continuo e incalzante il dialogo, i paragrafi molto brevi ad accelerare il ritmo della scrittura, apprendiamo anche noi il modo di avvicinarsi ai bambini per narrare cose molto più grandi di loro, forse anche più grandi di noi: la disumanità della “vittoria” cui tende il conquistatore, se non fosse per i partigiani, “operai, contadini, studenti, intellettuali”, che hanno imbracciato le armi, ma per combattere per la pace e costruire il mondo della giustizia.

E guardate, la maestra nel cui ruolo non sembra voglia calarsi neppure l’autrice, sa scegliere in autonomia il giusto linguaggio: naturale la spiegazione data ai bambini in quel contesto particolare di apprendimento che, tanto più funziona, quanto più il gruppo, nel suo insieme, si arricchisce dell’intuizione e dell’apprendimento di ciascuno.

Esperienza cooperativa, il gruppo sempre al centro, nelle immagini e nella narrazione, talvolta il compagno a rispondere al compagno, pur curandosi, la maestra, di ogni bambino e bambina, dando spiegazioni e ponendo lei stessa le domande. Certamente si tratta di ragazzi già preparati ad apprendere cose nuove, come la Costituzione si riferisca direttamente a loro e come non sia sbagliato disubbidire “a qualcosa che è ingiusto”.

Fino alla scoperta delle lapidi, in quel grande spazio aperto di storia che è la montagna, senza alcuna retorica, “se voi volete andare in pellegrinaggio in un luogo dove è nata la nostra Costituzione…”: i bambini intorno a comprendere il significato di quelle frasi, presente il partigiano per niente eroe, “coraggioso e generoso”, eroici semmai i suoi gesti che hanno cambiato l’Italia.

Nelle pagine dedicate al primo piano dei personaggi l’espressività dei volti, tra le bandiere che sventolano in segno di pace, dando il segnale del nuovo mondo.

E poi “il sentiero delle donne, partigiane e madri costituenti”, l’emblema della bicicletta così importante per descriverne la partecipazione, e nomi e vicende personali, così importanti per spiegare la Storia a giovani e adulti, basti pensare al discorso sulla vergogna delle leggi razziali, partendo dalla figura di Teresa Mattei.

Sua la citazione per tornare al presente, nelle ultime pagine di questo bel racconto, quando la maestra consegna il grande libro della Costituzione ai ragazzi, “Voi siete il nostro futuro, cercate di assomigliarci, ma di essere meglio di noi. Cercate di fare quello che noi non siamo riusciti a fare, un’Italia fondata veramente sulla giustizia e sulla libertà”.

Forse era già in Francesca il tornare alla nascita della Repubblica nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro,  raccontata con “La Costituzione spiegata ai bambini”.